16
Giu
2021

Una riflessione mia e di Rossella Latempa su un comunicato dell’Associazione Nazionale Presidi

Il documento pubblicato dall’Associazione Nazionale Presidi più che un elenco di proposte per la riapertura delle scuole è un progetto politico di riforma definitiva del sistema di istruzione, che potremmo sintetizzare così: fine della scuola della Costituzione e pieni poteri al capo. L’idea è mettere a profitto l’emergenza e la didattica a distanza per riconfigurare giuridicamente il profilo dei lavoratori su base gerarchica e modificare l’impianto delle attività scolastiche e della loro valutazione. La scuola, definita “servizio da erogare capace di produrre apprendimento” integrato nel “sistema Italia”, va riorganizzata nelle sue “modalità operative“. Come? Differenziando i ruoli degli insegnanti, creando un “middle management” di docenti fedeli ed “evoluti“; superando l’impianto dei Decreti Delegati e relativi organi collegiali, “anacronistici e in stridente contrasto con le prerogative dirigenziali”; rimodulando orari e flessibilità dei lavoratori, senza più “rigida delimitazione (…) della tradizionale cattedra”, ovvero smantellando i Contratti Collettivismembrando i gruppi classe, attraverso “maggiori opzionalità e facoltatività per le scelte delle famiglie“; ridefinendo il sistema di valutazione, tramite introduzione delle “certificazioni delle competenze” individuali, prevedibilmente rafforzando prerogative e compiti della tecnocrazia INVALSI, unico ente preposto a valutazioni “attendibili“. Via vincoli e costrizioni, ” che impediscono ai dirigenti di assumere con la dovuta celerità le decisioni”. Il progetto dell’Associazione Nazionale Presidi fa a pezzi il tessuto collettivo dell’istruzione pubblica in nome dell’efficientamento del “servizio da erogare”, reinterpretato come diritto costituzionale, mostrando totale disprezzo per il confronto democratico e libero dai vincoli di fedeltà al capo.