Heidegger
CAPITOLO QUATTORDICESIMO
MARTIN HEIDEGGER(1889 – 1976)
Il linguaggio di Heidegger
Ciò che più colpisce gli studenti, quando incontrano per la prima volta la filosofia di Martin Heidegger, è l’apparente complessità del linguaggio, che sembra contorcersi su se stesso nel continuo utilizzo di termini, aggettivi, espressioni verbali relativi al concetto di essere. Il pensiero di Heidegger, sia per il suo carattere concettuale sia per la particolare terminologia, sembra incomprensibile.
La comprensione della filosofia di Heidegger
Se però non ci si lascia spaventare da questa prima impressione e si cerca di cogliere i significati dei singoli termini, ci si accorgerà che il linguaggio heideggeriano non è così astruso quale sembra a prima vista, almeno per quanto riguarda gli aspetti da considerare in una sintesi manualistica. La struttura sintattica del linguaggio di Heidegger non è complessa e, una volta comprese le singole espressioni, è agevole ricostruirne il significato; anche a livello concettuale, infatti, la filosofia heideggeriana è molto più accessibile di quanto non sembri.
La memorizzazione dei concetti
Ovviamente, come sempre è accaduto sino a ora quando ci si è trovati di fronte a filosofie dall’impostazione e dalla terminologia particolarmente originale, è importante memorizzare le principali espressioni del pensiero di Heidegger e imparare a utilizzarle immediatamente nella propria esposizione, evitando perifrasi che risulterebbero sempre inadeguate.
L’esistenzialismo
La filosofia di Heidegger inaugura la corrente dell’esistenzialismo nel XX secolo; come si ricorderà [Cfr. cap. 8, pag. 1], il primo esponente di questa corrente filosofica fu Soren Kierkegaard, che recuperò la dimensione dell’esistenza individuale in polemica con l’impostazione universalistica dell’idealismo hegeliano. Era inevitabile che tale concezione filosofica si ripresentasse in seguito alla crisi definitiva di ogni ideale metafisico, realizzatasi con il crollo dei principi positivisti [ Cfr. cap. 9] e avvertita con drammatica consapevolezza da Friedrich Nietzsche [cfr. cap. 10].
L’opposizione alla fenomenologia
Mentre, come si è già ricordato, Kierkegaard si opponeva con radicalità all’hegelismo, l’esistenzialismo di Heidegger si propone come alternativo al metodo fenomenologico di Edmund Husserl; di una concezione filosofica, quindi, che era già consapevole del crollo dei grandi sistemi universalizzanti.
Caratteristiche dell’esistenzialismo nel XX secolo
L’esistenzialismo si affermerà come corrente filosofica, nel corso del XX secolo, anche in forme profondamente distanti dalla filosofia heideggeriana e diventerà addirittura, se non una moda, una sorta di atmosfera culturale in grado di coinvolgere, in specie nel secondo dopoguerra, diverse forme di espressione intellettuale. Esempi di filosofia esistenzialista si avranno all’interno di tradizioni filosofiche differenti, quali, per esempio, il marxismo o la cultura cristiana.
Il rifiuto della fenomenologia
Heidegger era stato il più brillante allievo di Edmund Husserl e, all’inizio della propria attività filosofica, mostrò autentico entusiasmo per la fenomenologia. Poco dopo però ne rifiutò alcuni fondamentali caratteristiche, proponendo la propria analisi esistenzialista. Secondo alcuni studiosi, però, Heidegger, piuttosto che allontanarsi dalla fenomenologia, ne sviluppa alcuni presupposti secondo modalità che Husserl non aveva previsto, ma di cui terrà conto nella sua opera tarda La crisi delle scienze europee [cfr. cap. 13, pag. 7-10].
Il rapporto Husserl-Heidegger
E’ necessario separare la motivazione filosofica, legittima, che condusse Heidegger ad allontanarsi dalla dottrina del maestro, da considerazioni che coinvolgono l’aspetto umano di questa rottura, altamente drammatiche, e che gettano un’ombra sulla figura del grande filosofo tedesco. Heidegger, infatti, aderì alla politica nazista, per quanto, dopo un breve periodo iniziale, non partecipò mai attivamente alla sua realizzazione. Egli ruppe così qualsiasi rapporto con il maestro, al quale doveva tantissimo, e che, in quanto ebreo, viveva in completo isolamento.
Il rifiuto dell’epoké
Tornando all’aspetto filosofico, Heidegger rifiuta, del metodo fenomenologico, la pratica dell’epoké, ovvero della sospensione del giudizio sui fenomeni, allo scopo di coglierne le essenze [cfr. cap. 13, p.6]. Per comprendere il senso delle cose, secondo Heidegger, bisogna indagare la dimensione quotidiana dell’esistenza, in cui si offrono le possibili interpretazioni dei fenomeni e non, invece, ricercare una visione eidetica che è estranea all’esperienza.
Rifiuto della soggettività trascendentale
Abbiamo visto [cfr. cap. 13, pag.6] come il soggetto fenomenologico fosse definito da Husserl “soggettività trascendentale”, in quanto risultato di un’eliminazione dei diversi pregiudizi e, quindi, identico in tutte le individualità. Secondo Heidegger non bisogna rifiutare, invece, la dimensione individuale del soggetto, perché solo attraverso di essa si offre il senso dell’essere; questo non è ulteriore e trascendente rispetto alla quotidianità, ma si manifesta nell’ambito della vita stessa.
Il valore dei pregiudizi
Non dobbiamo temere, secondo Heidegger, la parzialità con cui il singolo soggetto interpreta il mondo e ricercare una visione pura, ovvero priva di qualsiasi caratteristica soggettiva; il mondo è un insieme di punti di vista soggettivi e, quindi, proprio in questa apparentemente disomogeneità va ricercato il suo significato.
Gadamer e l’ermeneutica
La fondazione dell’ermeneutica
L’ermeneutica è una delle principali correnti della filosofia del Novecento, il cui principale esponente è lo studioso tedesco Hans Georg Gadamer. Da un certo punto di vista la nascita dell’ermeneutica potrebbe essere individuata nel distacco di Heidegger da Husserl.
Caratteristiche dell’ermeneutica
Secondo l’ermeneutica (letteralmente: interpretazione) non è possibile cogliere nella realtà una dimensione oggettiva, in quanto qualsiasi espressione è condizionata dall’esperienza soggettiva di ognuno: il contesto in cui si vive, l’ambiente sociale, l’epoca storica, il proprio vissuto, costituiscono un bagaglio unico di esperienze che, inevitabilmente, condizionano l’interpretazione delle cose e ne impediscono una visione oggettiva.
L’analisi ermeneutica
Nell’interpretare un testo o determinati aspetti della realtà, dobbiamo quindi sempre tenere in considerazione alcuni aspetti, di carattere soggettivo, che non sono immediatamente visibili nel fenomeno analizzato, ma che ne hanno condizionato la natura. In un testo, per esempio, possiamo cogliere delle motivazioni non espresse direttamente, ma che risultano evidenti da un’analisi approfondita del contesto in cui l’opera ha avuto origine: bisogna cogliere, dunque, non solo il contenuto esplicito ma anche, fra le righe, le motivazioni profonde dell’espressione che, spesso, sfuggono allo stesso autore.
Perché con Heidegger si fonda l’ermeneutica
L’ermeneutica prende avvio con il distacco di Heidegger dalla fenomenologia husserliana, in quanto il filosofo rifiuta di cercare il senso dell’essere in una dimensione oggettiva della realtà, risultato dell’eliminazione di ogni forma di atteggiamento soggettivo; il senso della realtà gli si rivela invece proprio nel contesto in cui il soggetto agisce, nella quotidianità media.
Chi si pone il problema dell’essere?
Heidegger nota come il problema dell’essere è sempre posto da un soggetto particolare a partire dalla sua condizione quotidiana: da una parte, quindi, il problema dell’essere si rivela il più rilevante, in quanto pertiene al senso universale dell’esistenza che coinvolge tutti i fenomeni; dall’altra, l’essere si coglie solo attraverso esseri concreti (enti, nel linguaggio di Heidegger) che si interrogano sui motivi della loro esistenza.
Il primato ontologico e ontico
Heidegger parla allora di un primato ontologico e di un primato ontico del problema dell’essere: il primo indica il ruolo fondamentale di questo problema che coinvolge tutti gli esseri particolari, il secondo indica come tale problema si manifesti solo nell’ente, cioè in un essere determinato. Per ontico si intende infatti la dimensione individuale dell’essere, opposta a quella universale (ontologico).
Il problema dell’essere dell’Esserci
Secondo Heidegger, poiché l’essere si manifesta solo negli enti, per risolvere il problema dell’essere, bisogna prima cogliere il senso dell’essere dell’ente, cioè di un essere determinato e, a partire da questo, risolvere il problema del senso dell’essere in generale. Fra gli enti, si deve analizzare quello che manifesta il primato ontico-ontologico, ossia l’Esserci (essere-qui), espressione con il quale Heidegger indica la realtà umana, l’unico in grado di porsi il problema del senso del proprio essere.
L’analitica dell’Esserci
Heidegger chiama Analitica dell’Esserci l’analisi preparatoria che ha come oggetto il senso dell’essere dell’Esserci e che costituisce l’argomento del suo capolavoro, Essere e tempo. Rivelando il senso dell’essere dell’Esserci, indagato nei suoi modi d’esistenza quotidiani, è possibile scoprire successivamente il senso dell’essere in generale.
La storia della filosofia secondo Heidegger
Analogamente a Nietzsche, Heidegger rifiuta tutta la storia della filosofia occidentale, definita metafisica e ritiene che il proprio pensiero risolva in positivo questa crisi del pensiero. Caratteristica della metafisica è, a parere di Heidegger, il non avere saputo affrontare il problema dell’essere in generale, confondendolo con l’essere di un ente particolare.
L’oblio dell’essere
La filosofia occidentale è stata caratterizzata così da un “oblio dell’essere”, che ha erroneamente identificato l’essere di un ente particolare con l’essere in generale. Heidegger, proponendosi di risolvere il problema dell’essere in generale, intende superare questo scacco del pensiero occidentale.
Le contraddizioni della filosofia heideggeriana
Abbiamo detto come Heidegger, per risolvere il problema dell’essere, intende prima cogliere il senso dell’essere dell’Esserci; l’Analitica dell’Esserci, dunque, altro non è che un’analisi di un ente specifico, al pari delle precedenti metafisiche. Heidegger, come vedremo, una volta conclusa l’Analitica dell’Esserci, avrà difficoltà a risolvere il problema del senso dell’essere in generale e lascerà incompiuta la propria opera. Qualcuno ha fatto notare che in questo modo la filosofia di Heidegger, limitandosi, ad un’analisi del senso dell’essere di un ente particolare, non si differenzia dalle precedenti metafisiche che intende invece superare.
ESPRESSIONI SIGNIFICATIVE
Esistenzialismo – Quotidianità media – Ermeneutica – Problema dell’essere in generale – Primato ontologico – Primato ontico – L’essere dell’ente – Esserci – L’essere dell’Esserci – Analitica dell’Esserci – Oblio dell’essere
DOMANDE
1) Riprendi le caratteristiche dell’esistenzialismo.
2) Per quale motivo questa corrente filosofica, fondata da Soreen Kierkegaard, trova all’inizio del XX secolo, un contesto culturale adatto a una sua ripresa?
3) Quali sviluppi avrà l’esistenzialismo nel corso del secolo?
4) Spiega i motivi che indussero Heidegger a rifiutare la fenomenologia.
5) Per quale motivo l’epoké non è in grado di rivelare il senso dell’essere?
6) Spiega le ragioni per cui Heidegger nega il valore di una soggettività trascendentale.
7) Descrivi le caratteristiche dell’ermeneutica.
8) Per quale motivo l’ermeneutica ritiene di poter cogliere il significato di un testo, pur non esplicitato nel suo contenuto?
9) Perché si ritiene che Heidegger abbia fondato l’ermeneutica?
10) Distingui fra problema dell’essere in generale e senso dell’essere dell’ente.
11) Spiega il significato delle espressioni primato ontologico e primato ontico del problema dell’essere.
12) Che cos’è l’Analitica dell’Esserci?
13) Quale scopo si prefigge Heidegger attraverso l’Analitica dell’Esserci?
14) Come concepisce Heidegger il proprio ruolo nella filosofia?
15) Riprendi l’interpretazione heideggeriana della storia della filosofia occidentale.
16) Che cosa s’intende con oblio dell’essere?
17) Perché, per alcuni studiosi, l’impostazione della filosofia di Heidegger sarebbe, nel suo insieme, contraddittoria?
Heidegger e Kierkegaard
Heidegger inizia l’Analitica dell’Esserci tracciando alcune caratteristiche peculiari di questo ente privilegiato; è interessante sottolineare l’affinità fra alcune di queste caratteristiche e particolari analisi di Kierkegaard, per cogliere la continuità fra le due impostazioni esistenzialistiche.
Le caratteristiche dell’Esserci
Le principali caratteristiche dell’Esserci sono le seguenti:
1) l’Esserci è sempre mio, nel senso che il suo essere individuale e legato a un singolo soggetto determinato;
2) la sua essenza consiste nella sua esistenza e
3) questa esistenza è continua possibilità, nel senso che l’Esserci deve continuamente scegliere fra diverse possibilità d’esistenza.
Essenza ed esistenza nell’Esserci
Conviene forse spiegare meglio la seconda caratteristica, che si collega direttamente alla terza: l’Esserci non è paragonabile agli altri enti passivi, gli oggetti. Questi hanno come caratteristica essenziale (essenza) la particolare forma a cui aderiscono (la forma tavolo per l’oggetto tavolo). L’Esserci, invece, ha come caratteristica essenziale il poter agire e scegliere fra le possibilità di vita: la sua essenza coincide, allora, con la caratteristica particolare della sua esistenza.
L’essere-nel-mondo
L’Esserci è un ente la cui esistenza si caratterizza per avvenire in un mondo, nel quale l’Esserci agisce e dove coglie le possibilità della propria vita: tale caratteristica fondamentale dell’Esserci è detta da Heidegger essere-nel-mondo.
Gli esistenziali
Heidegger individua nell’essere-nel-mondo la struttura generale dell’Esserci; questa è formata da tre categorie che egli chiama esistenziali. Analogamente a quanto accadeva per la coppia concettuale ontico\ontologico, i concetti di esistenziali ed esistentivi hanno un identico significato, applicato però, rispettivamente, all’ambito individuale e generale. Gli esistenziali sono le categorie generali dell’esistenza, mentre gli esistentivi sono le stesse categorie riferite al singolo individuo.
I tre esistenziali
I tre esistenziali concepiti da Heidegger sono:
1) il mondo nella sua mondità
2) il con-Esserci
3) l’in-Essere come tale.
L’analisi di ciascuno di essi dà origine ad alcuni fra i concetti più distintivi del pensiero heideggeriano.
Il mondo nella sua mondità
Il primo esistenziale intende sottolineare come l’essere dell’Esserci si realizzi in un particolare ambiente, chiamato da Heidegger “mondità in generale”: si tratta del mondo in cui da sempre l’uomo si trova a vivere, costituito dall’insieme degli oggetti e dei rapporti che l’Esserci intrattiene con essi.
Distanza da Husserl
Questo primo esistenziale permette di approfondire ulteriormente la distanza di Heidegger dalla fenomenologia di Husserl: l’essere dell’Esserci non ha senso al di fuori della considerazione di quel mondo in cui l’Esserci stesso vive; è assurdo allora, per coglierne il senso, metterlo fra parentesi, per accedere a una dimensione trascendentale che non ha rapporti con la realtà effettiva.
Il commercio intramondano
La mondità vede l’Esserci in continuo rapporto con gli oggetti, che gli si offrono come strumenti per raggiungere particolari scopi: questo rapporto con gli oggetti è detto da Heidegger “commercio intramondano”; in esso l’Esserci manifesta una “visione ambientale preveggente”, ovvero gli oggetti gli indicano non solo la propria presenza, ma anche gli scopi che, tramite essi, l’Esserci può raggiungere: un oggetto indica all’uomo un rimando, un’utilizzabilità o, nel caso di un oggetto rotto che non realizza gli scopi per cui esiste, un’importunità o impertinenza.
Il con-esserci
Un oggetto è semplicemente presente, ovvero si offre passivamente alla volontà manipolatoria degli individui; un rapporto con l’oggetto è dunque improntato all’utilizzabilità. Diversa è invece la relazione con gli altri Esserci, compresa in questo secondo esistenziale. L’essere dell’Esserci prevede sempre, oltre a una mondità in cui l’Esserci si trova ad agire, la presenza di altri Esserci con cui entrare in relazione.
Il prendersi cura e l’aver cura
Mentre nei confronti degli oggetti l’Esserci ha l’atteggiamento del prendersi cura, ovvero manifesta l’attenzione di conservare negli oggetti integra la loro utilizzabilità, verso altri Esserci egli manifesta l’aver-cura, un’affettività disinteressata, non finalizzata cioè a uno scopo pratico ma frutto di un sentimento di reciprocità.
L’in Essere come tale
Il terzo esistenziale descrive una caratteristica più generale, rispetto alla quale i primi due sembrano essere delle particolarità: l’in Essere indica come l’essere dell’Esserci sia sempre dentro (in) qualcosa; non è cioè un essere puro che si trova in un contesto più o meno per ragioni contingenti, ma il contesto, il luogo in cui è, fa parte in maniera determinante della sua costituzione d’essere.
Differenza dal primo esistenziale
Sembrerebbe che l’in essere non aggiunga molto di più rispetto alla mondità; mentre però, nel primo esistenziale, ci si concentrava sull’ambiente che circonda l’essere e che determina la sua attività, qui ci si concentra proprio sulla situazione in cui l’essere dell’Esserci si manifesta, che è sempre quella di esser dentro qualcosa.
La gettatezza
Il concetto di gettatezza indica come l’Esserci si trova a essere gettato nel mondo, in quanto l’esistenza gli è imposta indipendentemente dalla sua volontà; l’Esserci è inserito immediatamente in una situazione (mondo) nella quale si trova costretto ad agire.
La comprensione
Heidegger precisa che la gettatezza è una condizione affettiva, in cui l’uomo comprende l’impossibilità di mutare la costituzione del proprio essere; solo dunque nella dimensione dell’in-essere è possibile per l’uomo articolare una possibile comprensione del mondo [cfr. sopra le osservazioni sull’ermeneutica], poiché il senso del proprio essere si dà sempre in un contesto imprescindibile.
Le due possibilità dell’esistenza
L’Esserci è un progetto che deve realizzare le possibilità implicite nel suo essere-nel-mondo; a seconda di come l’Esserci si pone rispetto ai propri possibili, Heidegger indica due diversi modi di esistenza: la vita autentica e la vita inautentica, che corrispondo a due forme differenti di comprensione del proprio essere. La prima non riesce a emanciparsi dalla condizione media della quotidianità; la seconda, invece, si origina da una profonda consapevolezza di se stessi.
Le caratteristiche della deiezione
Con il termine deiezione Heidegger indica lo scadimento dell’Esserci nella dimensione inautentica della quotidianità anonima: nell’ambito della deiezione prevalgono la chiacchiera, l’equivoco, la curiosità. Non vi è un’autentica comprensione ma un adeguamento alle convenzioni; la deiezione è il dominio del si impersonale, in cui non si giunge alla verità, ma ad un falso sapere inconsistente, di cui la chiacchiera o l’equivoco rappresentano emblematicamente la vacuità.
Nessun giudizio morale
L’intenzione di Heidegger non è quella di attribuire un giudizio di valore negativo all’esistenza inautentica, ma semplicemente individuare in essa una possibile condizione d’essere dell’Esserci; l’esistenza anonima è parte integrante della costituzione d’essere dell’Esserci e, in quanto tale, è un esito eventuale della sua esistenza.
La Cura
La totalità delle determinazioni che costituiscono l’essere dell’uomo è indicata da Heidegger con il nome di cura; il prendersi cura e l’avere cura, sopra richiamati, sono due esplicazioni della cura intesa come il senso generale dell’esistenza.
La cura come conseguenza dell’essere-nel-mondo
La cura, intesa cioè la preoccupazione dell’uomo verso il mondo nel quale deve realizzare le proprie possibilità, indica la condizione fondamentale di un essere che è stato gettato nel mondo; in altre parole, l’Esserci, gettato e quindi caratterizzato nella sua costituzione d’essere dall’essere-nel-mondo, esplicita il suo essere nella Cura, ossia nella preoccupazione verso il contesto in sui si realizza il proprio essere.
L’esistenza autentica
L’esistenza autentica si contrappone, evidentemente, alla medietà quotidiana del si impersonale; essa si realizza con la comprensione da parte dell’Esserci della sua possibilità più propria che, una volta compresa, può condurlo a realizzare, nell’esistenza, il proprio autentico essere.
La morte
Fra le possibilità che l’Esserci può realizzare, la morte è la più significativa perché è l’unica assolutamente certa ed è quella che condiziona l’essere stesso dell’Esserci; difatti la morte pone fine all’esistenza dell’Esserci e, essendo certa, è l’unica possibilità presente all’Esserci sin dall’inizio del suo apparire.
La morte come parte dell’Esserci
La morte non è allora un fattore esterno che aggredisce l’Esserci annientandolo, ma è un momento determinante della sua stessa costituzione d’essere ed è, infine, la realizzazione dell’essere stesso, essendo la sua possibilità più significativa.
L’essere-per-la-morte
Una volta compreso il senso più autentico del proprio essere, l’Esserci può vivere in maniera autentica; si tratta, per Heidegger, di realizzare l’essere-per-la-morte, ossia vivere la propria esistenza tenendo sempre presente che la morte è la più autentica delle proprie possibilità.
Anticipare la propria morte
L’essere-per-la-morte anticipa la morte in quanto individua nella sua possibilità il senso dell’esistenza; non si tratta però della morte reale e, quindi, non può essere realizzata attraverso l’atto del suicidio. Si tratta invece di una comprensione autentica della nostra costituzione d’essere per cui, in ogni azione che si compie, si deve sempre tenere presente che la morte rappresenta l’esito del nostro esistere.
La decisione anticipatrice
La presa di consapevolezza dell’Esserci, che si realizza nell’essere-per-la-morte, è frutto di una decisione chiamata da Heidegger “anticipatrice”, proprio perché l’essere-per-la-morte anticipa la possibilità della morte; il termine decisione si rivela molto indicato a esprimere questa esperienza, in quanto l’essere-per-la-morte strappa l’Esserci dall’impersonalità quotidiana e lo conduce a un’autentica presa di coscienza.
La chiamata della coscienza
Che cos’è, però, che risveglia nell’Esserci immerso nella dimensione dell’anonimato quotidiano l’autentica percezione di sé? Heidegger parla di chiamata della coscienza; non bisogna intendere questo concetto heideggeriano in senso religioso, come la voce di una personalità esterna che illumina il singolo soggetto.
La consapevolezza della propria esistenza
La chiamata della coscienza è semmai la percezione del senso della propria esistenza che, ad un certo punto, si afferma con evidenza: l’Esserci immerso nellacura quotidiana delle cose avverte l’inadeguatezza del proprio esistere che, nella dimensione della mondità, non riesce mai a realizzarsi. Questa incompletezza dell’esistenza lo porta a interrogarsi sul senso del proprio essere e a individuarlo nella morte.
La colpa
Quale messaggio la coscienza invia all’Esserci? Heidegger afferma che la coscienza richiama l’Esserci al “proprio essere colpevole”. Anche in questo caso si deve interpretare il concetto di colpa come una categoria esistenziale, senza caricarlo di significati morali che il filosofo non gli attribuisce. La colpevolezza rimanda invece sia alla condizione della gettatezza sia alla possibilità della morte, che indicano all’Esserci la sua nullità e infondatezza.
L’angoscia
Il concetto di angoscia (chiaro richiamo alla filosofia di Kierkegaard) caratterizza lavita autenticaed è, quindi, lo stato emotivo più adeguato alla condizione dell’Esserci. L’angoscia è la consapevolezza dell’Esserci del suo essere-per-la-morte, del nulla indeterminato che costituisce la possibilità più autentica della propria esistenza.
La paura e l’angoscia
Mentre il sentimento della paura appartiene alla vita inautentica, in quanto si ha paura sempre di una realtà determinata, l’angoscia è un sentimento che si prova di fronte a una realtà indeterminata; l’angoscia non si deve identificare con la paura della morte, ma deriva dalla comprensione che il proprio essere non ha un fondamento: si manifesta cioè come Esserci improvvisamente gettato nel mondo, la cui esistenza è proiettata verso il nulla.
La storicità
Il riferimento alla storicità conclude Essere e tempo: Heidegger afferma, a conclusione del suo capolavoro, come la costituzione dell’Esserci, esemplificata dall’esistenza autentica, sia temporale e, di conseguenza, storica. La storicità dell’Esserci, che implica evidentemente dinamismo, ribadisce che il suo essere è completamente differente da quello degli oggetti, semplicemente presenti nel mondo.
Passato-presente-futuro
Nell’esistenza autentica noi vediamo infatti incrociarsi le tre fondamentali dimensioni temporali: l’Esserci è un progetto (ovvero realizza nel presente le proprie possibilità) a partire dalla propria condizione di essere-gettato (passato), nella consapevolezza della propria autentica possibilità, l’essere-per-la-morte (futuro).
L’incompiutezza di Essere e tempo
Una volta colto il senso dell’essere dell’Esserci, e quindi esaurita l’Analitica esistenziale, Heidegger dovrebbe affrontare il problema del senso dell’essere in generale. Invece a questo punto l’opera si interrompe, non portando a termine il suo principale scopo.
L’impossibilità del linguaggio
Heidegger giustifica l’interruzione della sua ricerca con la motivazione che il linguaggio, legato all’essere dell’ente, non è in grado di esprimere il senso dell’essere in generale; non è possibile infatti comunicarlo con gli stessi termini utilizzati dalla metafisica tradizionale.
Il secondo Heidegger
Alcuni anni dopo Heidegger darà alla luce diverse opere che, nel loro complesso, sono indicate come proprie del “secondo Heidegger”; in questi scritti si registrerebbe una svolta che, secondo alcuni studiosi, segna un completo all’allontanamento dall’impostazione filosofica di Essere e tempo: altri interpreti negano però l’esistenza della “svolta” e affermano che Heidegger, in questa seconda fase della sua attività, ha inteso completare la ricerca di Essere e tempo, attraverso l’elaborazione di un linguaggio capace di esprimere il senso dell’essere in generale.
ESPRESSIONI SIGNIFICATIVE
Caratteristiche dell’Esserci: 1) essere-sempre-mio
2) la sua essenza consiste nella sua esistenza
3) esistenza come possibilità
Essere-nel-mondo: esistenziali: 1) il mondo nella sua mondità
2) il con-Esserci
3) l’in-essere come tale
Ontico\ontologico – Esistentivo\esistenziale
Commercio intramondano – Visione ambientale preveggente – Rimando – Utilizzabilità – Importunità – Impertinenza – Semplice presenza – Prendersi cura – Avere cura – L’essere-gettato – L’apertura – Esistenza autentica – Esistenza inautentica – Deiezione – Chiacchiera – Curiosità – Equivoco – “Si” impersonale – Cura – L’essere-per-la-morte – Decisione anticipatrice – Chiamata della coscienza – Essere colpevole – Paura\angoscia – Storicità
DOMANDE
1) Individua, fra i diversi concetti presentati nella presente sezione, quelli che rimandano con chiarezza alla filosofia di Kierkegaard.
2) Illustra le tre caratteristiche fondamentali dell’Esserci e spiegane le caratteristiche.
3) Per quale motivo, nell’Esserci, coincidono essenza ed esistenza?
4) Definisci l’essere-nel-mondo e illustrane le tre dimensioni costitutive.
5) Che cosa sono gli esistenziali?
6) Proponi un confronto fra la coppia di concetti ontico\ontologico e quella esistentivo\esistenziale.
7) Individua le principali caratteristiche della mondità.
8) Perché, nell’esistenziale della mondità, possiamo cogliere ulteriormente la distanza fra la concezione di Heidegger e quella di Husserl?
9) Che cos’è il commercio intramondano?
10) Definisci i concetti di rimando, utilizzabilità, importunità o impertinenza.
11) Che cos’è il con-esserci?
12) Distingui fra prendersi cura e avere cura.
13) Definisci l’in-essere come tale e individuane le principali caratteristiche.
14) Illustra la categoria esistenziale di gettatezza.
15) Illustra il concetto di comprensione in riferimento alla costituzione d’essere dell’Esserci; proponi inoltre un confronto con quanto affermato, nella sezione precedente, a proposito dell’ermeneutica.
16) Distingui fra esistenza autentica ed esistenza inautentica.
17) Definisci la deiezione e illustrane le caratteristiche.
18) Perché lo scadimento nell’autenticità si esprime attraverso la chiacchiera e l’equivoco?
19) Heidegger propone un giudizio morale sull’esistenza inautentica?
20) Definisci la cura.
21) Perché la morte è la possibilità più autentica dell’Esserci?
22) Precisa il significato dell’essere-per-la-morte.
23) Che cos’è la decisione anticipatrice?
24) Come si deve interpretare la chiamata della coscienza?
25) In che cosa consiste l’essere colpevole dell’Esserci?
26) Definisci l’angoscia e distinguila dalla paura.
27) Perché l’esistenza autentica rivela l’essere storico dell’Esserci?
28) Illustra con precisione la natura storica dell’Esserci.
29) Spiega i motivi per cui Heidegger non ha completato Essere e tempo.
Il problema della metafisica
Per circa quindici anni, successivi alla pubblicazione di Essere e tempo, Heidegger approfondisce, in scritti molto più brevi del precedente, per lo più registrazioni di conferenze, il tema della metafisica. Era urgente infatti, per il filosofo, comprendere le principali caratteristiche della tradizione filosofica occidentale, il cui riflettersi nel linguaggio impediva di risolvere il problema dell’essere in generale.
Definizione di metafisica
Heidegger con l’espressione metafisica intende tutta la storia del pensiero occidentale, il cui errore è stato di non avere compreso la trascendenza del concetto di essere rispetto all’ente; la metafisica ha sempre argomentato sull’essere dell’ente credendo però di risolvere il problema dell’essere.
Vicinanza con Nietzsche
Si noti l’affinità con le convinzioni di Nietzsche, il quale pure riteneva metafisica l’intera filosofia occidentale; frequenti sono, negli scritti heideggeriani di questo periodo, le riflessioni su Nietzsche, indispensabile per proporre in modo fondato l’oltrepassamento dell’orizzonte metafisico.
La differenza ontologica
Nello scritto L’essenza del fondamento Heidegger rimarca il valore della differenza ontologica, ovvero la distinzione fra essere e ente. Sulla base del concetto di gettatezza, Heidegger sottolinea come l’Esserci sia l’autentico fondamento di ogni riflessione, in quanto, inserito a forza in un mondo, possiede già una precomprensione sulla quale si articolerà il sapere successivo. Tale precomprensione è la comprensione preliminare di esistere e, quindi, la percezione dell’essere.
L’apertura dell’Esserci all’essere
L’Esserci è allora il fondamento insuperabile rispetto al quale si realizza qualsiasi significato ma, poiché la caratteristica principale del suo essere e la precomprensione dell’essere, contiene un’apertura verso l’essere, nel senso che la sua stessa esistenza rivela la condizione dell’essere in generale. Come afferma Heidegger: “ogni verità ontica presuppone la verità ontologica”, cioè ogni verità relativa a un essere individuale (Esserci) presuppone l’essere in generale.
Il ruolo della metafisica
La necessità di superare la metafisica non significa che Heidegger la ritenga un errore teoretico evitabile, in quanto la metafisica, pur occultando l’essere, è implicita nella relazione di apertura e chiusura che l’Esserci mantiene con l’essere. In altre parole, proprio perché da una parte, l’Esserci si comprende come fondamento e dall’altra, ha una precomprensione dell’essere in generale, apre e contemporaneamente chiude all’essere, lo percepisce come problema oppure lo confonde con l’ente.
Il concetto di verità
Un esempio di questa possibilità dell’Esserci di aprirsi o chiudersi all’essere si ha nella trasformazione che, nel corso della storia della filosofia, subisce il concetto di verità. In senso originario (riccorrendo all’etimologia del termine greco a-leteia) verità indica un disvelamento, ovvero l’illuminazione di una realtà nascosta.
Verità come adeguazione alla cosa
Successivamente, il concetto di verità, piuttosto che riferirsi alla scoprimento di ciò che era nascosto, acquista un valore positivo, indicando una completa adeguazione del concetto alla cosa percepita. La verità non si riferisce più alla dimensione trascendente che l’Esserci pre-comprende in sé, ma viene identificata con l’ente, realizzando un pensiero di carattere metafisico.
L’oblio dell’essere, la deiezione e la tecnica
L’oblio dell’essere, ovvero la confusione fra essere e ente, conduce all’esistenza inautentica e alla esperienza della deiezione. Il culmine di questo processo di dimenticanza si ha con il dominio della tecnica, inteso da Heidegger come il momento di maggiore inautenticità dell’esistenza, in quanto realizza il potere esclusivo dell’ente.
Superamento della metafisica
Nonostante il fatto che la metafisica sia una possibilità implicita nella costituzione d’essere dell’Esserci, è necessario per Heidegger superarla, ovvero recuperare la consapevolezza dell’Esserci come fondamento non superabile, collocato in un ambito che lo trascende ma del quale possiede una precomprensione.
Nessun concetto positivo
Il superamento della metafisica non conduce allora all’elaborazione di un concetto positivo relativo all’essere, in quanto il rapporto con l’essere è costitutivo dello stesso Esserci e non può essere da quest’ultimo contemplato da un punto di vista oggettivo ed esterno.
Un nuovo modo di pensare
Non è possibile allora cogliere l’essere come un oggetto qualunque, ponendosi in una semplice relazione soggetto-oggetto; bisogna invece esercitare la propria capacità di riflessione in un modo completamente nuovo, il solo capace di intuire la relazione costitutiva fra l’essere e l’Esserci.
Il pensiero dell’essere
Nello scritto Lettera sull’umanismo Heidegger si sofferma sull’espressione “pensiero dell’essere”, ponendosi il problema della possibilità, da parte dell’uomo, di cogliere l’essere attraverso il pensiero. Il filosofo arriva a due conclusioni:
1) il pensiero, in quanto espressione dell’Esserci, comprende entro di sé l’essere;
2) questa appartenenza del pensiero all’essere rende possibile la comprensione di quest’ultimo.
L’apertura dell’Esserci all’essere
Nell’affrontare la relazione fra l’Esserci e l’essere, Heidegger si richiama sempre al concetto di gettatezza: l’Esserci, gettato nel mondo, è sempre apertoall’essere; anzi, è proprio l’essere che getta l’Esserci nelle possibilità.
L’accadere e l’evento
Per spiegare questo rapporto originario che realizza la getattezza dell’Esserci, Heidegger introduce i concetti di accadere e di evento: l’essere accade (si realizza) nel momento in cui getta l’Esserci nel mondo; l’Esserci costituisce allora l’evento dell’essere, il progetto, l’insieme delle possibilità attraverso cui l’uomo entra in rapporto con se stesso e con il mondo.
L’Esserci è necessario all’essere
Ne consegue che l’Esserci è necessario all’essere, in quanto senza l’Esserci l’essere non potrebbe accadere; in altre parole, l’essere si realizza attraverso l’uomo, mentre l’uomo può esistere solo nell’orizzonte dell’essere. Non si possono dunque contrapporre questi due concetti come poli di un qualsiasi rapporto di conoscenza (soggetto e oggetto).
ESPRESSIONI SIGNIFICATIVE
Metafisica – Differenza ontologica – Apertura – Verità – Disvelamento – Pensiero dell’essere – Accadere – Evento – Progetto
DOMANDE
1) Individua i motivi per cui Heidegger, dopo avere lasciato incompiuto Essere e tempo, si dedica allo studio della tradizione metafisica.
2) Riprendi la definizione heideggeriana di metafisica.
3) Perché Heidegger, in questa fase della sua attività, si interessa particolarmente al pensiero di Nietzsche?
4) Spiega che cosa s’intende con l’espressione differenza ontologica.
5) Perché l’Esserci è sempre aperto all’essere?
6) Quale funzione storica assegna Heidegger alla metafisica?
7) Contrapponi il concetto tradizionale di verità a quello proposto da Heidegger.
8) Individua le relazioni fra oblio dell’essere, deiezione e trionfo della tecnica.
9) Per quale motivo è necessario il superamento della metafisica?
10) A quale tipo di conoscenza conduce il superamento della metafisica?
11) Precisa l’importanza dell’espressione “pensiero dell’essere” contenuta nella Lettera sull’umanismo.
12) Illustra la relazione fra essere ed Esserci, utilizzando i concetti di accadere, evento e progetto.
13) Spiega i motivi per cui tra Esserci ed essere esiste un rapporto necessario.
L’importanza della riflessione heideggeriana sull’opera d’arte
Nel 1935 Heidegger pubblica un saggio intitolato Sull’origine dell’opera d’arte. L’importanza di questo saggio sta nel fatto che modifica la considerazione di Heidegger nei confronti dell’oggetto e, di conseguenza, l’intera considerazione del mondo.
La deiezione
Alla sfera della semplice presenza era collegata l’esistenza inautentica, che condannava l’Esserci a essere deietto. L’esistenza autentica veniva recuperata attraverso l’assunzione della morte come possibilità più propria, quindi attraverso un rapporto di negazione nei confronti della realtà esterna.
L’esistenza inautentica e l’arte
L’opera d’arte rappresenta invece un oggetto che sfugge alla semplice presenza e si presenta dunque come un evento; l’esperienza estetica diventa allora una possibilità positiva di realizzare l’esistenza autentica, liberandoci dal dominio dell’ente che caratterizza la dimensione della quotidianità media.
L’irriducibilità al mondo
L’oggetto che rappresenta l’opera d’arte sfugge alla dimensione della semplice presenza, in quanto non rimanda a un possibile uso, come ogni altro oggetto; l’opera d’arte si impone all’attenzione per se stessa, per il valore che la sua presenza contiene e non per scopi ulteriori. In questo senso Heidegger afferma che è “irriducibile al mondo”, ovvero non rientra nella serie dei rimandi alla base del criterio di utilizzabilità.
Il mondo dell’opera d’arte
L’opera d’arte è un oggetto che, da un certo punto di vista, non fa parte di questo mondo ma, anzi, dà origine essa stessa a un mondo nuovo; l’esperienza estetica contribuisce infatti ad allontanarci dalla quotidianità media e ci offre una serie di simboli e significati che costituiscono una dimensione differente della realtà.
L’arte e l’apertura dell’essere
L’opera d’arte è dunque un evento dell’essere e, attraverso la sua natura oggettuale non limitata alla semplice presenza, contribuisce al disvelamento della verità, intuibile attraverso il mondo nuovo cui l’opera d’arte dà origine. D’altra parte l’essere, che è precompreso dall’Esserci ma mai afferrabile completamente. si rivela e contemporaneamente si ritrae nell’opera d’arte, che esplicita così il complesso rapporto dell’uomo con l’essere di cui fa parte.
La poesia
La poesia è considerata da Heidegger l’arte per eccellenza: tale superiorità le deriva dall’uso della parola e dalla creazione di un particolare linguaggio.
La parola poetica
Nella poesia la parola non è importante per il significato che esprime ma per un coinvolgimento emotivo che realizza; mentre il linguaggio quotidiano si limita a rimandare agli oggetti semplicemente presenti, nella poesia la parola ha una propria unicità e un proprio valore: “è come se accadesse per la prima volta”, scrive Heidegger.
La parola come accadere dell’essere
La parola poetica è dunque l’accadere dello stesso essere e manifesta l’apertura dell’essere che pone l’Esserci e gli enti come manifestazioni di se stesso. La poesia è dunque la forma d’espressione capace di rivelarci quel rapporto necessario fra essere ed Esserci, che è sempre pre-compreso ma che solo nell’esperienza estetica riesce in parte a rivelarsi.
Il rapporto con Essere e tempo
Secondo alcuni studiosi, con la teoria del linguaggio poetico Heidegger avrebbe conseguito quanto si era proposto in Essere e tempo: l’illustrazione di un linguaggio non inficiato dai dogmi della metafisica, capace di esprimere l’essere in quanto evento e, di conseguenza, di non confondere l’essere dell’ente con l’essere in generale.
ESPRESSIONI SIGNIFICATIVE
Opera d’arte – Irriducibilità al mondo – Evento dell’essere – Poesia – Parola poetica – Parola come accadere dell’essere
DOMANDE
1) Illustra l’importanza del saggio del 1935, Sull’origine dell’opera d’arte.
2) Quale differenza esiste fra l’opera d’arte e un oggetto semplicemente presente?
3) Perché l’opera d’arte non conduce alla deiezione?
4) Spiega la singolarità dell’opera d’arte in quanto oggetto.
5) Per quale motivo l’opera d’arte apre un altro mondo?
6) Illustra l’opera d’arte quale evento dell’essere?
7) Per quale motivo l’essere, nell’opera d’arte, contemporaneamente si apre e si chiude?
8) Spiega l’importanza attribuita da Heidegger alla poesia.
9) Illustra le particolarità della parola poetica.
10) Proponi una relazione fra Essere e tempo e gli scritti del “secondo” Heidegger.