24
Nov
2006

L’Italia dal 1945 al 1948

2. Il dopoguerra in Italia e la nascita della Repubblica

§ La riunificazione dello Stato e le formazioni politiche protagoniste dell’immediato dopoguerra

La riunificazione dell’Italia

Il dopoguerra per l’Italia inizia all’indomani del 25 aprile 1945, giorno della liberazione di Milano e, conseguentemente, di tutto il nord Italia. Focolai di tensione piccole azioni di guerriglia proseguirono per qualche giorno ma ormai il paese, che aveva subito il trauma della divisione e dell’occupazione, era nuovamente riunificato.

Le forze protagoniste della Resistenza

La Resistenza (l’insieme dei movimenti partigiani che, con azioni di guerriglia, combatterono contro le forze nazifasciste) era formata da forze molto diverse fra loro per concezione ideologica; l’accordo temporaneo fra queste forze che si realizzò fra gli anni 1943 – 1945 fu reso possibile dalla comune, ferrea volontà di opporsi al fascismo della Repubblica di Salò.

L’importanza della “svolta di Salerno”

Ricorderete come l’azione del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) fu resa possibile dalla svolta di Salerno, la decisione cioè del segretario del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti, di sospendere la pregiudiziale antimonarchica del partito per rendere possibile l’unità d’azione delle diversi forze antifasciste. I diversi assetti istituzionali che le varie forze politiche avrebbero preferito per la futura Italia liberata non erano più pretesto per divisioni, ma sarebbero state decise democraticamente dal popolo del futuro Stato liberato.

Il CLN e il dopoguerra

Una volta ottenuta la liberazione del paese, era naturale che le differenti culture politiche dei partiti democratici riaffiorassero, prospettando diversi possibili scenari per il futuro della Nazione. I meriti unanimemente riconosciuti al CLN e alle formazioni partigiane diedero maggiore forza alle proposte più radicali: si avvertiva cioè l’esigenza di una rottura sostanziale con il passato, di una vera nuova fondazione dello Stato, da fondarsi proprio sui valori della resistenza.

Le diverse organizzazioni politiche: il Partito Comunista

Il Partito Comunista era la forza più radicale fra quelle che avevano partecipato al CLN; Palmiro Togliatti però, segretario del partito, aveva manifestato una inclinazione al compromesso e alla politica d’alleanza, come aveva testimoniato la partecipazione alla guerra partigiana. Togliatti durante la guerra era stato più volte a Mosca e il suo partito aveva un naturale legame con la potenza sovietica; probabilmente le principali decisioni della dirigenza comunista furono prese dopo consultazione con le autorità del Cremlino.

Il “partito nuovo”

D’altra parte, quasi tutti gli storici sono del parere che Togliatti cercasse di realizzare un’effettiva autonomia del Partito dalla potenza comunista, pur mantenendo rapporti di amicizia e di alleanza politica con quella. L’idea di “partito nuovo”, che il segretario diffuse in quel periodo: il modello organizzativo non doveva più riferirsi all’esperienza bolscevica, dove quadri rivoluzionari indirizzavano in modo rigoroso l’azione delle masse.

Il richiamo a Gramsci

Il PCI doveva trasformarsi in un partito popolare di massa, cercando di estendere il più possibile il proprio riferimento di classe, in modo da coinvolgere anche i ceti medi. Ci fu, a questo proposito, una ripresa del pensiero di Antonio Gramsci, morto in prigione proprio durante gli anni della dittatura: Gramsci aveva teorizzato il concetto diegemonia, che il partito doveva realizzare sulla società sul piano della cultura e non con strumenti coercitivi.

Riflessioni storiografiche

La personalità di Togliatti e tuttora molto discussa, in merito ai suoi rapporti con regime totalitario come quello stalinista, di cui condivise obiettivi strategici e, in alcuni contesti internazionali, appoggiò discutibili decisioni. Al leader del PCI è comunque riconosciuto, quasi unanimemente, il merito di avere il più possibile cercato di rendere autonoma l’azione dei comunisti italiani dalle direttive moscovite, pur senza giungere ad alcuna radicale rottura. Questa autonomia, secondo alcuni studiosi, costituisce il patrimonio che ha permesso al partito di sopravvivere anche dopo il crollo della maggior parte dei regimi comunisti, avvenuto alla fine degli anni ’80.

Le diverse organizzazioni politiche: Il Partito Socialista di Unità Proletaria

Il Psiup (era questa la sigla di allora del Partito Socialista) era la forza della sinistra che vantava maggiori tradizioni nella storia d’Italia ma che adesso, dopo la resistenza, vedeva la propria egemonia a sinistra insediata dalla crescita del Partito Comunista. Un po’ come era avvenuto prima dell’instaurarsi della dittatura, i principali esponenti del partito erano in contrasto sul tipo di alleanza da realizzare con i comunisti.

Le diverse strategie del partito

Segretario del partito era allora (e lo fu per diversi anni) Pietro Nenni, importante personalità dell’antifascismo, insieme a Sandro Pertini (futuro Presidente della Repubblica) e Lelio Basso; questi politici ritenevano indispensabile un’alleanza politica con il Partito Comunista e un’unità della sinistra che si cementasse con il richiamo ai valori comuni del socialismo. In opposizione a questa linea politica si trovò Giuseppe Saragat (futuro fondatore del Partito Socialdemocratico e Presidente della Repubblica), il quale pose già allora la necessità del pensiero socialista di prendere le distanze dall’esperienza della Rivoluzione d’Ottobre e dal modello politico sovietico.

Le diverse organizzazioni politiche: il Partito d’Azione

Il Partito d’Azione, che si sciolse poco dopo la fine della guerra, era sorto nel luglio 1942 con la fusione dei gruppi Giustizia e libertà e altri che si richiamavano al liberalsocialismo. E’ dunque una forza politica nata con finalità antifasciste e che ebbe il culmine nella sua attività durante la Resistenza, alla quale dette un fondamentale contributo, attraverso uomini successivamente importantissimi per la storia politica italiana: Ugo La Malfa, Ferruccio Parri, Leo Valiani.

Le posizioni radicali del Partito

Nato in condizioni di emergenza e non abituato ai consueti compromessi dell’attività politica, il Partito d’Azione aveva un programma estremamente radicale e, nell’immediato dopoguerra, sostenne posizioni di netta rottura con il passato: avvento della Repubblica, laicità dello Stato, garanzia delle libertà democratiche e delle autonomie locali, riforma dell’agricoltura, delle banche e dell’industria.

Lo scioglimento del partito

Come tutte le organizzazioni politiche che nascono in condizioni di emergenza, quando i risultati immediati furono raggiunti incominciarono a mostrarsi con maggiore evidenza le differenze ideologiche fra le varie personalità del partito: da una parte la sinistra socialista non marxista, che ebbe il sopravvento sul partito; dall’altra la destra che, con la Malfa e Parri, uscì infine dal partito entrando nel Partito Repubblicano Italiano. Dopo l’insuccesso delle prime elezioni politiche, gli azionisti confluirono nel Partito Socialista.

Le diverse organizzazioni politiche: il Partito Repubblicano

Il Partito Repubblicano fu l’unica forza politica antifascista a rifiutarsi di far parte del CLN, in seguito alla ideologia antimonarchica che, evidentemente, caratterizzava l’esistenza stessa del partito. Assumerà un ruolo di fondamentale protagonista in questi anni quando, raggiunta la liberazione, era in discussione lo stesso assetto istituzionale dello Stato e l’opzione repubblicana era una delle più accreditate.

Le diverse organizzazioni politiche: il Partito Liberale

La cultura politica liberale aveva guidato lo Stato italiano dal suo sorgere fino all’avvento della dittatura fascista; le oggettive responsabilità che la vecchia classe liberale ebbe nel permettere la presa del potere del partito di Mussolini. Il Partito Liberale sconterà questa responsabilità storica e il suo peso politico, pur rilevante in un contesto di alleanze parlamentari, sarà sempre ridotto a percentuali puramente rappresentative.

Gli uomini guida del Partito Liberale

A dire il vero, il Partito cercò di rifarsi un’immagine ponendo ai suoi vertici straordinari intellettuali e uomini di sicura fede antifascista: in primo luogo Benedetto Croce, che fu nominato Presidente del partito, e che portò all’adesione di altri intellettuali, tra cui Luigi Einaudi.

La continuità col passato

Il Partito non riuscirà ad andare al di là di questa immagine elitaria e sarà sopravanzato, negli esiti elettorali, dai grandi partiti popolari di massa; d’altra parte, rispetto alle altre organizzazioni politiche, i liberali avevano un considerazione ambigua del passato; avevano sì fatto parte del CLN ma, seguendo un’interpretazione crociana, interpretavano il fascismo come “una malattia che aveva corrotto un corpo sostanzialmente sano”, che non aveva dunque bisogno di sostanziali riforme.

Il contrasto interno

Come si vede, si tratta di una posizione sostanzialmente differente da quella dominante negli altri partiti, dove i contrasti erano sulle natura di queste riforme, comunque considerate indispensabili. All’interno stesso del partito non c’era però chiarezza sulle prospettive: per esempio sulla scelta tra forma monarchica e forma repubblicana dello Stato; anche il consenso del vecchio ceto imprenditoriale, si spostò successivamente sui vecchi partiti.

La Democrazia Cristiana

La Democrazia cristiana sorse durante gli anni della clandestinità, richiamandosi al Partito Popolare di Don Sturzo. Divenne il principale partito di massa dell’Italia repubblicana: guidata da Alcide De Gasperi, univa a un programma sociale coraggioso, ereditato dalla tradizione popolare, una volontà di preservare il sistema economico fondato sulla proprietà privata e la competitività delle imprese, nel rispetto della dialettica politica democratica.

Il successo della Democrazia Cristiana

Di conseguenza, prometteva un progresso rispetto agli anni del regime senza intimorire la classe media e proprietaria; fu questa sua collocazione ideologica a renderla l’interlocutore più naturale delle forze alleate occidentali, che attraverso la DC si riproponevano di collocare l’Italia all’interno del sistema di alleanza politico-economiche-militari dell’Occidente capitalistico.

Il rapporto con la Chiesa

La Democrazia cristiana era poi il partito che aveva rapporti privilegiati con la Chiesa cattolica; questo le fu molto utile per attirarsi simpatie e appoggi internazionali e per fondare, all’interno del paese, il proprio consenso su una vasta base elettorale. La Chiesa d’altra parte, che aveva stretto accordi con la dittatura fascista non appoggiando l’opzione democratica del Partito popolare di Don Sturzo, adesso aveva un’interlocutore credibile, che ne appoggiava le battaglie ideali sostenendole sul piano politico, all’interno della nuova situazione postbellica.

Le diverse organizzazioni politiche: l’Uomo Qualunque

In un clima di incertezza e trapasso politico non mancò anche una formazione che esprimeva un netto rifiuto per la politica e una prima forma di sfiducia nella nuova classe dirigente. La lista chiamata Uomo Qualunque, fondata dallo scrittore Guglielmo Giannini nel 1944, contestava –come avviene quasi sempre in queste organizzazioni- l’invadenza dello stato nella vita privata attraverso la burocrazia, la corruzione dei politici; in più univa rivendicazioni di carattere reazionario (negazione del diritto di sciopero, contestazione del fiscalismo) che attirarono quella piccola borghesia delusa dalla classe liberale ma che non riusciva a riconoscersi in nessun’altra delle altre nuove organizzazioni politiche.

Lo scioglimento dell’Uomo Qualunque

Quando però, nel 1948, la vita politica italiana si stabilizzò nella forma repubblicana, il partito di Giannini si sciolse.

DATE

luglio 1942                              : nascita Partito d’Azione

1944                                       : Guglielmo Giannini fonda il partito dell’Uomo Qualunque
25 aprile 1945                         : liberazione di Milano
elezioni 1948                            : si scioglie l’Uomo Qualunque

PERSONAGGI

Palmiro Togliatti – Antonio Gramsci – Pietro Nenni – Sandro Pertini – Giuseppe Saragat – Ugo La Malfa – Ferruccio Parri – Leo Valiani – Benedetto Croce – Luigi Einaudi – Don Sturzo – Alcide De Gasperi – Guglielmo Giannini

DOMANDE:

1)              Come cambio l’atteggiamento delle forze componenti il CLN, all’indomani della liberazione?

2)              Ricorda l’importanza della svolta di Salerno nel rendere possibile l’azione del CLN.

3)              In che senso l’esperienza della resistenza radicalizzò il dibattito politico dopo la liberazione?

4)              Indica le caratteristiche del Partito Comunista nell’immediato dopoguerra, sottolineando sia l’autonomia sia la dipendenza dal potere sovietico.

5)              Precisa il significato dell’espressione “partito nuovo”, introdotta da Togliatti.

6)              Precisa il significato del concetto di “egemonia”, teorizzato da Antonio Gramsci.

7)              Quali le differenti interpretazioni storiografiche della personalità di Togliatti?

8)              Riassumi un po’ il dibattito interno al Partito Socialista di Unità Proletaria.

9)              Ricorda i nomi e le posizioni delle principali personalità socialiste di allora.

10)             Ricorda le origini del Partito d’Azione e le principali personalità che ne fecero parte.

11)             Per quale motivo il Partito d’Azione aveva, nel dopoguerra, le posizioni più intransigente?

12)             Perché si sciolse il partito dopo la guerra?

13)             Perché il Partito Repubblicano si rifiutò di partecipare al CLN?

14)             Ricorda l’ambiguità rispetto al passato della posizione del Partito Liberale.

15)             Quali furono i maggiori esponenti di allora del partito?

16)             Quali contrasti pervadevano il partito?

17)             Quando nacque la Democrazia Cristiana? Quali i legami col Partito Popolare?

18)             Per quale motivo il Partito democratico-cristiano rassicurava e le potenze alleate occidentali e la Chiesa?

19)             Quale cambiamento attuò la Chiesa, scegliendo come suo referente politico la Democrazia cristiana?

20)             Indica le caratteristiche della formazione politica chiamata l’Uomo Qualunque?

21)             Quali le sue principali rivendicazioni?

§ Le elezioni del 1946 e il referendum monarchia-repubblica

Il governo Parri

Il primo governo del dopoguerra in Italia resto in carica dal giugno al dicembre 1945 e fu guidato dall’esponente del Partito d’Azione Ferruccio Parri. La scelta di Parri, il cui governo sostituiva quello precedente guidato da Ivanoé Bonomi, indicava la volontà di ricostruire la vita politica italiana a partire dall’esperienza della lotta partigiana.

I conflitti fra i partiti

Tutti i partiti parteciparono a questo governo, che riproduceva le alleanze del CLN, con le loro maggiori personalità: Pietro Nenni fu vicepresidente, Alcide De Gasperi Ministro degli Interni e Palmiro Togliatti fu Ministro della Giustizia. La personalità di Parri, che sembrava in un primo momento poter mediare fra le istanze della sinistra e quelle del moderatismo democristiano, non riuscì in realtà a impedire che i contrasti politici ed ideologici compromettessero la vita del primo governo del paese liberato.

I movimenti indipendentisti siciliani

A destabilizzare ulteriormente l’unità politica del paese, che aveva appena raggiunta l’unità, ci fu l’azione determinata di un movimento indipendentista che agì subito dopo la guerra in Sicilia. Il MIS (Movimento per l’Indipendenza della Sicilia) si costituì subito dopo l’occupazione dell’isola da parte delle forze anglo-americane, probabilmente in parte aiutato da alcuni ambienti delle forze alleate. Il movimento, infatti, rivendicava l’indipendenza dell’isola sotto la garanzia di Stati Uniti e Gran Bretagna.

L’EVIS

Il MIS disponeva di un braccio armato, l’EVIS (Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia) che agì anche alleandosi con la malavita locale; in particolare il banditoSalvatore Giuliano ebbe il grado di “colonnello” in questo esercito e gli venne promessa l’impunità, una volta raggiunta l’indipendenza dell’isola.

La fine dei movimenti indipendentisti

Questi movimenti declinarono sensibilmente quando, una volta approvata la Costituzione, la Sicilia divenne, 1l 15 maggio 1946, una regione a “statuto speciale”.

Le riforme del governo Parri

Parri, da autentico esponente del Partito d’Azione, aveva intenzione di attuare un’energica politica riformatrice: innanzitutto intendeva compiere un’epurazione del personale burocratico-pubblico compromesso con il fascismo; in secondo luogo cercò di rilanciare l’economia colpendo le ricchezze che si erano formate durante il regime e la guerra.

Il cambio della moneta

La monete corrente doveva essere sostituita da una nuova valuta, per costringere le ricchezze accumulate e nascoste a entrare nuovamente in circolazione; inoltre Parri voleva attuare una severa politica fiscale, istituendo una tassa patrimoniale, tesa a colpire i profitti dei complessi industriali.

L’opposizione liberale e democristiana

Queste radicali misure di riforma provocarono l’opposizione, e successivamente l’uscita dal governo, delle forze liberali e della Democrazia Cristiana. Ferruccio Parri fu costretto a rassegnare le dimissioni il 24 novembre 1945. Gli stessi alleati occidentali, preoccupati di un protagonismo comunista che facilitasse una politica di egemonia da parte dell’Unione Sovietica, spingevano per una rottura degli equilibri politici del CLN e per la formazione di uno schieramento politico decisamente moderato.

La presidenza De Gasperi

Presidente del Consiglio divenne allora il democristiano Alcide De Gasperi, il quale corresse sensibilmente l’azione di pari; preferì non continuare nell’opera di epurazione del personale burocratico, anche per facilitare una riconciliazione nazionale; non proseguì il progetto del cambio della moneta e non intese stabilire una tassa patrimoniale.

Le elezioni per l’Assemblea Costituente e il referendum monarchia-repubblica

Il 2 giugno 1946 il popolo italiano si recò alle urne sia per eleggere l’Assemblea Costituente, che doveva dare al pese una nuova carta Costituzionale, sia per scegliere la forma istituzionale dello Stato, fra il modello monarchico e quello repubblicano. Per la prima volta nel nostro paese votarono anche le donne, in ritardo di molti anni rispetto alle altre nazioni occidentali.

I decreti luogotenenziali

L’istituzione di un Assemblea Costituente era stata decisa da un decreto luogotenenziale (25 giugno 1944), così chiamato perché emesso da Umberto I che, dopo l’abdicazione di Vittorio Emanuele III, assunse il titolo di luogotenente del Regno; un nuovo decreto luogotenenziale, questa volta del 18 marzo 1946, sancì che la questione sulla forma monarchica o repubblicana dello Stato doveva essere decisa tramite una consultazione popolare.

 
Gli schieramenti fra i partiti

Ad eccezione del Partito Liberale, che si espresse per il mantenimento della forma repubblicana, tutti i partiti invitarono a votare per la monarchia; la Democrazia Cristiana, a dire il vero, lasciò liberi i suoi elettori di votare secondo coscienza, anche se, dal punto di vista politico, si espresse a favore della nuova forma repubblicana

I risultati del Referendum

Nonostante questa disparità delle forze in campo, la Repubblica vinse con un ristrettissimo margine di voti (52% contro il 48%); in particolare nel Mezzogiorno la monarchia risulto vittoriosa. Si è tentato di spiegare questo sorprendente risultato in molti modi, evidentemente: la dinastia sabauda, probabilmente, era ancora avvertita come l’artefice dell’unità nazionale, cui il popolo si sentiva legato.

L’Assemblea Costituente

Per quanto riguarda l’Assemblea Costituente, il partito di maggioranza relativa fu la Democrazia Cristiana, con il 35% dei voti; questa forza elettorale era equilibrata dai partiti di sinistra che, contrariamente a quanto avverrà negli anni successivi, vedeva ancora i socialisti con una percentuale superiore nei confronti dei comunisti (20,7% contro il 19%).

Gli altri partiti

Ridimensionato risultò invece il Partito Liberale, con il 6,8% dei voti; il Partito d’Azione, con l’1,5%, si avvio verso lo scioglimento.

I limiti dell’Assemblea Costituente

L’Assemblea Costituente, come abbiamo già detto, aveva il compito di dare al paese una nuova carta costituzionale; non poteva però promulgare leggi, a tutto vantaggio del potere esecutivo, a tutto vantaggio del governo moderato guidato da De Gasperi.

DATE

25 giugno 1944                                   : decreto luogotenenziale sull’Assemblea Costituente

giugno-dicembre 1945             : periodo d’attività del governo Parri

24 novembre 1945                              : Ferruccio Parri rassegna le dimissioni

18 marzo 1946                                    : decreto luogotenenziale che istituisce il referendum

15 maggio 1946                                  : la Sicilia diventa regione a statuto speciale

2 giugno 1946                                     : elezioni Assemblea Costituente e referendum

PERSONAGGI

Ivanoe’ Bonomi – Salvatore Giuliano

DOMANDE:

1)                 Quale fu il primo governo dell’Italia liberata?

2)                 Quale importanza la scelta della personalità di Parri?

3)                 Quale importanza ebbe, sulla vita politica italiana, l’azione del MIS?

4)                 Quali erano le rivendicazioni del movimento?

5)                 Che cos’era l’EVIS?

6)                 Quali rapporti ebbe con Salvatore Giuliano?

7)                 Quando la Sicilia divenne una “regione a statuto speciale” e che cosa questo significò per la vita politica italiana?

8)                 Quali furono le intenzioni riformatrici del governo Parri?

9)                 Quale lo scopo del cambio della moneta?

10)             e della tassa patrimoniale?

11)             Quale fu l’atteggiamento degli alleati occidentali?

12)             Che cosa avvenne il 2 giugno 1946? Chi aveva deciso le elezioni?

13)             Potevano votare anche le donne? Era la prima volta?

14)             Come si schierarono i partiti rispetto alla scelta tra forma monarchica e forma repubblicana dello Stato?

15)             Ci fu una corrispondenza fra le posizioni dei partiti e l’esito del voto? Per quale motivo?

16)             Quali invece i risultati per l’elezione dell’Assemblea Costituente?

17)             Quali i compiti dell’Assemblea Costituente?

§ Le prime attività dell’Italia repubblicana: i trattati di pace e la Costituzione

Enrico De Nicola

La vittoria della repubblica al referendum lasciava scoperto il ruolo del capo dello Stato, dal momento che il re risultava destituito; d’altra, sino a che il paese non si fosse dotato di una nuova Costituzione, i poteri del capo dello stato non erano ancore delineati con precisione. Venne nominato quale capo provvisorio dello stato Enrico De Nicola, giurista napoletano, vecchio esponente liberale che, pur essendo stato eletto nel “listone” del 1922, si rifiutò sempre di giurare fedeltà al fascismo. Lo sorresse un nuovo governo di unità nazionale, guidato da De Gasperi, ma sostenuto anche dal PSIUP dal PCI e dal PRI.

Il trattato di pace

Fu questo governo che, nella seconda metà del 1946, dovette affrontare la questione del trattato di pace. L’Italia si attendeva un atteggiamento morbido da parte degli alleati, non solo perché aveva sciolto l’alleanza con la Germania nel corso del conflitto, ma anche perché l’attività partigiana aveva dato un aiuto fondamentale alle truppe alleate.

L’atteggiamento degli alleati

Abbiamo già detto inoltre (vd. cap.1), che gli alleati non intendevano indebolire le nazioni sconfitte, soprattutto quelle che si sarebbero inserite nell’ambito dell’alleanza occidentale; di questo contava di approfittare il governo italiano.

Le cessioni territoriali

L’Italia non subì le amputazioni territoriali che invece riguardarono la Germania; poca cosa fu la cessione alla Francia delle cittadine di Briga e Tenda. Perse però praticamente tutti i suoi imperi coloniali: l’Etiopia riacquistò l’indipendenza, Rodi e il Dodecaneso furono assegnate alla Grecia. Il trattato di pace non affrontava invece la questione delle colonie il cui possesso risaliva al periodo precedente il fascismo; nel 1950 l’ONU però ne sancì l’immediata indipendenza, in un clima che (vd. più avanti) favoriva i processi di decolonizzazione (La Libia e la Somalia divennero indipendenti, l’Eritrea fu accorpata all’Etiopia).

I contenziosi con la Jugoslavia

I problemi maggiori sorsero con la Jugoslavia, paese vincitore che si era liberata con le sue forze degli occupanti italiani e tedeschi; la nazione rivendicava dunque un ampliamento dei suoi territori a spese dello stato italiano e, in particolare, la città di Trieste.

L’occupazione di Trieste

Durante il periodo che va dal al 12 maggio le truppe guidate dal maresciallo Tito occuparono Trieste, ritirandosi all’arrivo delle truppe alleate; il capo dello stato jugoslavo pretendeva, però, la sua annessione alla Jugoslavia.

Le condizioni di pace

Dopo estenuanti trattative, gli alleati si accordarono per la cessione della parte sudorientale dell’Istria, delle città di Zara e di Fiume alla Jugoslavia. La parte nordorientale della penisola costituiva una nuova entità statale, il Territorio libero di Trieste (noto anche con la sigla TLT), riconosciuta dalle potenze alleate e dall’Italia e la cui integrità territoriale veniva assicurata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Una zona detta “A” era controllata dalle forza anglo-americane, l’altra detta “B” dalle forze jugoslave, in attesa di uno statuto definitivo.

Le opposizioni al TLT

Ovviamente questa soluzione manifestò grande sconcerto nella zona triestina, in quanto zone fondamentale per la cultura italiana vennero allontanate dalla madre patria.

Il futuro di Trieste

Trieste tornerà all’Italia solo nel 1954, dopo una serie di circostanze controverse che riassumeremo più avanti.

Il 1947: anno di svolta nella vita politica italiana

Possiamo considerare il 1947 un anno fondamentale per la vita politica italiana; in quell’anno, infatti, si sciolse definitivamente l’alleanza politica sancita dall’esperienza del CLN e inizio la rivalità politica fra schieramento cattolico-moderato e social-comunista che avrebbe caratterizzato per decenni la vita politica del nostro paese.

Il contesto internazionale

Abbiamo già accennato alle pressioni degli alleati occidentali perché in Italia ci fosse una svolta moderata; mano a mano che si facevano più tesi i rapporti fra le due superpotenze e si procedeva verso la “guerra fredda”, le possibilità di un rapporto collaborativo fra sinistre e forze moderate si facevano più esigue. La dottrina Truman, del resto, invitava esplicitamente i governi dei paesi occidentali ad allontanare le forze di sinistra da posizioni di responsabilità.

La crisi nel PSIUP: la scissione di “Palazzo Barberini”

D’altra parte la preoccupazione per il ruolo egemonico e antidemocratico rappresentato dall’URSS erano presenti anche all’interno della sinistra, in particolare nel Partito Socialista di Unità Proletaria. Le personalità dissidenti dalla linea del segretario Pietro Nenni, e cioè Giuseppe Saragat e Matteo Matteotti, si staccarono dal partito (9 gennaio 1947), non condividendo la politica di alleanza con i comunisti.

Il Partito Socialista Democratico Italiano

I fuoriusciti formarono un nuovo partito, in un primo tempo denominato Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI) e, successivamente, Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI). Il PSIUP, da parte sua, tornò all’originaria denominazione di Partito Socialista Italiano.

Un’opportunità per De Gasperi

La nascita del PSDI fu un’occasione in offerta a De Gasperi per allontanare le sinistre dal governo; infatti il nuovo partito –che avrà un’importante ruolo nella futura vita politica italiana- si offriva come ulteriore all’alleato della DC per ottenere, in una politica di alleanze, una maggioranza assoluta che faceva a meno della sinistra.

Il governo De Gasperi del 1947

Nel maggio 1947 Antonio De Gasperi formò un nuovo governo che relegava i Partiti socialista e comunista all’opposizione, alleandosi con gli altri partiti laici. I liberali diedero il loro contributo con Luigi Einaudi al Ministero del bilancio, ma anche i repubblicani ebbero importanti personalità fra i ministri.

I lavori dell’Assemblea Costituente

Il 25 giugno 1946 si era riunita per la prima volta l’Assemblea Costituente, che terminò i suoi lavori solo il 22 dicembre 1947, con l’approvazione della nuova Costituzione. Durante i lavori si ebbero dunque i cambi di alleanza e governo, ma questo non impedì di giungere a un accordo sulla carta costituzionale, frutto di un compromesso e un accordo fra tutte le forze politiche.

Le Commissioni

Inizialmente l’Assemblea venne presieduta dall’anziano Vittorio Emanuele Orlando, vecchi esponente della classe politica liberale; successivamente la presidenza passò a Giuseppe Saragat e, per ultimo, al comunista Umberto Terracini. Poiché era impossibile che vi fosse una stesura da parte di tutti gli eletti –alcuni dei quali non erano giuristi- fu promossa una Commissione composta da un numero limitato di elementi e presieduta da Meuccio Ruini. Furono formate a loro volta delle sottocommissioni.

Il dibattito nella Costituente

Non possiamo in questa sede riassumere i contenuti della Costituzione, ma è bene ricordare come alcune delle decisioni prese incisero immediatamente sulla situazione politica; per esempio il riconoscimento delle autonomie locali risolse in parte il problema della Sicilia. D’altra parte alcune decisioni vennero prese dopo un dibattito molto aspro, che rispecchiava i contrasti politico-ideologici dell’epoca.

L’articolo sui “Patti Lateranensi”

La discussione si fece particolarmente accesa a proposito dell’articolo7, che regolava i rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica sulla base dei Patti lateranensi stipulati dal regime fascista. Anche in questo caso il segretario del Partito Comunista Togliatti manifestò un’estrema disponibilità al compromesso, accettando l’articolo dopo momenti di forte tensione. A questa decisione non aderirono i socialisti di Nenni, che votarono in opposizione all’articolo, insieme ai repubblicani, al Partito d’Azione e ai Democratici del lavoro.

DATE

1-12 maggio 1945                   : occupazione di Trieste da parte delle truppe jugoslave

22 giugno 1946                       : si riunisce per la prima volta l’Assemblea Costituente

9 gennaio 1947                        : scissione di “Palazzo Barberini” nel PSIUP

maggio 1947                           : De Gasperi forma un governo con le sinistre all’opposizione

22 dicembre 1947                   : l’Assemblea Costituente approva la nuova Costituzione

? 1950                                    : l’ONU sancisce l’indipendenza della Libia

? 1954                                    : l’Italia torna a Trieste

PERSONAGGI

Enrico De Nicola – Giuseppe Saragat – Matteo Matteotti – Vittorio Emanuele Orlando – Giuseppe Terracini – Meuccio Ruini

DOMANDE:

1)                 Descrivi la personalità di Enrico De Nicola.

2)                 Quale atteggiamento si attendeva l’Italia dagli alleati, per quanto concerne il trattato di pace?

3)                 Indica le principali cessioni territoriali cui fu costretta l’Italia.

4)                 Quale fu il destino delle sue colonie?

5)                 Indica i motivi del contrasto con la Jugoslavia.

6)                 Quale fu il destino di Trieste negli anni immediatamente successivi alla guerra?

7)                 Precisa le condizioni del trattato di pace verso la Jugoslavia e la natura del TLT.

8)                 Come fu accolta la decisione del TLT?

9)                 Quando Trieste tornò all’Italia?

10)             Come influì il clima della “guerra fredda” sulla politica interna italiana?

11)             Spiega le ragioni della scissione che investì il PSIUP.

12)             Indica i nomi dei due partiti che sorsero in seguito alla scissione del PSIUP.

13)             Quale vantaggio offrì a De Gasperi la scissione del PSIUP?

14)             Precisa la composizione del governo De Gasperi del 1947.

15)             Precisa i tempi in cui fu attiva l’Assemblea Costituente.

16)             Perché vennero istituite diverse commissioni?

17)             Quale effetto ebbe la Costituente sulla vita politica italiana?

18)             Indica il dibattito che suscito la stesura dell’Articolo 7.
§ Le elezioni del 1948 e il primo Presidente della Repubblica

Elezioni e guerra fredda

Le elezioni che si tennero in Italia il 18 aprile 1948 si svolsero in un clima di estrema tensione: tensione scaturita soprattutto dalla situazione internazionale, in quanto i rapporti fra i paesi comunisti e l’Occidente erano di totale conflittualità (di lì a poco ci sarebbe stato il “blocco di Berlino”).

I toni della propaganda

I toni assunti dalla propaganda elettorale, constatabili dai manifesti e dai diversi interventi, erano di tipo quasi apocalittico, minacciando una crisi definitiva e un crollo dei valori nazionali qualora le sinistre avessero prevalso. Ritornò quella paura del comunismo che aveva dominato il dibattito politico italiano già dopo il primo dopoguerra.

L’appoggio della Chiesa

Contribuì a questa azione politica anche la gerarchia ecclesiastica; il papa Pio XII, visceralmente anticomunista, spinse tutte le organizzazioni cattoliche a fare campagna elettorale, ponendo l’accento su valori quali la famiglia, la patria e la Chiesa che il totalitarismo comunista avrebbe distrutto.

L’attenzione degli alleati

Le stesse potenze alleate, in particolare gli Stati Uniti, guardavano con preoccupazione a un eventuale avanzata delle sinistre e cercarono di condizionare il più possibile il voto italiano, mostrando la necessità di una scelta di campo a favore dell’Occidente.

L’esito delle elezioni

La Democrazia Cristiana ottenne una vittoria schiacciante (il 48,5% dei voti) e la maggioranza assoluta dei seggi, concentrando tutta la preoccupazione dell’elettorato politico moderato. I partiti della sinistra ottennero complessivamente meno dei voti conseguiti nel 1946 (il 31% contro il 40%), non contando il 7,1% del PSDI di Saragat. Erano però rovesciati i rapporti di forza, con i comunisti che superarono per la prima volta i socialisti (131 deputati contro 52).

Luigi Einaudi Presidente della Repubblica e il nuovo governo De Gasperi

Il nuovo Parlamento elesse Luigi Einaudi quale Presiedente della Repubblica, l’11 maggio 1948.Il governo scaturito da questo Parlamento fu guidato per la quinta volta da Alcide De Gasperi: la DC governava, alleata al PLI, PRI, PSDI. Pur avendo infatti la maggioranza assoluta, la Democrazia Cristiana, intendeva avvalersi del contributo dei partiti laici minori, ai quali facevano riferimento diversi intellettuali e personalità del mondo economico-produttivo.

L’attentato a Togliatti

Il clima oramai di contrapposizione fra il governo nazionale e le forze politiche della sinistra rifletteva un’ostilità ormai presente a livello planetario. In Italia tale tensione arrivò al suo culmine quando il 14 luglio 1948 fallì un attentato contro Palmiro Togliatti. Lo sciopero che venne immediatamente convocato, rischiava di trasformarsi in una vera azione insurrezionale, presumibilmente dagli esiti tragici.

L’atteggiamento di Togliatti

Il leader comunista diede ancora una volta prova di equilibrio politico, invitando alla calma ed evitando disordini nell’ordine pubblico che, egli ne era ben consapevole, avrebbero travolto la struttura democratica del paese.

Le scissioni nella CGIL

Lo sciopero che si scatenò all’indomani dell’attentato non fu apprezzato da tutte le componenti sindacali; il suo carattere spiccatamente filocomunista, infatti, fece sì che le componenti cattoliche e riformiste si allontanassero dall’organizzazione, indebolendo di molto la forza contrattuale dei lavoratori in un momento cruciale della politica economica (vd. capitolo seguente).

Sindacati e guerra fredda

Anche il mondo sindacale, dunque, venne investito da quella tensione e dalla logica bipolare nata in seguito alla “guerra fredda” e alla rispettiva contrapposizione ideologica fra cultuta comunista e cultura occidentale-capitalistica.

La CISL

La CGIL, sindacato fondato nel 1906 e messo fuori legge dal fascismo, si riorganizzò nel 1944, con una prevalenza al suo interno delle forze comuniste e socialiste. A un mese dall’attentato a Togliatti (agosto 1948) la componente cattolica si staccò dal sindacato: la CISL (Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori), in realtà nacque poi nel 1950, dalla fusione della Libera Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori e dallaFederazione Italiana del Lavoro.

La UIL

L’uscita dalla CGIL della componente socialdemocratica e repubblicana avvenne sempre  nel 1950, con la fondazione della UIL (Unione Italiana del Lavoro).

DATE

18 aprile 1948                         : elezioni in Italia
11 maggio 1948                      : Luigi Einaudi Presidente della Repubblica
14 luglio 1948                         : attentato a Togliatti
agosto 1948                            : la componente cattolica della CGIL lascia il sindacato
1950                                       : nasce la CISL
1950                                       : nasce la UIL

PERSONAGGI

Pio XII – Luigi Einaudi

DOMANDE:

1)                 Descrivi il clima delle elezioni nel 1948 in Italia.

2)                 In che senso il clima della “guerra fredda” influì sulla vita politica italiana?

3)                 Quale ruolo ebbe la Chiesa nella campagna elettorale?

4)                 Quale atteggiamento gli alleati verso queste elezioni?

5)                 Riassumi l’esito di questa prova elettorale

6)                 Chi fu il primo Presidente della Repubblica italiana?

7)                 Indica i partiti componenti il quinto governo De Gasperi

8)                 Perché la Democrazia Cristiana, pur avendo la maggioranza assoluta dei seggi, preferì allearsi coni partiti laici minori?

9)                 Riporta gli effetti dell’attentato fallito a Palmiro Togliatti.

10)             Quale fu la reazione del leader comunista?

11)             Che cosa produsse quest’evento sulla vita del sindacato.

12)             Ricorda i principali due sindacati originatisi dalla scissione della CGIL.