16
Giu
2021

Un primo intervento, mio e di Rossella Latempa, sulla task force guidata da Patrizio Bianchi nella primavera 2020, ai tempi della pandemia

“La pandemia è come un terremoto”. Immagine suggestiva e quanto mai appropriata quella utilizzata da Patrizio Bianchi, coordinatore del comitato di esperti per la scuola. Le proposte indirizzate al governo, inquadrate nella cornice del recente rapporto Colao, danno forma alla riconfigurazione dell’istruzione in chiave autonomistica inseguita da decenni e mai attuata pienamente. Con la consueta retorica della comunità e della socialità, l’indirizzo è quello di totale delega da parte dello Stato della gestione e della regolazione dell’istruzione pubblica. Come per la Sanità, così per l’istruzione sembra giunto l’atto finale di quel processo che da Berlinguer a Renzi ci porterà dalla scuola della Repubblica a quella dei patti di comunitàSuperamento del gruppo classerimodulazione oraria decisa localmente, riarticolazione sul territorio, collaborative problem solving skills, attività di socializzazione. Cambiare modello didattico per fare della scuola un volano fondamentale per lo sviluppo. La drammatica panoramica non rappresenta certo una novità. Nuovo e desolante è il consenso unanime dell’intero arco politico. “Musica per le mie orecchie” esulta Valentina Aprea, suggerendo una “proposta metodologica“: “stia lontano dal Parlamento! Decidiamo punto per punto, ma non le leggi! [..] Più coraggio!”.  “Stiamo presentando degli emendamenti al decreto rilancio”- fa eco Alessandro Fusacchia, tra “i padri” della Buona Scuola – “nel momento in cui torniamo a settembre è finita“! “Trovo molto interessante il quadro proposto”, interviene Fratoianni, “mi batterò per questo“! Il cerchio dunque si chiude: il progetto rivendicato giustamente dal centro-destra, attraverso le parole di Valentina Aprea, mette oggi d’accordo tutti. Se, e in che misura, le ipotesi della task force si tradurranno in azioni concrete lo capiremo a breve. Potrebbe essere una “guerra lampo”.