I moti del 1820-1821
CAPITOLO TERZO
I MOTI DEL 1820/’21
L’importanza dei moti
I moti che scoppiarono in Europa durante gli anni 1820 e 1821 sono di fondamentale importanza, perché testimoniano la debolezza intrinseca dell’ordine voluto dalla Restaurazione e la fragilità delle alleanze fra i paesi europei, apparentemente uniti nel voler impedire la rinascita di qualsiasi movimento rivoluzionario, in realtà diffidenti l’uno verso l’altro e pronti a sopraffarsi per affermare la propria egemonia economica.
L’indipendenza dell’America latina
Il movimento di liberazione in America meridionale precedete tutte le altre insurrezioni, sviluppandosi addirittura durante il periodo napoleonico. I moti che interessarono la Spagna all’inizio del 1820, dei quali si parlerà più avanti, scoppiarono non a caso fra i militari in partenza per l’America latina, inviati a reprimere le forze indipendentiste.
L’insoddisfazione dei creoli
A reclamare l’indipendenza del continente dalla Spagna era la classe dei creoli, cioè dei bianchi nati in America, che, da una parte, non tolleravano il sistema amministrativo spagnolo, teso solo a favorire la madrepatria, dall’altra si sentivano danneggiati dal monopolio commerciale.
La natura reazionaria delle rivendicazioni dei creoli
Le motivazioni dei creoli non facevano riferimento a ideali progressisti, come avvenne invece per la liberazione delle colonie del nord America; essi volevano anzi sfruttare liberamente la manodopera indigena e, in alcuni casi, erano proprio le autorità spagnole a intervenire per difendere i più elementari diritti degli indios.
Le rivolte contadine in Messico
Non è un caso che, quando ci furono delle rivolte contadine in Messico intorno agli anni 1811-1814, i creoli si allearono con le autorità spagnole per reprimerle, non essendo interessati a un progresso sociale, ma esclusivamente a poter gestire in maniera esclusiva lo sfruttamento della manodopera locale.
Le idee progressiste in America latina
Anche in America latina si diffusero ideologie di derivazione illuministica; queste non riuscirono a influire con forza sulla realtà politica realizzatasi dopo l’indipendenza, ma contribuirono, verso la fine del Settecento, a porre il problema politico dell’autonomia delle nazioni del sud America.
Il periodo napoleonico
Fu durante il periodo napoleonico che iniziarono le prime sollevazioni; la Spagna fu protagonista di una fiera resistenza antifrancese e il governo di Giuseppe Bonaparte non riusciva a controllare le colonie americane. Il vuoto di potere fu riempito dai creoli, che costituirono giunte di governo sostitutive dell’amministrazione spagnola.
Le dichiarazioni di indipendenza
Immediatamente dopo si susseguirono le varie dichiarazioni d’indipendenza: nel 1811 fu la volta della giunta di Caracas, nel 1816 dell’Argentina, nel 1821 del Messico e nel 1825 della Bolivia.
I leader autonomistici
A capo dei movimenti vi furono alcuni valorosi personaggi, che si richiamavano a idee progressiste; il loro apporto strategico fu essenziale, soprattutto dal punto di vista militare, anche se non riuscirono a realizzare il loro ideale politico: Francisco Miranda fu l’ispiratore del movimento a Caracas; fatto prigioniero dagli spagnoli, morì nel 1816.
Bolivar e San Martin
I leader che guidarono l’America latina all’indipendenza furono Simon Bolivar, che prese il posto di Miranda nel Venezuela e José de San Martin, che organizzò un esercito assai efficiente, seguendo una tecnica napoleonica.
Gli scontri militari
Ad un primo periodo di successi indipendentisti seguì, dopo il ritorno al trono di Ferdinando VII, un periodo di restaurazione. La maggiorparte delle truppe spagnole, dislocate in Perù, venne circondata dalle truppe di Bolivar e Martin e sconfitta. L’ultima battaglia che vide gli spagnoli sconfitti fu quella di Avacucho nel1824.
La liberazione del Messico
La liberazione del Messico ebbe una dinamica differente: l’indipendenza fu proclamata dal generale de Iturbide, che si fece proclamare Imperatore e pretese poteri dittatoriali, ma fu poi rovesciato dalle forze liberali, che imposero delle leggi progressiste, quali l’abolizione della schiavitù.
La secessione delle province del nord
Questa legge portò alla ribellione delle classi proprietarie del nord del paese, che facevano ampio ricorso alla schiavitù: i proprietari del Texas furono sostenuti dagli Stati Uniti i quali, attraverso una guerra, nel biennio 1846-’48, si annessero il nuovo Stato.
L’indipendenza del Brasile
L’indipendenza del Brasile dal Portogallo avvenne invece pacificamente; nel 1821, il re Giovanni VI lascio come reggente il figlio Pedro che, nel 1822, proclamò l’indipendenza e concesse una costituzione liberale.
Il condizionamento delle potenze straniere
Sicuramente il successo dei movimenti indipendentisti latino-americani fu favorito dalle potenze degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, che volevano interrompere il monopolio spagnolo col sud-America e inserirsi in quel ricco mercato.
La dottrina Monroe
Il Presidente degli Stati Uniti Monroe mandò un messaggio al Congresso il cui contenuto è diventato noto come dottrina Monroe: si invitava l’Europa a non intromettersi negli affari interni degli Stati americani, così come gli stati Uniti non intervenivano nei confronti dell’Europa. Il continente americano doveva essere riconosciuto come un polo autonomo e altrettanto rilevante quanto il mondo europeo, che non doveva più pretendere di condizionarne la politica.
Le mire degli Stati Uniti
Gli Stati Uniti, del resto, si ripromettevano di diventare la potenza egemone nella regione, sfruttando la ricchezza economica del continente.
Il fallimento delle riforme politiche
Gli Stati indipendenti dell’America centrale e meridionale non riuscirono a darsi un modello istituzionale democratico; Simon Bolivar sperava in un’unione di Stati, sul modello dell’America settentrionale. Prevalsero invece le forze conservatrici, quelle capeggiate dai creoli, e l’unione che si era formata durante il movimento dell’indipendenza si ruppe definitivamente.
L’America latina e la Santa Alleanza
L’indipendenza delle colonie dell’America del sud fu il primo scacco che dovette subire la Santa Alleanza; infatti, secondo i principi del Congresso di Vienna, l’equilibrio fra le varie potenze non doveva alterarsi e le colonie dovevano rimanere alla Spagna.
La defezione dell’Inghilterra
L’Austria, la Russia, la Spagna e la Francia erano favorevoli a un intervento che scoraggiasse i moti ma, senza l’aiuto della flotta inglese, non si sarebbero mai sconfitti gli insorti. La defezione dell’Inghilterra, mossa da interessi utilitaristici, fu il primo fallimento della politica della restaurazione.
DATE:
1811/1814 : rivolte contadine in Messico
1811 : proclamazione d’indipendenza della Giunta di Caracas
1816 : proclamazione d’indipendenza dell’Argentina
1816 : morte in Spagna di Francisco Miranda
1821 : proclamazione d’indipendenza del Messico
1822 : indipendenza del Brasile
1824 : battaglia di Avacucho
1825 : proclamazione d’indipendenza della Bolivia
1846/1848 : guerra fra Messico e Stati Uniti
PERSONAGGI:
Giuseppe Bonaparte – Francisco Miranda – Simon Bolivar – José de San Martin – Giovanni VI – Pedro I – Presidente Monroe
DOMANDE:
1) Illustra l’importanza dei moti del 1820/1821.
2) Sintetizza gli eventi che conducono all’indipendenza delle colonie dell’America meridionale.
3) Quando nascono i primi movimenti indipendentisti? perché?
4) Illustra le rivendicazioni dei creoli; perché le loro erano posizioni reazionarie?
5) Prendi come riferimento le rivolte contadine del Messico per illustrare la concezione dei creoli in merito ai rapporti sociali.
6) Esistevano in America ideologie di derivazione illuministica? perché non si imposero?
7) Per quale motivo si creò un vuoto di potere in America latina?
8) Indica i principali esponenti del movimento indipendentista latino-americano.
9) In quali anni si svolge la guerra d’indipendenza? con quale battaglia ha termine?
10) Precisa le modalità dell’indipendenza messicana…
11) e di quella del Brasile.
12) Perché si forma un movimento secessionista nelle province settentrionali del Messico? quale ne è l’esito?
13) Quale fu l’atteggiamento di Stati Uniti e Inghilterra verso i moti d’indipendenza del sud America?
14) Sintetizza i contenuti della dottrina Monroe.
15) Per quale motivo in America latina non si realizzarono riforme economico-politiche liberali?
16) Precisa il significato storico dell’indipendenza dell’America latina in merito ai principi della Santa Alleanza.
I moti in Spagna
I primi moti che scossero l’ordine del Congresso di Vienna scoppiarono in Spagna, il primo gennaio 1820; un giovane ufficiale, Rafael de Riego, membro della società segreta Comuneros, organizzò un ammutinamento fra le truppe pronte a imbarcarsi per il sud America. Fu costituita una giunta militare rivoluzionaria e Ferdinando VII, in seguito all’ammutinamento delle altre guarnigioni, fu costretto a concedere nuovamente la Costituzione di Cadice del 1812.
I conflitti fra moderati e radicali
Come avvenne per quasi tutti gli altri movimenti insurrezionali, una volta preso il potere, le forze rivoluzionarie manifestarono un forte contrasto interno, dividendosi fra coloro che auspicavano riforme radicali e i moderati, che volevano solo condizionare dall’esterno l’azione del monarca.
Le riforme dei Comuneros
I Comuneros, che costituivano l’ala democratica della rivoluzione spagnola e che avevano conquistato la maggioranza delle Cortes, pretendevano riforme radicali che, applicando concretamente la Costituzione di Cadice, smantellassero definitivamente lo Stato feudale. Le forze più moderate temevano una completa liquidazione del latifondo, che avrebbe emancipato le masse contadine dall’influenza del clero e le avrebbe trasformate in temibili antagonisti politici.
L’atteggiamento della Santa Alleanza
La Santa Alleanza, in un primo tempo, non intervenne, temendo che si realizzasse una resistenza simile a quella che si oppose a Napoleone, col risultato di favorire le forze più radicali.
I moti nell’Italia meridionale
Sulla scia degli avvenimenti spagnoli, nel sud Italia scoppiò una rivoluzione fra il 1° e il 2 luglio del 1820, per iniziativa di due ufficiali, Michele Morelli eGiuseppe Salviati e di un prete Luigi Menichini, tutti legati alla carboneria.
Concessa la Costituzione
A capo della rivolta si pose un ex generale murattiano, Guglielmo Pepe; in seguito alle insurrezioni delle popolazioni delle province, Ferdinando I concesse una Costituzione sul modello di quella spagnola, promettendo al Parlamento di difenderla.
Contrasto fra radicali e murattiani
Anche a Napoli però, dopo l’agevole vittoria, le forze rivoluzionarie si divisero fra i moderati, rappresentati dai vecchi esponenti murattiani, e i radicali, per lo più gli appartenenti alla carboneria: i primi aspiravano a un regime monarchico -costituzionale, sul modello di quello francese; i secondi erano vicini alle rivendicazioni dei Comuneros spagnoli.
Con l’espressione murattiani si indicano coloro che parteciparono all’esperienza della Repubblica partenopea filonapoleonica guidata da Gioacchino Murat; questi, come abbiamo precisato nel capitolo secondo, mantennero posti di responsabilità nello Stato borbonico.
La rivolta in Sicilia
A metà luglio insorse anche la Sicilia, rivendicando la propria indipendenza;, infatti, la politica accentratrice di Ferdinando I, infatti, rafforzò nell’isola il movimento separatista. In questo caso la rivoluzione fu appoggiata anche dalla nobiltà che aveva interesse a sganciarsi dal potere partenopeo; gli interessi della nobiltà finirono per scontrarsi con quelli radicali e democratici delle masse popolari.
L’atteggiamento di Napoli
Il nuovo regime democratico napoletano non mostrò comprensione per le ragioni della Sicilia, mostrando i limiti di queste insurrezioni che, pur fondandosi su rivendicazioni democratiche, avevano una forte connotazione localistica. Fu inviato un esercito guidato da Florestano Pepe, fratello di Guglielmo, con l’ordine di reprimere la rivolta.
I congressi di Troppau e Lubiana
La Santa Alleanza, spaventata da queste insurrezioni, organizzò due congressi: il primo a Troppau, in Moravia, che si concluse con un nulla di fatto per il rifiuto di Francia e Inghilterra ad approvare l’intervento dall’esterno; il secondo, risolutivo per i fatti napoletani, si tenne a Lubiana, in Slovenia.
Il voltafaccia di Ferdinando I
A Lubiana intervenne anche Ferdinando I, che aveva ottenuto dal Parlamento l’autorizzazione a recarvisi, dopo avere promesso di difendere le recenti riforme, concesse con il suo consenso; a Lubiana, invece, Ferdinando I dichiarò che gli erano state estorte con la forza e pregò le truppe austriache di intervenire.
La restaurazione a Napoli
L’esercito austriaco sconfisse le truppe di Guglielmo Pepe il 7 e 8 marzo, rispettivamente a Rieti e Antrodoco; il 23 marzo fu ripristinato il potere assoluto di Ferdinando I. Morelli e Salviati vennero condannati a morte.
L’insurrezione in Piemonte
In Piemonte la rivoluzione scoppiò nel marzo 1821, in seguito anche all’intervento austriaco nel napoletano; le agitazioni nacquero, infatti, dopo alla repressione di una manifestazione studentesca contro l’intervento austriaco in Italia meridionale.
Le attività carbonare in Piemonte e Lombardo-Veneto
Da tempo, però, gli appartenenti alle società segrete piemontesi e lombarde stavano organizzando un’insurrezione che, contemporaneamente a quella napoletana, cacciasse gli austriaci dal territorio italiano; i carbonari lombardi speravano nell’aiuto del Piemonte che avrebbe dovuto, una volta scoppiati i moti, dichiarare guerra all’Austria.
Carlo Alberto
Le speranze dei carbonari piemontesi, fra cui spiccano i nomi di Santorre di Santarosa e di Cesare Balbo, erano riposte nel principe ereditario Carlo Alberto, il quale si era lasciato irretire dalle idee cospirative dei liberali piemontesi.
Gli arresti dei carbonari in Lombardia
Alla fine del 1820 venne però decapitato il movimento insurrezionale lombardo nei suoi maggiori esponenti: alcuni, quali il conte Luigi Porro Lambertenghifurono costretti all’esilio, altri, il conte Federico Confalonieri, Pietro Maroncelli e Silvio Pellico furono condannati ad anni di carcere duro allo Spielberg, in Moravia. Le testimonianze di Silvio Pellico sulla prigionia, contenute nel volume Le mie prigioni, colpirono l’opinione pubblica europea e portarono alla chiusura del carcere.
La concezione politica dei cospiratori
Si noti come la maggior parte di questi personaggi appartenesse alla nobiltà: loro intenzione era ottenere la liberazione dallo straniero delle regioni italiane senza alcuna ripercussione dal punto di vista sociale; avrebbero anzi valutato positivamente un’estensione dell’autorità monarchica su tutto il territorio liberato.
L’abdicazione di Vittorio Emanuele I
L’insurrezione in Piemonte scoppiò fra il 10 e il 12 marzo 1821 e Vittorio Emanuele I, pur di non concedere la costituzione, abdicò a favore del fratello Carlo Felice; poiché questi era momentaneamente fuori dallo Stato, la reggenza toccò al giovane Carlo Alberto, che concesse la Costituzione spagnola.
Il voltafaccia di Carlo Alberto
Carlo Felice, però, sconfesso duramente l’operato del principe e gli ordinò di ritirarsi a Novara, rischiando, in caso contrario, il diritto di successione; Carlo Alberto mostrò ai carbonari di non voler cedere all’imposizione dello zio e nominò Santorre di Santarosa ministro della guerra; la notte stessa, però, fuggì a Novara.
La sconfitta di Novara
Le truppe di insorti, ormai indebolite, subirono una sconfitta a Novara, l’8 aprile 1821, da parte delle truppe austriache.
Marzo 1821
A questi avvenimenti si riferisce la celebre ode di Alessandro Manzoni Marzo 1821, piena di speranza; ovviamente lo scrittore la pensò prima che Carlo Alberto manifestasse il proprio tradimento.
Il congresso di Verona
Forte del successo in Italia, l’Austria organizzò un terzo congresso a Verona, verso la fine del 1822, dove venne deciso, nonostante l’opposizione dell’Inghilterra, l’intervento in Spagna.
L’intervento della Francia
La Francia, desiderosa di mostrarsi fedele al nuovo ordine internazionale, e incalzata al suo interno dall’attività degli ultras, fu inviato in Spagna nel 1823 e, il 23 agosto, annientò la rivolta con la presa della fortezza del Trocadero.
DATE:
1812 : concessa in Spagna la Costituzione di Cadice
01/01/1820 : inizio dei moti rivoluzionari in Spagna
01-02/07/1820 : inizio dei moti rivoluzionari nel Regno di Napoli
15/07/1820 : inizio della rivolta in Sicilia
Novembre 1820 : Congresso di Troppau
Gennaio 1821 : Congresso di Lubiana
07/03/1821 : sconfitta a Rieti delle truppe di Guglielmo Pepe
08/03/1921 : sconfitta ad Antrodoco delle truppe di Guglielmo Pepe
23/03/1821 : è ripristinato a Napoli il potere assoluto di Ferdinando I.
10/03/1821 : insurrezione ad Alessandria
12/03/1821 : insurrezione a Torino
08/04/1821 : sconfitta di Novara
PERSONAGGI:
Rafael de Riego – Michele Morelli – Giuseppe Salviati – Luigi Menichini – Guglielmo Pepe – Ferdinando I – Florestano Pepe – Santorre di Santarosa – Cesare Balbo – Carlo Alberto – Luigi Porro Lambertenghi – Federico Confalonieri – Pietro Maroncelli – Silvio Pellico – Vittorio Emanuele I – Carlo Felice
DOMANDE:
1) Esponi la dinamica dei moti che scoppiarono in Spagna all’inizio del 1820.
2) Fra quali forze, all’interno del fronte rivoluzionario, si manifestarono dei contrasti, una volta concessa la Costituzione?
3) Descrivi le differenti aspirazioni dei moderati e dei Comuneros.
4) Il conflitto fra moderati e radicali fu caratteristico solo della rivoluzione spagnola?
5) Perché la Santa Alleanza, in un primo momento, non intervenne in Spagna?
6) Illustra la dinamica dei moti rivoluzionari nel napoletano e indicane i principali protagonisti.
7) Quale fu il comportamento di Ferdinando I?
8) Spiega il conflitto fra radicali e murattiani e proponi un confronto con quanto accaduto in Spagna.
9) Quali furono le ragioni della rivolta in Sicilia e quali forze sociali ne presero parte?
10) Quale fu l’atteggiamento di Napoli verso le rivendicazioni della Sicilia?
11) Illustra le conclusioni cui pervennero, rispettivamente, i congressi di Troppau e Lubiana.
12) Che cosa accadde a Lubiana?
13) Individua il collegamento fra i moti nel napoletano e quelli piemontesi.
14) Illustra i propositi di alleanza fra carbonari piemontesi e lombardi.
15) Indica i principali patrioti piemontesi e lombardi e specificane la concezione politica.
16) Illustra gli eventi che condussero, dall’abdicazione di Vittorio Emanuele I alla sconfitta di Novara.
L’importanza dell’indipendenza della Grecia
I moti che condussero, fra il 1821 e il 1825, all’indipendenza della Grecia sono di vitale importanza per almeno due motivi: costituiscono il primo evidente fallimento dei principi della Santa Alleanza, di cui manifestano l’estrema debolezza; indicano la crisi irreversibile dell’Impero ottomano, destinata a condizionare la strategia politica delle maggiori potenze europee.
Il problema dei Balcani
Gli Stati europei erano pienamente coscienti dell’imminente fine dell’Impero ottomano e volevano porre le basi per una loro futura egemonia sulla zona; le tensioni fra Russia, Austria, Inghilterra e Francia che segneranno tutto il XIX secolo possono essere spiegate anche in ragione di questo disegno egemonico.
L’instabilità dei Balcani
La debolezza dell’Impero ottomano e le azioni destabilizzanti delle potenze occidentali faranno dei Balcani una zona di estrema instabilità, anche per la presenza di numerose nazionalità e gruppi etnici: serbi, croati, sloveni, mussulmani. Queste tensioni, trascinatesi per tutto il XIX secolo, troveranno drammatica risoluzione con la prima guerra mondiale.
Il rapporto con l’attualità
L’analisi dell’instabilità della zona balcanica è fondamentale per comprendere anche i tragici avvenimenti odierni, che hanno sconvolto la ex-Iugoslavia; anche in questo caso, il crollo di un potere costituito e di una potenza egemonica ha riproposto il conflitto fra le nazionalità. L’analogia fra alcune situazioni che descriveremo e l’attualità impone uno studio particolarmente attento e rigoroso.
Importanza della conoscenza dei luoghi
Non bisogna mai, in una verifica di storia, citare dei luoghi senza conoscerne l’effettiva locazione geografica; il discorso è forse ancora più rilevante per la storia dei Balcani: in ragione delle drammatiche vicende dell’attualità, è giusto pretendere da uno studente la conoscenza esatta in merito alle regioni balcaniche. E’ opportuno, quindi, munirsi di un atlante storico e verificare la collocazione dei diversi luoghi.
Le ragioni della Grecia
I Greci, oltre a rivendicare l’indipendenza per pure ragioni nazionalistiche, erano spinti da due specifiche esigenze: l’una economica, in quanto i ricchi mercanti e uomini d’affari non volevano più pagare io pesanti tributi imposti dal potere ottomano; l’altra religiosa, poiché la maggioranza della popolazione, cristiano-ortodossa, non intendeva sottostare a un’autorità mussulmana.
I leader della rivolta
I moti furono organizzati dalla società segreta Eteria, che era fortemente legata allo zar di Russia; suoi leader furono il conte di Capodistria e un aiutante dello zar, il generale Alessandro Ypsilanti, entrambi greci.
I massacri
Lo scoppio della rivolta si ebbe nel marzo 1821, quando le truppe di Ypsilanti massacrarono i presidi turchi; la reazione delle autorità imperiali fu altrettanto violenta, con il massacro, per rappresaglia, degli abitanti dell’isola di Chio.
La solidarietà internazionale
La causa greca commosse l’opinione pubblica europea e un gran numero di volontari, per lo più intellettuali romantici e nazionalisti, andarono a combattere a favore della causa dell’indipendenza. Il poeta inglese Lord Byron e il conte Santorre di Santarosa perirono in Grecia.
La sconfitta della Santa Alleanza
Secondo i principi d’equilibrio della santa Alleanza, l’impero ottomano doveva rimanere in possesso dei suoi territori e non bisognava favorire l’indipendenza della Grecia. Il Metternich riuscì, in un primo tempo, a frenare la volontà interventista dello zar di Russia, ma dovette poi cedere di fronte alla pressione dell’opinione pubblica liberale.
L’iniziativa dell’Inghilterra
L’Inghilterra, preoccupata dall’iniziativa della Russia, e volendo impedire una sua espansione verso il Mediterraneo, si fece promotrice di un incontro con la Russia e la Francia per risolvere il problema dei Balcani. Fu organizzata una flotta che distrusse completamente, a Navarino (20 ottobre 1827) quella turco-egiziana; le forze europee, piuttosto che difendere il sovrano legittimo, si schierarono con i ribelli.
L’indipendenza
La Grecia ottenne così la sua indipendenza ma il governo, di tipo assolutista, fu completamente condizionato dall’Inghilterra e dalla Russia; la corona del regno di Grecia fu affidata al principe di Baviera Ottone I.
Il moto decabrista in Russia
Il moto decabrista (così chiamato perché scoppiò nel dicembre 1825) fu poca cosa, in quanto immediatamente scoperto e represso dalle autorità zariste; è indice però dell’arretratezza politica del regime russo, distante dalle altre forme di governo europee e destinato, in futuro, a pagarne le conseguenze.
DATE:
marzo 1821 : inizio della rivoluzione in Grecia
20/10/1827 : battaglia di Navarino
dicembre 1825 : movimento decabrista in Russia
PERSONAGGI:
Conte di Capodistria – Alessandro Ypsilanti – Lord Byron
DOMANDE:
1) Indica l’importanza storica dei moti che condussero all’indipendenza della Grecia.
2) Come si impone il problema dei Balcani nel XIX secolo?
3) Precisa l’atteggiamento delle potenze europee di fronte alla crisi dell’Impero ottomano.
4) Perché una conoscenza della storia dei Balcani nel XIX secolo è utile per comprendere anche le drammatiche vicende dei nostri giorni?
5) Quali motivazioni spinsero la popolazione greca a chiedere l’indipendenza?
6) Indica i leader della rivolta e precisa il loro rapporto col potere zarista.
7) Quale effetto ebbe questa lotta sull’opinione pubblica europea?
8) Per quale motivo l’indipendenza della Grecia rappresentò una prima sconfitta della Santa Alleanza?
9) Precisa i motivi che spinsero l’Inghilterra a intervenire?
10) Quale governo si costituì in Grecia?
11) Indica l’importanza del moto decabrista.