Il secondo dopoguerra
1 Il secondo dopoguerra: i trattati di pace e l’inizio della guerra fredda
Le tensioni fra gli alleati durante gli ultimi anni di guerra
Le decisioni sul futuro assetto dell’Europa
L’assetto geopolitico del mondo a conclusione della seconda guerra mondiale non venne definito nel momento in cui cessarono le ostilità; propositi territoriali sull’Europa e sul mondo furono avanzati dagli alleati già un paio di anni prima della fine della guerra, quando appariva imminente il crollo della Germania.
Il 14 agosto 1940 ci fu l’incontro fra il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosvelt e il primo ministro inglese Winston Churchill, nel corso del quale venne redatta la Carta Atlantica, documento in cui si indicavano alcuni principi del futuro ordine internazionale, qualora la vittoria fosse stata conseguita dagli alleati: diritto d’autodeterminazione dei popoli, rinuncia a ogni espansione territoriale, equa ripartizione delle fonti di ricchezza, libertà dei mari, rinuncio all’uso della forza nelle controversie internazionali.
Successivamente, dopo la sconfitta tedesca a Stalingrado, furono organizzate diverse conferenze fra Roosvelt, Churchill e Joseph Stalin, capo dell’Unione Sovietica: queste conferenze si tennero a Casablanca (23/25 gennaio 1943), a Teheran (28 novembre – 1° dicembre 1943) e a Yalta (4/11 febbraio 1945).
Le decisioni delle conferenze
Sicuramente le finalità di questi incontri riguardavano la strategia da adottare per concludere la guerra e sconfiggere definitivamente la Germania; la decisione a questo proposito più eclatante fu quella relativa allo sbarco in Normandia, guidato dal generale Eisenhower che, aprendo un secondo fronte in Europa, costrinse i tedeschi a ritirarsi dalla Francia. Pure in queste conferenze, nella convinzione dell’imminente vittoria, incominciarono a delinearsi i progetti relativi alla spartizione, dell’Europa e del mondo, in differenti sfere d’influenza.
I contrasti ideologici fra gli alleati
I protagonisti di queste conferenze infatti, pur manifestando in pubblico grande cordialità reciproca, erano consapevoli di rappresentare due opposte concezioni politiche ed ideologiche che solo l’azione bellica della Germania aveva condotto a un’imprevedibile alleanza. Il mondo capitalistico occidentale, che si sentiva adeguatamente rappresentato da una forma di governo modellata sui principi del liberalismo e della democrazia parlamentare, non poteva che diffidare di un regime, quale quello comunista sovietico, che negava valore sostanziale alla democrazia politica e impediva una libera espansione dei mercati. Non dimenticate come, nel 1939, l’Unione Sovietica firmò un patto di non aggressione con la Germania nazista, timorosa che i paesi democratico-capitalisti, per isolare la Russia, scendessero ai patti con Hitler.
Le interpretazioni storiche relative alle Conferenze
Secondo la maggior parte degli storici, durante queste conferenze si manifestarono le prime ostilità e diffidenze fra gli alleati che cercarono, nelle diverse trattative, di guadagnare posizioni indispensabili per la futura spartizione del mondo in sfere d’influenza. Dunque la guerra fredda, quella ostilità dichiarata fra le due superpotenze, fondata sull’equilibrio dovuto al possesso reciproco di armi dal terribile potenziale distruttivo e che caratterizzerà la storia mondiale dal 1946 al 1989, sarebbe in realtà iniziata già nel corso della guerra, durante le conferenze fra i tre grandi.
L’Europa di Yalta
Secondo la maggior parte degli studiosi, fu nel corso della Conferenza di Yalta che si stabilirono le diverse zone di influenza, fra campo socialista e campo occidentale-capitalista, che avrebbero ridescritto la fisionomia geopolitica dell’Europa. Non è un caso che con l’espressione “l’Europa di Yalta” si sia intesa per decenni proprio l’Europa dei due blocchi. E’ certo comunque come anche negli altri incontri si discusse del futuro assetto territoriale del mondo.
Le diffidenze reciproche nella strategia bellica
La strategia bellica, che prevedeva l’incontro in Germania fra i soldati dell’armata sovietica e le truppe alleate, venne organizzata secondo criteri che prevedevano le future influenze. Churchill, per esempio, temeva un’espansione sovietica nei Balcani, e avrebbe preferito prolungare la guerra, in modo che le truppe Stalin si sfinisseroe si impedisse un’occupazione sistematica dei territori dell’Europa orientale. Fu Roosvelt, probabilmente, a tenere un atteggiamento più conciliante verso l’Unione Sovietica e a permettere un protagonismo assoluto di quella nazione.
I problemi più scottanti: la Polonia…
Si decise che tutte le questioni territoriali importanti dovevano essere decise, dopo la guerra, attraverso libere elezioni; questa formulazione veniva però negata nel momento in cui si lasciava piena libertà di occupazione dei territori orientali all’Unione sovietica. La Polonia, per esempio, che era stata spartita fra Germania e Unione Sovietica in seguito al patto Ribbentrov-Molotov, doveva per forza di cose essere ripristinata nella sua sovranità; questo era del resto l’obiettivo per cui Inghilterra e Francia erano entrati in gioco. Esisteva un governo polacco in esilio, a Londra, ma i sovietici gli opponevano un governo filocomunista; l’accordo raggiunto prevedeva una collaborazione futura fra tutte queste forze.
Più delicata ancora era la questione tedesca; prevalse l’idea di dividere la nazione in più zone, occupate militarmente dagli alleati e di imporre ai tedeschi una completa smilitarizzazione. Sennonché i futuri conflitti ideologici avrebbero impedito una collaborazione fra le diverse potenze occupanti.
Le bombe atomiche e la guerra fredda
Il contrasto fra alleanza militare e competizione ideologica fra le due grandi potenze motivò, secondo alcuni storici, il nuovo presidente americano Harry Truman a sganciare le due bombe atomiche sul Giappone; gli Stati Uniti, più che piegare una nazione già sconfitta, volevano intimorire l’URSS dimostrando il grado di efficienza bellica raggiunto. Quando insomma la guerra finì davvero, già si era delineata la futura conformazione del mondo.
DATE
14 agosto 1940 incontro fra Roosvelt e Churchill
23/25 gennaio 1943 conferenza di Casablanca
28 novembre/1° dicembre 1943 conferenza di Teheran
4/11 febbraio 1945 conferenza di Yalta
PERSONAGGI
Franklin Delano Roosvelt – Winston Churchill – Joseph Stalin – generale Eisenhower – Harry Truman
DOMANDE:
1) Quando si iniziò a discutere, fra le potenze alleate, sull’assetto territoriale dell’Europa postbellica?
2) Ricorda i principali incontri fra gli alleati negli anni della guerra?
3) Quali erano i contenuti della Carta atlantica?
4) Che cosa discussero i tre grandi nelle conferenze di Casablanca, Teheran e Yalta?
5) Per quale motivo vi era diffidenza reciproca fra gli alleati? Quale la divisione ideologica?
6) Riporta la tesi di chi ritiene iniziata la guerra fredda già nelle conferenze tenute durante la guerra.
7) Quale l’importanza della Conferenza di Yalta?
8) Quale diverso atteggiamento ebbero Churchill e Roosvelt verso l’Unione Sovietica?
9) Indica le questioni territoriali più importanti da affrontare dopo la guerra.
10) Quale differente destino doveva avere la Polonia per gli USA e l’URSS?
11) E sulla Germania?
12) Quale importanza ebbe lo sganciamento delle bombe atomiche sul Giappone nelle relazioni USA-URSS?
I trattati di pace e la nascita dell’ONU
La conferenza di Postdam
Una successiva conferenza fu tenuta dagli alleati a Postdam, nei pressi di Berlino, fra il 17 luglio e il 2 agosto 1945; la Germania si era già arresa, mentre rimaneva aperto il fronte di guerra con Giappone. Questa conferenza non può essere considerata alla stregua delle altre, in quanto dei tre grandi era rimasto solo Stalin. Roosvelt era morto improvvisamente circa un anno dopo la sua rielezione, il 12 aprile 1945, poco prima della vittoria sulla Germania e; Churchill invece non venne rieletto primo ministro, sconfitto dal leader del Labor Party Clement Attle.
La vittoria di Attle
La vittoria di Attle in Gran Bretagna testimoniava un clima politico mutato; l’opinione pubblica inglese, a vittoria ottenuta, si preoccupava dei problemi relativi alla ricostruzione e al rilancio dell’economia e, a questo scopo, riteneva più affidabile il leader laburista rispetto al pur glorioso primo ministro che l’aveva condotta alla vittoria in guerra.
Molti studiosi vedono proprio in questa alternanza una delle ricchezze del sistema politico britannico.
L’Unione Sovietica
D’altra parte, sconfitta la Germania, si profilava nettamente la leadership mondiale di Usa e URSS, con l’Inghilterra in una posizione di secondo piano. All’epoca di Postdam, l’Unione Sovietica si presentava come il paese che aveva maggiormente sopportato il peso della guerra, contrastando i nazisti sul fronte orientale. Le perdite umane subite dallo Stato sovietico durante il conflitto (oltre 20.000.000 di morti) non ebbero eguali. D’altra parte, questa resistenza aveva condotto le truppe di Mosca ad occupare militarmente buona parte dell’Europa centro-orientale.
Gli Stati Uniti
Gli Stati Uniti, invece, non avevano subito né eclatanti perdite umane ne danni sul proprio territorio; erano il paese più avanzato dal punto di vista industriale ed erano in possesso di armi micidiali non ancora possedute dalle altre nazioni
Il palesarsi dei contrasti
Come abbiamo detto, già all’epoca dell’alleanza militare erano presenti divisioni ideologiche e reciproche diffidenze fra gli USA e l’URSS e tuttavia, al di là delle ipotesi degli storici, è difficile individuare il momento in cui le tensioni si trasformarono in aperta conflittualità politico-ideologica, non superabile da alcun compromesso politico. Sicuramente, negli anni che vanno dal 1947 al 1948 si ha un’intensificarsi dei contrasti che porterà a vere e proprie sfide sul piano territoriale e militare. Sono gli anni in cui ha origine la guerra fredda.
Il confronto con i trattati di pace della prima guerra mondiale
Un merito indubbio delle potenze vincitrici fu quello di non commettere i medesimi errori del 1919, laddove furono firmati dei trattati di pace che, in una logica di pura sopraffazione dei vincitori sui vinti, amplificava tensioni e rancori e, per unanime convinzione, avevano causato il nascere di movimenti autoritari e l’uscita del continente europeo dalla cultura democratico-liberale.
I principi dei trattati di pace
Le nazioni sconfitte si erano viste imporre una resa senza condizioni, ma non ci fu da parte delle potenze vincitrici una volontà di distruggere politicamente ed economicamente; sulla base dei principi previsti nella Carta atlantica, si voleva che tutti i popoli –vincitori e vinti- potessero autodeterminare il proprio destino politico secondo i principi del pluralismo e della democrazia occidentale.
A Postdam fu decisa l’istituzione del Consiglio dei Ministri degli Esteri, di cui facevano parte Stati Uniti, Unione Sovietica e Gran Bretagna; per alcune questioni specifiche vennero anche consultate la Francia e la Cina. Il compito di questo organismo fu quello di redigere delle condizioni di pace da discutere in una conferenza internazionale, che si tenne a Parigi fra il luglio e l’ottobre 1946.
La Conferenza di Parigi
In questa sede vennero discussi i trattati di pace riguardanti la Bulgaria, l’Italia, la Romania e l’Ungheria; trattati che vennero poi firmati il 10 febbraio 1947.
La Germania
A rimanere senza un trattato fu invece la Germania (e con lei l’Austria). Più che i problemi di ordine territoriale, che gli alleati avevano già in buona parte risolto nelle precedenti conferenze, iniziavano invece a pesare i contrasti fra i paesi occidentali e l’Unione Sovietica. E proprio riguardo alla Germania il contrasto di interessi sembrava irrisolvibile.
La pace per l’Unione Sovietica
L’unione Sovietica aveva pure sottoscritto, nel corso della guerra, la Carta Atlantica, ma era chiaro che il regime stalinista non poteva sperare di imporre un proprio controllo territoriale con gli strumenti della democrazia occidentale. D’altra parte, memore dell’atteggiamento ostile nei suoi confronti da parte delle potenze occidentali che, prima dello scoppio della guerra, avevano più volte ceduto di fronte alle pressioni di Hitler considerandolo un baluardo antibolscevico, lo stato sovietico pretendeva di avere in Europa una fascia territoriale che ne proteggesse il territorio.
Le amputazioni territoriali subite dalla Germania
Per quanto riguarda i confini dello Stato tedesco, esso perse alcune regioni fondamentali per la sua storia, a vantaggio della Polonia e dell’URSS: quest’ultima ottenne la parte nord della Prussia orientale, ma ottenne anche regioni dalla Polonia (Bielorussia, Ucraina): Questa fu a sua volta ricompensata con la parte sud della Pomerania orientale e le vecchie regioni tedesche della Slesia.
Il confine tedesco venne stabilito lungo il corso dei fiumi Oder e Neisse. Dopo la riunificazione della Germania, avvenuta nel 1991, il nuovo stato tedesco dovette garantire, a livello diplomatico internazionale, il rispetto di questi confini, rinunciando definitivamente a qualsiasi forma di rivendicazione.
Si assistette in questo periodo a una migrazione delle popolazioni tedesche da territori ormai stranieri; peregrinazione spesso effettuata con mezzi stentati e contro la quale, in molti casi, si scagliò un forte rancore da parte della popolazione che aveva dovuto subire le durezze dell’occupazione tedesca. E’ uno dei tanti episodi che riguardano le violenze nei confronti degli sconfitti ed ex occupanti che sono tipiche di queste pagine di storia, pur costituendo avvenimenti tristi e drammatiche.
I tedeschi cechi e polacchi
Furono interessati a queste traversie i tedeschi che vivevano nelle zone ormai della Polonia e i sudeti che, come ricorderete, furono utilizzati da Hitler per chiedere l’espansione della Germania ai danni della Cecoslovacchia.
Sull’esproprio dei beni di queste persone sono ancora in atto contenziosi fra la Germania e gli attuali governi della Polonia e della Repubblica ceca.
Il processo di Norimberga
Come ulteriore azione organizzata dagli alleati nei confronti della Germania ci fu il processo di Norimberga, nel quale vennero giudicati i principali responsabili dei crimini del potere nazista. La Germania, infatti, fu costretta a una sensibile azione di denazificazione e il processo di Norimberga fu l’avvenimento che rese più visibile questa opera di negazione del proprio passato storico.
La legittimità del processo di Norimberga
Molti storici hanno avanzato dubbi sulla legittimità di una giustizia post-bellica in cui i vincitori giudicano i vinti; in particolare per il fatto che, in questo modo, fatalmente i crimini commessi dai vincitori non vengono puniti in eguale maniera. D’altra parte, il processo di Norimberga partiva dal trauma provocato dalla scoperta dei campi di sterminio che avevano mostrato un volto della violenza in atti di guerra sino allora sconosciute.
Ai giorni nostri si è costituita una nuova assiste giuridica internazionale, per giudicare i crimini di guerra commessi durante la guerra civile nella ex Repubblica Popolare Jugoslava; il precedente storico è proprio il processo di Norimberga, anche se, in questo caso, l’assise rappresenta la comunità internazionale e non una delle parti dello scontro.
Le quattro zone d’occupazione in Germania
La Germania venne infine divisa in quattro zone d’occupazione, ognuna controllata da una potenza alleata; identica soluzione venne adottata per la capitale della nazione tedesca, Berlino. Ognuna delle nazioni alleate controllava una parte della città, anche se il terreno di sua competenza in Germania non era confinante con la capitale.
La nascita delle Nazioni Unite
Un altro avvenimento che doveva sancire l’unità della comunità internazionale fu la nascita dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite). Il richiamo storico andava sicuramente alla Società delle Nazioni, costituta subito dopo la prima guerra mondiale e il cui fallimento aveva portato al nuovo conflitto.
La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
La seduta inaugurale dell’organizzazione si ebbe a San Francisco il 26 giugno 1945; venne elaborata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che, nelle intenzioni di chi le redasse, doveva costituire il compendio dei principi giuridici-morali cui dovevano conformarsi tutti gli stati aderenti alla comunità internazionale.
L’insegnamento della precedente esperienza
Si evitarono così gli errori commessi quasi trent’anni prima, non impedendo ai paesi sconfitti di fare parte dell’organizzazione, ma anzi ricercando una loro integrazione all’interno dei principi democratici che l’intera comunità internazionale si era data.
Il Consiglio di sicurezza
Alle nazioni unite aderirono subito cinquanta nazioni. L’organizzazione prevedeva al suo interno anche una commissione ristretta, detta Consiglio di sicurezza, composta da cinque membri permanenti (USA, URSS, Francia, Inghilterra, Cina); questi potevano disporre di un diritto di veto che impedì più volte all’ONU di adottare risoluzioni nelle crisi internazionali.
D’altra parte l’Organizzazione delle Nazioni Unite risentì immediatamente l’effetto dell’inasprirsi dei rapporti fra le due grandi potenze e del sorgere della guerra fredda. Non appena ci furono contrasti seri che sfiorarono il confronto militare, immediatamente si realizzò la pratica dei veti incrociati che, senza risolvere le crisi territoriale, manteneva la situazione mondiale in condizioni di quasi totale immobilismo.
DATE
12 aprile 1945 : morte di Roosvelt
26 giugno 1945 : viene fondata l’Organizzazione delle Nazioni Unite
(ONU)
luglio 1945 : elezione a primo ministro in Gran Bretagna di
Clement Attle
17 luglio – 2 agosto 1945 : conferenza di Postdam
luglio – ottobre 1946 : Conferenza di Parigi
14 novembre 1945 – 1° ottobre 1946: processo di Norimberga
PERSONAGGI
Clement Attle
DOMANDE:
1) Che cosa distingue la Conferenza di Postdam da quelle tenute in precedenza?
2) Chi era Clement Attle?
3) Perché la sua vittoria elettorale fu particolarmente significativa?
4) Per quale motivo la guerra aveva di molto accresciuto il prestigio dell’URSS?
5) Quali le condizioni degli Stati Uniti subito dopo la guerra? Proponi un confronto con l’Unione Sovietica.
6) Quando inizia propriamente la guerra fredda?
7) Quali principi dovevano guidare i trattati di pace? Proponi un confronto con la fine della prima guerra mondiale.
8) Quali furono le funzioni del Consiglio dei Ministri degli esteri?
9) Quali nazioni ne fecero parte?
10) Che cosa fu la Conferenza di Parigi?
11) Che cosa voleva ottenere l’Unione Sovietica dai trattati di pace?
12) Per quale motivo la Germania e l’Austria rimasero a lungo senza un trattato di pace?
13) Quali territori dovette cedere la Germania?
14) Che cosa indica l’espressione Oder-Neisse?
15) Che cosa si decise, infine, sulla Germania e sulla sua capitale?
16) Perché molti tedeschi furono costretti a emigrare?
17) Quale fu il destino dei sudeti?
18) Che cosa rappresentò il processo di Norimberga?
19) Proponi un confronto con il Tribunale Internazionale per i crimini di guerra, allestito ai giorni nostri all’Aja.
20) Spiega l’importanza dell’ONU e proponi un confronto con la vecchia Società delle Nazioni.
21) Quale l’importanza della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo?
22) Che cos’è il Consiglio di Sicurezza e quali limiti impone all’azione dell’ONU?
23) Quali stati ne sono membri permanenti?
§ L’espansione comunista nell’Europa orientale e l’inizio della guerra fredda
I propositi dell’Unione Sovietica
Come abbiamo sopra ricordato, l’Unione Sovietica si proponeva, a seguito dell’enorme contributo dato alla vittoria sul nazismo, di realizzare un’influenza diretta sui paesi confinanti, in modo di formare una cintura protettiva che –in una logica opposta a quella che le potenze capitalistiche avevano realizzato subito dopo la rivoluzione dell’Ottobre 1917- la riparasse dalle potenze contrapposte per principi ideologici.
L’azione dei partiti comunisti nei paesi occupati dall’Armata Rossa
L’Unione Sovietica aveva garantito di rispettare gli esiti delle elezioni dei vari paesi occupati; approfittando del consenso guadagnato in quegli anni dalle forze comuniste, l’URSS fece sì che i partiti comunisti locali realizzassero un controllo pressoché totale dello Stato, attraverso manipolazioni elettorali. Anche dove erano entrati a far parte di governi di coalizione riuscirono, con i brogli o con la violenza, ad impadronirsi del potere e a istituire un sistema politico a partito unico, sul modello sovietico.
I diversi paesi: Bulgaria, Polonia, Romania
Naturalmente questo avvenne con modalità diverse nei vari paesi: in Bulgaria, per esempio, i comunisti ottennero uno spontaneo consenso elettorale; in Polonia l’URSS riuscì a far considerare illegittimo il governo in esilio a Londra e i comunisti, dopo avere vinto le elezioni del 1947, con la violenza si liberarono degli oppositori. In Romania i comunisti arrestarono esponenti degli altri partiti dopo le elezioni del 1946; successivamente il reMichele I fu costretto ad abdicare e ad andare in esilio.
I diversi paesi: Ungheria, Cecoslovacchia
In Ungheria, fino alle elezioni del 1949, i comunisti non andarono mai oltre il 20% del consenso elettorale, eppure riuscirono a conquistare sempre più posizioni di potere e, con l’appoggio sovietico, imporre un sistema a partito unico a partire dal 1949. Ancora più traumatico fu il destino della Cecoslovacchia, dove l’URSS approfittò di una benevola politica nei suoi confronti attuata dal vecchio leader Edvard Benes; questi fu allontanato dopo il colpo di stato che i comunisti organizzarono nel febbraio 1948, durante il quale morì (ufficialmente suicidio, probabilmente una vittima dei servizi segreti stalinisti) il ministro degli esteri Jan Masaryk, figlio di uno dei fondatori dello Stato ceco.
L’eccezione jugoslava
Fra i paesi comunisti di nuova costituzione, la Jugoslavia fu l’unica a non entrare nell’orbita dell’Unione Sovietica; da una parte fu favorita dal fatto di non essere direttamente confinante con la potenza stalinista, dall’altra di essere riuscita a liberarsi in modo autonomo dal nazismo, grazie all’azione partigiana guidata dal maresciallo Josip Broz, detto Tito.
Lo scisma del giugno 1948
Nel giugno 1948 si consumò uno rottura politica fra l’URSS e la Jugoslavia, che non intendeva rimanere subordinata, dal punto di vista economico, all’Unione Sovietica. L’accusa di titoismo fu probabilmente la più grave che circolo nei vari paesi comunisti dell’epoca e aveva sempre estreme conseguenze penali.
Il pericolo dell’espansionismo sovietico
Non vi è parere unanime fra gli storici riguardo la presunta minaccia che l’Unione Sovietica rappresentava per l’intera Europa occidentale. Era effettivamente nelle intenzioni dell’URSS continuare a espandersi nel territorio europeo? paesi come l’Italia e la Francia, dove le forze comuniste avevano un’enorme rappresentanza –sicuramente maggiore di altri paesi che poi entrarono realmente nell’orbita sovietica -, rischiavano di entrare nella sfera di influenza socialista?
La strategia sovietica nell’Europa orientale e occidentale
Probabilmente l’Unione Sovietica non aveva né l’intenzione né soprattutto la possibilità di espandersi e di controllare altri paesi al di fuori di quelli confinanti. Il suo scopo primario fu quello di proteggersi territorialmente, imponendo ai paesi vicini dei governi amici.
Nei paesi capitalistici l’URSS puntava invece a esercitare un rigido condizionamento sui vari partiti comunisti i quali, con la loro forza rappresentativa, potevano ostacolare e attenuare la politica anticomunista dell’Occidente.
Il caso della Grecia
A questo proposito, particolarmente indicativa fu la guerra civile che scoppiò in Grecia fra il 1947 e il 1949, nel corso della quale l’insurrezione comunista, guidata dal generale Markos, fu sul punto di impadronirsi del potere, contrastata prima dagli inglesi e poi dagli americani. Fu una possibilità concreta di realizzare uno Stato comunista al di fuori di quelli originariamente occupati dall’Armata Rossa.
L’indifferenza sovietica
L’URSS però non dette alcun sostanziale aiuto ai partigiani greci, con molta probabilità consapevole di non essere in grado di mantenere, in opposizione all’Occidente, un impero così vasto.
La dottrina Trumann
Il Presidente Trumann assunse da questo momento una posizione molto decisa che si concretizzò in una dottrina, resa pubblica nel 1947. Ci si riprometteva un’atteggiamento intransigente contro ogni futuro tentativo di espansione sovietica e finalizzava la politica estera americana in difesa del modello sociale-economico capitalista. Gli americani ritenevano loro diritto intervenire, anche militarmente, a difendere questo sistema laddove fosse stato messo in pericolo dagli Stati socialisti.
La guerra fredda
La dottrina Truman è la prima esplicita dichiarazione pubblica di ostilità fra le due grandi potenze e, secondo alcuni storici, rappresenta simbolicamente l’inizio della guerra fredda.
DATE
ottobre 1946 : elezioni in Bulgaria
novembre 1946 : elezioni in Romania
gennaio 1947 : elezioni in Polonia
30 dicembre 1947 : abdicazione e fuga di re Michele I di Romania
1947 – 1949 : guerra civile in Grecia
1947 : dottrina Truman
25 febbraio 1948 : colpo di stato comunista in Cecoslovacchia
giugno 1948 : rottura fra Jugoslavia e Unione Sovietica
maggio 1949 : elezioni con lista unica in Ungheria
PERSONAGGI
Michele I, re di Romania – Edvard Benes – Jan Masaryk – Josip Broz, detto Tito – generale Markos
DOMANDE:
1) Spiega la strategia post bellica dell’Unione Sovietica.
2) In che modo l’Unione Sovietica riuscì a condizionare la politica dei paesi confinanti?
3) Distingui i diversi modi in cui i Partiti Comunisti presero il potere negli stati dell’Europa orientale.
4) Quali, in particolare, le modalità della presa del potere comunista in Cecoslovacchia?
5) Quali i motivi dell’autonomia della Jugoslavia da Mosca?
6) Come mai il comunismo si affermò in Europa orientale e non in paesi, quali l’Italia e la Francia, dove le forze comuniste erano più consistenti?
7) Quali strategie dell’Unione Sovietica verso, rispettivamente, l’Europa occidentale ed orientale?
8) Sintetizza gli avvenimenti in Grecia dal 1947 al 1949: quale fu l’atteggiamento dell’URSS.
9) Sintetizza i contenuti della dottrina Truman.
§ Il piano Marshall, la divisione della Germania e l’organizzazione dei due blocchi
Il 5 giugno 1947 gli Stati Uniti, nella persona del sottosegretario George Marshall, annunciarono una politica di aiuti nei confronti dei paesi europei per 13 miliardi di dollari, destinata a permettere, attraverso mirati finanziamenti, la ripresa a pieno ritmo dell’attività produttiva.
Il confronto con le condizioni di pace della prima guerra mondiale
La logica del piano Marshall va compresa alla luce della disastrosa pace del 1919, laddove era prevalsa una logica distruttiva che aveva condotto al nuovo conflitto. Gli Stati Uniti si prefiggevano, ricostituendo le economie dei paesi loro alleati, di realizzare un benessere economico che impedisse distruttive crisi politiche e, anche nei paesi sconfitti, sentimenti di rancore verso i vincitori.
L’egemonia economica degli Stati Uniti
Gli Stati Uniti, inoltre, si ripromettevano di esercitare una forte egemonia sui paesi alleati, legando la loro economia a quella USA e condizionando le scelte politiche; in Italia, ad esempio, fu esplicita la richiesta di escludere le sinistre dal governo.
L’estensione ai paesi socialisti
A dire il vero, il piano Marshall venne proposto anche all’Unione Sovietica e agli altri paesi socialisti. Furono in particolare questi ultimi a mostrarsi interessati, ma da Mosca, nel luglio 1947, arrivò l’ordine di rifiutare la proposta.
Le ragioni di Mosca
Dal suo punto di vista, l’Unione Sovietica ebbe le sue ragioni per rifiutare un così cospicuo aiuto finanziario: questo avrebbe infatti condizionato per sempre l’economia dei paesi socialisti, legandola a quella statunitense.
Il dibattito fra gli storici
Secondo alcuni storici [Arthur Schlesinger jr.] gli Stati Uniti non avevano reale intenzione di finanziare i paesi comunisti; la loro proposta fu dunque solamente un bluff, ben sapendo che l’URSS e i paesi satelliti avrebbero rifiutato. Alcuni invece vi leggono un tentativo sincero per risolvere le continue tensioni che, in quegli anni, caratterizzarono la scena internazionale.
Il piano Marshall diede un’immediata, positiva ripresa all’economia dell’Europa occidentale, coprendola di diversi beni di consumo; in poco tempo, dunque, si aprì un divario estremo fra le condizioni di vita dell’Europa occidentale e quelle dei paesi socialisti, che ebbero il loro culmine proprio a Berlino, città in cui i due sistemi dovevano convivere. Era intenzione esplicita dei paesi occidentali, d’altra parte, di fare di Berlino la “vetrina dell’Occidente, in grado di destabilizzare l’Europa orientale, togliendo consenso ai governi comunisti.
La fuga dei tedeschi dell’est
A Berlino, infatti, vi era la possibilità di accedere liberamente alle diverse zone della città e anche gli abitanti della zona sovietica potevano lavorare nelle altre zone, procurandosi valuta pregiata e beni di consumo di maggiore qualità. Questo condusse molti di questi cittadini a emigrare nelle zone d’occupazione delle potenze occidentale; questa emigrazione arrivò a essere numericamente rilevante e interessava soprattutto la fascia più attiva e professionalmente più qualificata della popolazione.
Il blocco di Berlino
Il 24 giugno del 1948 l’URSS fece chiudere tutti gli accessi alle altre zone francesi, inglesi e americane di Berlino, per impedire i rifornimenti e costringere tutta la città a far parte dei territorio controllato dai sovietici. Gli americani organizzarono un imponente ponte aereo, che per mesi rifornì la città e che costrinse i sovietici, il 12 maggio 1949, a porre termine al blocco. Da quel giorno, la parte occidentale di Berlino mantenne sempre delle riserve alimentari tali da garantire alla sua popolazione un’autosufficienza di due anni.
La Repubblica Federale Tedesca
Il blocco di Berlino fu il primo confronto diretto fra paesi capitalisti e socialisti e manifestò l’impossibilità di risolvere la questione tedesca; qualche giorno prima della fine del blocco allora, l’8 maggio 1949, furono unificate le zone di occupazione inglese, francese e americana e nacque la Repubblica federale tedesca. Presidente della neonata repubblica fu Theodor Heuss, cancelliere Konrad Adenauer.
La Repubblica Democratica Tedesca
In risposta alla creazione dello Stato tedesco-occidentale, la zona di occupazione sovietica diede vita alla Repubblica democratica tedesca, modellata sul regime sovietico, con a capo un unico partito, la SED (Unità Socialista Tedesca), frutto dell’unificazione cui fu obbligato il Partito socialdemocratico con il Partito comunista. Capo del partito e della Repubblica fu uno dei leader dei comunisti tedeschi, Walter Ulbricht.
L’organizzazione del blocco occidentale: il patto Atlantico
La divisione della Germania, avendo ormai sancito una ostilità irrisolvibile fra i due blocchi, portò a una maggiore organizzazione interna delle due alleanze. I paesi occidentali decisero di prevenire una possibile minaccia sovietica dando vita al Patto Atlantico, cui aderirono Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Norvegia Olanda, Stati Uniti; successivamente entrarono a far parte del patto anche la Grecia, l’Islanda, il Portogallo, la Repubblica Federale tedesca e la Turchia.
La NATO
Il patto prevedeva degli accordi militari (NATO = North Atlantic Treaty Organisation) che prevedevano una mutua assistenza militare.
Come si vedrà nel Cap. 3, la decisione dell’Italia di aderire alla NATO dividerà il quadro politico, in quegli anni condizionato dalla tensione internazionale dovuta alla “guerra fredda”. Bisogna però aggiungere che, oltre al parere sfavorevole dei partiti di sinistra che si contrapponevano alla politica occidentale per naturale schieramento ideologico, anche una parte minoritaria della DC e del PSDI espresse dei dubbi, preferendo una logica neutralista a quella di adesione a un patto militare con intenzioni aggressive.
L’organizzazione del blocco orientale: il Comecon
Nel medesimo periodo i paesi socialisti organizzarono una collaborazione economica, con la fondazione del Comecon (25 gennaio 1949). Questa unità economica prevedeva che ogni paese si sviluppasse in un particolare settore strategico della produzione, da scambiare con i prodotti degli altri paesi. In questi modo, specializzando ogni singolo paese in un solo campo produttivo, si realizzava una reciproca interdipendenza, a tutto vantaggio del controllo esercitato dall’URSS sugli altri stati.
Solo più tardi, invece, i paesi comunisti diedero vita a una loro organizzazione militare. Il Patto di Varsavia, infatti, nacque solo nel 1955.
DATE
5 giugno 1947 : gli Stati Uniti annunciano il piano Marshall
luglio 1947 : i paesi socialisti ufficializzano il loro rifiuto del piano
Marshall
24 giugno 1948 : inizio del blocco di Berlino
25 gennaio 1949 : viene fondato il Comecon
8 maggio 1949 : nasce la Repubblica Federale Tedesca
4 aprile 1949 : viene stipulato il patto Atlantico
12 maggio 1949 : fine del blocco di Berlino
7 ottobre 1949 : viene fondata la Repubblica Democratica Tedesca
1955 : nasce il Patto di Varsavia
PERSONAGGI
George Marshall – Arthur Schlesinger jr. – Theodor Heuss – Konrad Adenauer – Walter Ulbricht
DOMANDE:
1) Che cosa fu il piano Marshall?
2) Proponi un confronto fra il piano Marshall e la logica prevalente nei trattati di Versailles (1919).
3) Quale l’intenzione degli Stati Uniti nel proporre il piano?
4) Quali vantaggi si ripromettevano gli USA da questa politica di aiuti?
5) Perché gli Stati Uniti estesero la proposta anche all’URSS e ai paesi socialisti? Illustra a proposito le diverse tesi storiografiche.
6) Quali motivi indussero Mosca a rifiutare il piano Marshall?
7) Dopo il piano Marshall, quale importanza venne ad assumere la città di Berlino?
8) Quale effetto ebbe sulla popolazione berlinese?
9) Quale la causa della forte emigrazione dalle zone sovietiche a quelle alleate?
10) Quali le ragioni che indussero i sovietici a organizzare il blocco di Berlino?
11) Perché il blocco fallì?
12) Precisa i tempi e le condizioni della nascita dei due stati tedeschi e indica le personalità che si situarono alla loro guida.
13) Che cos’era la SED?
14) Quando venne organizzato il patto Atlantico? Quali paesi vi aderirono?
15) Che cos’è la NATO; che cosa implica l’adesione a quest’organizzazione?
16) Quale la posizioni dei diversi partiti italiani in merito all’adesione alla NATO?
17) Indica le caratteristiche del Comecon? Perché crea interdipendenza fra gli stati membri?
18) Quando venne costituito il Patto di Varsavia?