24
Nov
2006

Dal 1849 al 1860

CAPITOLO SETTIMO

1849 – 1861

Il contenuto del capitolo

Il presente capitolo prende in esame gli eventi europei dalla fine dei moti del 1848 alla proclamazione dell’unità d’Italia: la formazione del II Impero in Francia, la politica interna ed estera del Piemonte, la situazione dei Balcani e la guerra di Crimea, la seconda guerra d’indipendenza, la spedizione dei Mille e l’unità d’Italia.

Struttura unitaria del capitolo

Alcuni di questi argomenti possiedono di per se stessi un’estrema importanza, in quanto testimoniano un imponente trasformazione dell’Europa a livello politico, economico e sociale; è inevitabile però, dal nostro punto di vista, leggere tutti questi eventi, anche quelli in apparenza meno pertinenti, alla luce dell’unità italiana.

Le condizioni che permettono l’unità italiana

L’unità italiana diventa possibile, come già si è ricordato, grazie ai nuovi rapporti di forza internazionali creatisi in Europa dopo le rivoluzioni del 1848: tutto ciò che si verificò in quegli anni ebbe una particolare influenza sulla situazione politica dell’Italia e contribuì a creare le condizioni per l’unificazione del territorio.

Consiglio per lo studio
E’ importante dunque conoscere adeguatamente i singoli argomenti proposti ma, nel contempo, metterli in relazione fra loro; per favorire una tale comprensione si sono elaborate, nel presente testo, domande che evidenziano le relazioni fra i diversi argomenti, aiutando lo studente nella rielaborazione dei contenuti.

1. Il secondo Impero in Francia

L’importanza del secondo Impero per l’unità italiana

La formazione del secondo imperò in Francia sarà decisiva per far trionfare la causa dell’unità italiana: la Francia, infatti, sganciandosi dal ruolo subalterno che le aveva assegnato il Congresso di Vienna, cercava di riconquistare un ruolo egemone in Europa contrapponendosi agli interessi austriaci. Lo Stato del Piemonte riuscirà a sfruttare diplomaticamente i disegni della Francia, utilizzando l’alleato transalpino per liberare i territori italiani dominati dagli Asburgo.
 
Il colpo di Stato del 1851
Dopo avere rafforzato, in qualità di Presidente della Repubblica, il proprio potere personale, Luigi Bonaparte realizzò un colpo di stato il 2 dicembre 1851, con il quale, attraverso arresti e una decisa repressione, mise a tacere tutti i gruppi d’opposizione.

La restaurazione dell’Impero
Esattamente un anno dopo, il 2 dicembre 1852, Luigi Bonaparte si fa incoronare imperatore col nome di Napoleone III, dal momento che il figlio legittimo di Napoleone I era morto. Ha inizio così quella fase della storia francese nota come secondo Impero, durante il quale la nazione si trasforma in una moderna potenza economica e politica.

Il regime bonapartista
Napoleone III dà origine a un governo tipicamente autocratico: l’imperatore era affiancato da tre organismi, il Consiglio di Stato, il Senato e il Corpo legislativo, che avevano però una funzione puramente formale, limitandosi a ratificare le decisioni del capo dello Stato.
Il bonapartismo
Per bonapartismo si intende, in primo luogo, il movimento politico che in Francia rivendicava ai discendenti di Bonaparte il diritto al trono di Francia; il termine definisce però anche la forma autocratica di governo che si realizzò durante il regno di Napoleone III. Il bonapartismo è allora una categoria politica, utilizzabile anche ai nostri giorni, che indica un regime personale e autoritario e che pretende, però, attraverso l’uso del plebiscito, di godere di un consenso popolare.

Il plebiscito
Il plebiscito  è una consultazione popolare che in genere verte su argomenti riguardanti l’assetto dello stato e del governo; solitamente è utilizzato dai governanti per ratificare delle decisioni già prese d’autorità. Napoleone III, per esempio, ne organizzò due per dimostrare il consenso popolare sia rispetto al colpo di Stato del 1851 sia la nomina a imperatore dell’anno successivo.

Il carattere non democratico dei plebisciti

I plebisciti prevedevano un sistema di votazione molto semplice che, soprattutto quando riguardava le masse povere e analfabete, era inevitabilmente guidato e controllato dalle autorità; i risultati erano sempre favorevoli alle decisioni del governo, con percentuali vicini all’unanimità. In realtà però, l’esito plebiscitario, piuttosto che confermare il consenso popolare, indicava l’influenza dell’autorità dello Stato sulle decisioni dei singoli.

Il consenso a Napoleone III
Napoleone III elaborò i criteri del proprio governo nella Costituzione del 1852, che rimase in vigore praticamente fino alla fine del secondo Impero. Nonostante il carattere autoritario del governo, non si può negare che il regime napoleonico trovò consenso presso larghi strati sociali, stanchi della continua conflittualità sociale che periodicamente scuoteva la Francia.

Le classi favorevoli a Napoleone III

In particolare erano le classi del clero, della borghesia e dei contadini proprietari a guardare con favore alla politica dell’imperatore: il primo era entusiasta della politica napoleonica di difesa a oltranza del papato e del ruolo della Chiesa nella società; la borghesia poteva finalmente vedere difesa la propria intraprendenza economica, poiché la politica di Napoleone III favoriva il progresso industriale del paese; i contadini, infine, si videro confermati quei diritti acquisiti con la rivoluzione del 1789.

La politica di difesa della Chiesa

Napoleone III riteneva la Chiesa il pilastro dell’ordine sociale; la Chiesa, avendo particolare peso sulla formazione delle masse, garantiva la calma sociale e il consenso verso il potere. Si spiega in questo modo il protagonismo francese nella repressione della Repubblica romana [cfr. cap. 6, p.13] e l’importanza attribuita dall’imperatore alla difesa del potere temporale del papa.

La politica economica
A livello economico, durante il periodo del secondo Impero, la Francia si trasformò in grande potenza economica, attuando progressi e grandi trasformazioni in tutti i settori: agricolo, commerciale, industriale e nei trasporti.

L’importanza delle banche
Napoleone III creò due banche nazionali, una competente per il credito fondiario e l’altra per il credito immobiliare; in questo modo l’Imperatore si mostrava sensibile all’esigenza di realizzare un forte potere finanziario, che potesse favorire investimenti nell’ambito delle infrastrutture e delle maggiori attività produttive.

I rapporti con l’Inghilterra
Napoleone III normalizzò anche i rapporti con l’Inghilterra, firmando un trattato commerciale e passando da una politica protezionista a una libero-scambista: furono infatti abbassate le tariffe doganali. Contemporaneamente la Francia contribuì a grandi opere all’estero: in particolare l’apertura dell’istmo di Suez fu possibile grazie a capitali e imprenditori francesi.

La trasformazione di Parigi
La capitale francese subì una notevole trasformazione urbanistica: per evitare la possibilità di realizzare barricate, Napoleone III favorì la costruzione dei grandi boulevard e di grandi piazze; le esposizioni di Parigi divennero fra gli avvenimenti più importanti dell’intera Europa.

La politica estera
In politica estera Napoleone III intendeva restituire alla Francia quel ruolo di protagonista perso all’indomani del Congresso di Vienna; riconquistare un ruolo egemonico e contrastare l’espansionismo austriaco erano i due principi ispiratori della sua politica. Guardava quindi con favore alla causa italiana, in grado di limitare il potere asburgico anche se, nel contempo, intendeva difendere a ogni costo l’autonomia politica dello Stato pontificio.

Le analogie col periodo di Napoleone I…

E’ possibile cogliere alcuni aspetti comuni ma anche delle differenze fra l’esperienza di governo di Napoleone III e quella del primo impero: Napoleone III, dell’azione di governo di Napoleone I rafforzò solamente la politica interna, da una parte favorendo il protagonismo economico della borghesia, dall’altra realizzando un potente apparato repressivo.

…e le differenze
Napoleone III differì totalmente dal suo predecessore per quanto concerneva la politica estera, evitando di attirare sulla Francia le preoccupazioni internazionali: cercò rapporti amichevoli con l’Inghilterra e puntava a imporre l’egemonia francese non sul piano militare ma esclusivamente con la politica diplomatica.

DATE:

02/12/1851                                                            : colpo di stato di Luigi Bonaparte in Francia

07/11/1852                                                            : Luigi Bonaparte proclamato imperatore col nome di Napoleone                                                                                              III

1852                                                                      : nuova Costituzione francese

DOMANDE

1) Precisa l’importanza del secondo Impero in Francia per la realizzazione dell’unità italiana.

2) Indica il modo in cui Luigi Bonaparte conquista il potere assoluto.

3) Com’era strutturato il governo di Napoleone III?

4) Precisa il significato del concetto di bonapartismo, valido anche ai nostri giorni.

5) Che cos’è un plebiscito?
 
6) Quali classi sociali videro con favore l’ascesa al potere di Napoleone III?
 
7) Spiega i motivi del deciso appoggio di Napoleone III alla Chiesa cattolica.

8) Indica i principali provvedimenti di Napoleone III in ambito economico.

9) Quali rapporti intrattenne con l’Inghilterra?

10) Come modificò Napoleone III la struttura urbanistica di Parigi?

11) Esponi i criteri di politica estera del secondo Impero?

12) Individua somiglianze e differenze con la politica di Napoleone I.

2. L’ascesa di Cavour in Piemonte

La situazione del Piemonte dopo la sconfitta

Il Piemonte fu l’unico Stato italiano dove rimase in vigore lo statuto approvato nel 1848; pure il nuovo re, Vittorio Emanuele II, dovette reprimere le forze democratiche ancora attive nel Regno: il 31 marzo 1849 venne repressa l’insurrezione repubblicana a Genova; successivamente il re sciolse la Camera che, a maggioranza democratica, si rifiutava di ratificare la Pace di Milano.

Il Proclama di Moncalieri
Il Proclama di Moncalieri, lanciato dal re subito dopo avere sciolto la Camera, si può interpretare come un messaggio diretto alle forze democratiche: lo Statuto sarebbe stato conservato se fossero finite le iniziative antimonarchiche. In questo documento, pur venendo ribadite posizioni conservatrici, è possibile individuare la consapevolezza del sovrano sul carattere irreversibile della politica sabauda, tesa a realizzare l’espansionismo verso il nord dell’Italia.

Massimo d’Azeglio
I moderati, attraverso la personalità di Massimo d’Azeglio, primo ministro, riuscirono a mantenere il governo del paese e a proporre una politica di riforme interne. Fu Massimo d’Azeglio a chiamare per la prima volta al governo Camillo Benso conte di Cavour, prima al Dicastero dell’agricoltura, poi a quello delle finanze.

L’importanza storica di Cavour

Camillo Cavour è la personalità politica che riuscirà a realizzare l’unità italiana, sfruttando la congiuntura favorevole della nuova situazione europea; tale azione sarebbe stata però impossibile se egli non avesse imposto al Regno dei Savoia una politica di forte modernizzazione, che sganciava la monarchia da posizioni politiche fra le più retrive d’Europa.

La cultura politica di Cavour

Cavour divenne Presidente del consiglio del Regno sardo nel 1852. La sua mentalità era molto vicina a quella della borghesia capitalista europea: frequenti furono i suoi viaggi a Parigi e a Londra, di cui ammirava il superiore sviluppo economico e politico.

La carriera prima del 1852
Già negli anni precedenti Cavour si era distinto per iniziativa politica: nel 1842 fondò l’Associazione agraria subalpina; nel 1844 e nel 1847 favorì la creazione della Banca di sconto di Genova e di Torino, qualche anno più tardi fuse nella Banca nazionale. Nel 1847 fondò con Cesare Balbo la rivista Il Risorgimento.

La legge Siccardi
Nel 1850 partecipò alla discussione intorno alla legge Siccardi, che sconvolse l’ambiente politico piemontese. Questa legge limitava i privilegi della Chiesa in quanto imponeva all’autorità ecclesiastica l’acquisto di beni solo dopo l’autorizzazione dello Stato; la violenta protesta delle forze clericali portò all’arresto degli Arcivescovi di Torino, Cagliari e Sassari.

La svolta politica del 1852
Giunto alla Presidenza del consiglio, Cavour si convinse che per dare una forte spinta alla politica del Regno in senso riformatore bisognava ricorrere a una diversa maggioranza parlamentare; favorì dunque il passaggio da una coalizione di governo di centro-destra a una di centro-sinistra, favorendo un accordo con la sinistra moderata guidata da Urbano Rattazzi. Si inaugurò una politica di modernizzazione che si ispirava a quella realizzata contemporaneamente in Francia al secondo Impero.

Il Grande Ministero
Venne formato un Grande Ministero, che in primo luogo modernizzò la politica delle comunicazioni: in particolare vennero potenziate le linee ferroviarie. Il Piemonte poteva vantare in questo campo, alla fine degli anni ‘50, una netta supremazia su tutti gli altri Stati italiani.

La politica economica
Il Cavour ebbe l’intelligenza politica di non voler trasformare a tutti i costi il Piemonte, paese essenzialmente agricolo, in una potenza industriale: rafforzò il settore siderurgico e meccanico in Liguria, sfruttando anche i porti di Genova e La Spezia ma, soprattutto, migliorò il settore agricolo, con vaste opere di bonifica.

La politica sociale
L’intento di Cavour era quello di stimolare e avvantaggiare la classe borghese sul modello di quanto avveniva in Inghilterra e in Francia, consapevole che solo un avanzamento del ceto imprenditoriale poteva far progredire l’economia del Regno.

La politica ecclesiastica
Cavour procedette deciso anche in merito al delicato problema dei rapporti con la Chiesa, per realizzare la completa autonomia della sfera civile da quella religiosa. Il momento di maggiore difficoltà del suo governo si ebbe nel 1855, quando fu presentata la legge Rattazzi, con la quale lo Stato incamerava i beni ecclesiastici degli ordini religiosi non dediti all’assistenza, che venivano soppressi.

La crisi di Calabiana
Oltre che dalle forze clericali, la legge fu osteggiata dallo stesso Vittorio Emanuele II; Cavour dette le dimissioni e si ebbe la crisi di Calabiana, dal nome del vescovo di Torino, Nazari di Calabiana. In seguito Cavour ritirò le dimissioni -anche perché non era possibile alcuna maggioranza di centro-destra– e la legge venne riproposta in forma più mitigata.

Liberali e cattolici
Il conflitto fra Cavour e l’autorità ecclesiastiche creò una netta frattura fra la cultura liberale e risorgimentale e quella cattolica, che non si ricomporrà neppure dopo la realizzazione dell’unità d’Italia.

DATE:

1842                                                                                      : Cavour fonda l’Associazione agraria subalpina

1844                                                                                      : si forma la Banca di sconto di Genova

1847                                                                                      : si forma la Banca di sconto di Torino

1847                                                                                      : Cavour fonda con Cesare Balbo la rivista Il                                                                                                                               Risorgimento

31/03/1849                                                                           : repressione dell’insurrezione di Genova

febbraio 1850                                                                                      : discussione sulla legge Siccardi

febbraio 1852                                                                      : Cavour diventa Presidente del consiglio

maggio 1855                                                                                        : legge Rattazzi

PERSONAGGI:

Vittorio Emanuele II – Massimo d’Azeglio – Camillo Benso conte di Cavour – Cesare Balbo – Urbano Rattazzi – Nazari di Calabiana

DOMANDE:

1) Indica le iniziative di Vittorio Emanuele II dopo la sconfitta con l’Austria.

2) Sottolinea l’importanza del Programma di Moncalieri.

3) Chi chiamò Cavour al governo? quando?

4) Precisa la cultura politica di Cavour.

5) Sintetizza l’attività politica di Cavour prima del 1852.

6) Riprendi il dibattito scatenato dalla legge Siccardi.

7) Quale svolta politica realizzò Cavour nel 1852?

8) Indica le realizzazioni del Grande Ministero.

9) Precisa le linee generali della politica economica di Cavour.

10) Quali conseguenze ebbe la legge Rattazzi?

11) Che cos’è la crisi di Calabiana?

12) Quali effetti ebbe nel rapporto fra liberali e cattolici?

3. La guerra di Crimea

Importanza per l’Italia
La guerra di Crimea è un avvenimento di estrema importanza per l’equilibrio politico dell’Europa orientale e per il futuro della Russia; è anche un evento, però, che, nonostante avvenga in un luogo molto distante, favorisce positivamente la causa italiana. Nello studiarlo bisogna allora, oltre a dimostrare una sufficiente conoscenza delle ragioni specifiche che conducono al conflitto, tenere presente questa particolare conseguenza.

La volontà espansionistica della Russia

Le ragioni della guerra di Crimea devono essere individuate nel desiderio delle potenze europee, e in particolare della Russia, di sfruttare la crisi dell’Impero ottomano per estendere la loro egemonia sulla zona balcanica [cfr. anche cap. III, pp.7/8]. Lo zar Nicola I reclamò i protettorati cristiano-ortodossi sudditi dell’Impero ottomano e, il 23 ottobre 1853, occupò la Moldavia e la Valacchia.

La reazione degli Stati europei

L’Inghilterra e la Francia, preoccupate che la Russia guadagnasse posizioni strategicamente rilevanti, dichiararono guerra allo zar; la Prussia e l’Austria rimasero però neutrali: da una parte temevano il protagonismo franco-inglese quanto quello russo, dall’altra l’Impero asburgico era grato allo zar per la repressione di qualche anno primo dei moti ungheresi.

Le truppe in Crimea
L’Austria cercò di subordinare il passaggio delle truppe sul suo territorio al riconoscimento dei suoi domini italiani, ma la Francia e l’Inghilterra rifiutarono; le truppe franco-tedesche dovettero attaccare l’impero russo nella zona periferica della Crimea, in una guerra assurda e dispendiosa, che fece tantissime vittime.

Il Piemonte
Al Piemonte fu richiesto di inviare 18.000 uomini; la maggior parte del Parlamento fu contraria alla spedizione, sostenuta invece con decisione da Cavour. Il Regno sabaudo non aveva alcun interesse particolare in merito alla questione russa, ma il capo di governo si rese conto dell’utilità di allearsi con le potenze europee che potevano, in futuro, appoggiare la causa italiana. Partirono cosi per la Crimea 15.000 uomini guidati dal generale Alfonso La Marmora.

Esito della guerra
La guerra fu particolarmente drammatica e si concentrò, dall’ottobre 1854 al settembre 1855, nell’assedio della città di Sebastopoli, falcidiata anche da un’epidemia di colera; i piemontesi si distinsero nella battaglia della Cernaia. La morte di Nicola I, al quale successe Alessandro II, pose fine alla guerra.

La pace di Parigi
Nella pace firmata a Parigi fu garantita, in coerenza con le posizioni franco-inglesi, l’integrità e l’indipendenza dell’Impero ottomano, alle seguenti condizioni: di equiparare i diritti dei sudditi cristiani e mussulmani, di concedere l’autonomia dei principati danubiani ottomani; inoltre nessuna nave da guerra doveva essere presente sul Mar Nero e il Danubio doveva essere accessibile alla navigazione commerciale.

Le conseguenze della pace
La pace indebolì l’alleanza conservatrice austro-russa; le stesse potenze europee interruppero la guerra temendo che un’eccessiva umiliazione dello zar favorisse l’esplosione di movimenti rivoluzionari. La Russia perdeva importanza e, da allora, fu alleato della Francia e non più dell’Austria; quest’ultima si ritrovò isolata, mentre proprio il governo di Napoleone III divenne l’arbitro della politica europea.

Il Congresso di Parigi
Per quanto concerne Cavour, al Congresso di Parigi, dove furono discusse le trattative di pace, ebbe la possibilità, nonostante l’opposizione dell’Austria, di portare all’attenzione, in questa assise internazionale, il caso italiano. Il Piemonte era diventato ormai lo stato-guida, destinato a realizzare l’unificazione italiana.

DATE:

23/10/1853                                                            : occupazione russa dei protettorati di Moldavia e Valacchia

10/1854-09/1855                                                  : assedio di Sebastopoli

08/04/1856                                                                           : Congresso di Parigi

PERSONAGGI:

Zar Nicola I – zar Alessandro II

DOMANDE

1) Sottolinea l’importanza della guerra di Crimea per la causa italiana.

2) Quali furono le cause della guerra?

3) Indica le alleanze che si formarono successivamente all’invasione della Russia e giustifica la posizione di                   ciascuno Stato.

4) Quale dibattito suscitò la guerra in Piemonte?

5) Descrivi l’esito della guerra.

6) Perché le stesse potenze vincitrici avevano fretta di concludere il conflitto?

7) Elenca le decisioni previste nel trattato di pace.

8) Quali conseguenze politiche ebbe la pace sull’equilibrio fra le potenze in Europa?

9) Quali vantaggi ottenne il Piemonte dalla sua partecipazione alla guerra?

4. L’unità d’Italia

I rapporti fra Cavour e Napoleone III

Dopo i risultati raggiunti attraverso la partecipazione alla guerra di Crimea, Cavour fu attivo diplomaticamente per sensibilizzare Napoleone III in merito alla causa italiana e per poterlo avere come alleato in un futuro conflitto contro l’Austria.

La posizione di Napoleone III

Si è già notato come quest’alleanza fosse naturale, dal momento che la Francia, per esercitare la propria egemonia in Europa, doveva inevitabilmente scontrarsi con la potenza austriaca. D’altra parte Napoleone non poteva auspicare la formazione di un altro Stato potente ai suoi confini, in particolare in un territorio che comprendeva il papato, nei confronti del quale, come si è visto, l’Imperatore era deciso a sostenere l’integrità e l’autonomia.

L’attentato di Felice Orsini
Questi contatti diplomatici sembravano dovessero fallire il 14 gennaio 1858, quando l’italiano Felice Orsini organizzò un attentato contro Napoleone III; il rivoluzionario successivamente si pentì del proprio gesto, apparentemente dannoso per la causa nazionale. In realtà però Cavour seppe sfruttare l’episodio con abilità, mostrando all’imperatore i pericoli che provenivano all’ordine pubblico europeo dal problema italiano.

I moti mazziniani
Nel corso di tutti gli anni ‘50, in effetti, erano proseguite senza posa le attività rivoluzionarie dei gruppi mazziniani che, pur non ottenendo risultati positivi, mantenevano la politica italiana in una situazione di estrema instabilità. A Mantova, a causa di una congiura, furono, nel 1850, comminate nove condanne a morte, a diversi religiosi e a Tito Speri, impiccato il 3 marzo 1853. Nello stesso anno fallì anche un’insurrezione a Milano e furono sequestrati tutti i beni degli esuli in Piemonte.

Le conseguenze dei fallimenti

Il fallimento delle imprese mazziniane portarono molti sostenitori repubblicani su posizioni più moderate, vicino a quelle di Cavour: è il caso di Daniele Manin,Giuseppe La Farina, lo stesso Garibaldi. I moti mazziniani si spostarono per lo più nel mezzogiorno.

L’impresa di Pisacane
Particolarmente clamore fece l’impresa di Carlo Pisacane che, il 25 giugno 1857 dirottò verso Ponza un piroscafo diretto a Tunisi; affrontati a Padula dalle forze borboniche e dai contadini, cui le autorità avevano fatto credere si trattasse di una banda d’ergastolani, furono trucidati e i superstiti passati successivamente per le armi. Contemporaneamente fallivano i moti a Genova e a Livorno e Mazzini stesso venne condannato a morte in contumacia.
 
I patti di Plombieres
L’attentato di Orsini del 1858 contribuì a rendere ancora più fosca la situazione politica e allora, nel corso dello stesso anno, iniziarono delle trattative segrete fra l’ambasciatore italiano in Francia, Costantino Nigra e Napoleone III. Tra il 20 e il 21 luglio Cavour e Napoleone III stipularono i patti di Plombieres, che prevedevano, sul modello politico ispirato al neoguelfismo di Gioberti, una Confederazione di quattro Stati italiani, con a capo il Papa. Alla Francia, una volta realizzata la Confederazione, sarebbero andate la Savoia e Nizza.

 
Ratificazione dell’accordo
L’accordo venne ratificato a Torino il 18 gennaio 1859; a margine si decise il matrimonio del cugino di Napoleone III, Girolamo, con la principessa Clotilde. Il trattato implicava un’alleanza militare franco-piemontese che prevedeva l’intervento delle truppe imperiali nel caso di attacco austriaco al Piemonte. Preoccupazione di Cavour fu allora quella di provocare la potenza asburgica alla guerra.

Lo scoppio della guerra
Provocatoriamente, Cavour mandò truppe armate ai confini con la Lombardia e rifiutò l’ultimatum austriaco a disarmare: il 26 aprile 1859 scoppia così la guerra. Il 13 maggio sbarcano a Genova le truppe francesi; le forze militari sono completate dal gruppo dei Cacciatori delle Alpi guidato da Garibaldi.

Gli scontri decisivi
Gli austriaci furono sconfitti a Magenta il 4 giugno e, in modo decisivo, a San Martino e a Solferino, in battaglie che provocarono oltre 30.000 morti.

I colpi di Stato nelle legazioni

Contemporaneamente nelle Legazioni (città dello Stato pontificio amministrate da autorità cardinalizie) e in Toscana vennero cacciate le autorità e istituiti i governi provvisori.

L’armistizio di Napoleone III

Napoleone III preoccupato da queste insurrezioni che facevano sfumare l’ipotesi di una Confederazione e attribuivano al nuovo Stato un carattere più democratico e incalzato dall’opinione pubblica francese che non capiva il sacrificio di tanti soldati per la causa di un paese straniero, il 6 luglio decide un armistizio con l’Austria, firmato due giorni dopo e valevole fino al 15 agosto.

Dimissioni di Cavour
L’ 11 luglio Napoleone III incontrò a Villafranca l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe, per discutere i preliminari di pace; il Cavour, tradito dal comportamento del sovrano francese, rassegnò le dimissioni. Contemporaneamente l’autorità asburgica ricevette la solidarietà della Prussia e dell’intera Confederazione germanica, che pretese non fosse superato il Mincio dalle truppe piemontesi.

La pace di Zurigo
Il 10 novembre venne stipulata la Pace di Zurigo, che prevedeva: la cessione della Lombardia, con l’esclusione di Mantova e Peschiera, a Napoleone III, che l’avrebbe poi ceduta a Vittorio Emanuele II; il ritorno dei Principi nelle Legazioni e in Toscana; la nascita di una Confederazione degli Stati italiani, presieduta dal Papa e comprendente anche l’Austria.

La ratificazione dell’accordo

Vittorio Emanuele II ratificò l’accordo di Zurigo accompagnandolo con la formula limitativa “per quel che mi concerne” che, secondo gli storici, prefigura gli immediati sviluppi che avrebbero rimesso in discussione il trattato di pace.

Il fallimento della pace di Zurigo

La pace di Zurigo, infatti, non sarà mai attuata; fu infatti impossibile realizzare alcuni punti del trattato, quali il rientro dei Principi nelle Legazioni e in Toscana. Il processo d’indipendenza italiana, ormai avviato, si mostrò irreversibile e inarrestabile; tutte le autorità europee, di lì a un anno, dovettero tenerne conto.

DATE:

1850                                                                                      : scoperta a Mantova una congiura antiaustriaca

03/03/1853                                                                           : è eseguita la condanna a morte di Tito Speri

25/06/1857                                                                           : sbarco a Sapri di Carlo Pisacane

14/01/1858                                                                           : attentato di Felice Orsini a Napoleone III

20-21/07/1858                                                                      : patti di Plombieres

18/01/1859                                                                            : ratificazione dell’accordo

26/04/1859                                                                           : inizio della seconda guerra d’indipendenza

13/05/1859                                                                           : sbarcano le truppe francesi a Genova

04/06/1859                                                                           : battaglia di Magenta

24/06/1859                                                                           : gli austriaci sono sconfitti dai francesi a Solferino

24/06/1859                                                                           : gli austriaci sono sconfitti dai Piemontesi a S.Martino

06/07/1859                                                                           : Napoleone III decide l’armistizio con l’Austria

11/07/1859                                                                           : incontro fra Napoleone III e Francesco Giuseppe

10/11/1859                                                                           : pace di Zurigo

PERSONAGGI:

Felice Orsini – Tito Speri – Daniele Manin – Giuseppe La Farina – Carlo Pisacane – Costantino Nigra – Girolamo Bonaparte – Principessa Clotilde – Francesco Giuseppe

DOMANDE:

1) Quali interessi spingevano Napoleone III a sostenere l’indipendenza italiana? con quali limiti?

2) Quale effetto provocò l’attentato da parte di Felice Orsini a Napoleone III?

3) Quale importanza ebbero i moti mazziniani negli anni ‘50?

4) Perché Cavour li sfruttò diplomaticamente?

5) Accenna ai fallimenti dei moti mazziniani in Lombardia.

6) Descrivi il tentativo insurrezionale di Carlo Pisacane.

7) Quale effetto ebbero, sugli appartenenti alle organizzazioni mazziniane, il continuo fallimento dei moti           insurrezionali?

8) Precisa i contenuti dei patti di Plombieres.

9) Che cosa prevedeva l’accordo a livello militare?

10) Delinea in sintesi il succedersi della guerra.

11) Elenca le vittorie più significative dell’esercito italiano e francese.

12) Quali motivi condussero Napoleone III a firmare l’armistizio con l’Austria? come reagì Cavour?

13) Che cosa avvenne a Villafranca?

14) Indica le principali condizioni previste dalla pace di Zurigo.

15) Con quale formula limitativa Vittorio Emanuele II ratificò l’accordo?

5. La spedizione dei Mille

 
 
Il fallimento della pace di Zurigo

A far fallire la pace di Zurigo furono le resistenze della popolazione nelle Legazioni, dove furono istituite delle dittature contro il ritorno dei principi: Bettino Ricasoli fu capo del governo a Firenze, Carlo Farini a Modena, Leonetto Cipriani a Bologna e Giuseppe Manfredi a Parma.

L’annessione al Piemonte
Nel gennaio 1860 Napoleone III, timoroso dell’affermarsi dei movimenti repubblicani, accettò l’annessione plebiscitaria al governo dei Savoia di Emilia, Romagna e Toscana: l’11 e il 12 marzo 1860 si tennero i plebisciti che sancirono l’annessione di questi territori. Contemporaneamente la Savoia e Nizza, con analoghi pronunciamenti plebiscitari, divennero parte del territorio francese.

Le proteste di Garibaldi
Garibaldi protestò energicamente contro la cessione dei territori: se la Savoia, pur essendo la regione d’origine della case reale, era un territorio per caratteristiche geografiche e culturali più vicino alla Francia, Nizza invece era parte organica del territorio italiano, oltre a essere la città natale di Garibaldi.

Situazione di stallo
L’unificazione italiana era avvenuta in forma parziale, comprendendo Lombardia, Piemonte e le regioni dell’Italia centrale; il governo non se la sentiva di forzare la mano a Napoleone III per ampliare i territori, tanto più che l’Imperatore rimaneva fermissimo nella strenua difesa del papato.

I democratici
Furono le forze democratiche e repubblicane che, con la loro azione, permisero di ribaltare la situazione e di realizzare l’unità del paese; ancora una volta queste forze furono determinanti nel provocare l’azione ma, nel contempo, non furono loro a essere protagoniste della futura vita politica del paese.

L’Italia meridionale
Le forze democratiche concertarono i loro sforzi nell’Italia meridionale: il fallimento del tentativo di Pisacane le convinse che non si poteva provocare una insurrezione interna allo Stato borbonico, ma che bisognava rivoltare il regime dall’esterno.

Le prime insurrezioni
In effetti ci furono insurrezioni spontanee in Sicilia, guidate da personalità mazziniane, ma era chiaro che avrebbero potuto prevalere solo se aiutate da forze esterne; Francesco Crispi, mazziniano, convinse Garibaldi sull’utilità di una spedizione in Sicilia. Garibaldi accettò, a condizione che l’impresa fosse mirata a unire il mezzogiorno d’Italia ai territori già soggetti a Vittorio Emanuele II.

L’atteggiamento del governo
Nei confronti della spedizione garibaldina, Vittorio Emanuele II ebbe un atteggiamento favorevole: l’impresa poteva realizzare l’unità del paese, cui ormai il re teneva, senza comprometterlo agli occhi delle potenze internazionali; assolutamente contrario si mostrò invece Cavour, timoroso di distruggere quanto sino ad allora ottenuto.

La spedizione garibaldina
Le truppe garibaldine partirono da Quarto fra il 5 e il 6 maggio 1860 e sbarcarono a Marsala l’11 maggio. Con un decreto emanato a Salemi, Garibaldi si proclamò dittatore della Sicilia, quindi sconfisse le truppe borboniche prima a Calatafimi, il 15 maggio, quindi, il 20 giugno, a Marsala. Il governo provvisorio dell’isola fu assegnato a Francesco Crispi.

La rivolta contadina
Un’ombra sulla spedizione garibaldina è gettata dalla repressione della rivolta contadina scoppiata in giugno a Bronte. I contadini insorsero distruggendo moltissime proprietà e vendicandosi dei latifondisti che li avevano sino ad allora sfruttati. Garibaldi affidò la repressione al generale Nino Bixio, che con estrema durezza represse la rivolta.

Le ragioni della repressione
Le ragioni di tanta violenza verso i contadini (esemplificate nella novella di Giovanni Verga Libertà) sono da ricercarsi nel fatto che l’impresa garibaldina non intendeva promuovere nel meridione una rivoluzione sociale, ma unicamente conquistare dei territori per conto di Vittorio Emanuele II. Non bisognava allora alienarsi l’appoggio delle classi possidenti, ma concordare con loro l’annessione al nuovo Stato.

La spedizione sul continente
Il 20 agosto le truppe garibaldine attraversarono lo stretto di Messina, Contemporaneamente, Ferdinando II, per salvare il trono, ripristinò la Costituzione del 1848 e affidò il governo a Liborio Romano, un liberale. Ma ormai la resistenza delle truppe borboniche era annientata e, il 7 settembre, Garibaldi entrò a Napoli. Il re fuggì nello Stato pontificio.

Le preoccupazioni di Cavour
Contemporaneamente il governo di Cavour si trovava in estrema difficoltà: temeva da una parte la vittoria delle forze rivoluzionarie nell’Italia meridionale, dall’altra la reazione della diplomazia internazionale. Mando allora Giuseppe la Farina a Palermo a prendere accordi con Crispi.

L’abilità diplomatica di Cavour

Ancora una volta Cavour sfruttò diplomaticamente il timore di Napoleone III di una vittoria delle forze repubblicane: l’Imperatore si convinse che era meglio unificare l’interro territorio italiano sotto il potere sabaudo, piuttosto che permettere l’ascesa di governi radicali. Contro le pretese garibaldine, però, non cedette sull’indipendenza dello Stato pontificio, da limitarsi al territorio del Lazio.

L’esercito piemontese e le principali battaglie

Partì allora una spedizione dell’esercito piemontese, guidata dai generali Fanti e Cialdini, che avevano il compito di attraversare le Marche per unirsi alle forze garibaldine. Il 18 settembre le truppe pontificie vennero sconfitte da Cialdini a Castelfidardo; il 29 settembre si arrese Ancona. Il primo ottobre intanto, Garibaldi sconfisse definitivamente le truppe borboniche nella battaglia del Volturno.

L’incontro a Teano
Il 21 e il 22 ottobre si tennero i plebisciti che decretarono l’annessione del mezzogiorno al Regno d’Italia; il 26 ottobre Garibaldi e Vittorio Emanuele II si incontrarono a Teano (alcuni storici però propongono altri luoghi) a sancire la raggiunta unità del territorio nazionale.

DATE:

11-12/036/1860                                                    : annessione plebiscitaria di Emilia, Romagna, Toscana e,                                                                                                          contemporaneamente, della Savoia e di Nizza.

5-6/05/1860                                                          : partenza delle truppe garibaldine da Quarto

11/05/1860                                                            : sbarco a Marsala

15/05/1860                                                            : battaglia a Catalafimi

20/06/1860                                                            : battaglia di Marsala

20/08/1860                                                            : le truppe garibaldine attraversano lo stretto di Messina

07/09/1860                                                            : Garibaldi entra a Napoli

18/09/1860                                                            : battaglia di Castelfidardo

29/09/1860                                                            : resa di Ancona

01/10/1860                                                            : battaglia del Volturno

26/10/1860                                                            : incontro a Teano fra Vittorio Emanuele II e Garibaldi

PERSONAGGI:

Bettino Ricasoli – Carlo Farini – Leonetto Cipriani – Giuseppe Manfredi – Francesco Crispi – Nino Bixio – Ferdinando II – Liborio Romano – generale Fanti – generale Cialdini –

DOMANDE:

1) Quali furono le cause del fallimento della pace di Zurigo?

2) Ricordi i nomi dei dittatori nelle Legazioni e in Toscana?

3) Per quali motivi Napoleone terzo accettò l’annessione al Piemonte dei territori ribelli?

4) Che cosa prevedeva l’accordo sui plebisciti?

5) Quali le ragioni della protesta di Garibaldi?

6) Chi ebbe il merito di porre nuovamente la questione dell’Italia meridionale?

7) Qual è il ruolo delle forze democratiche e repubblicane nella lotta risorgimentale?

8) Chi convinse Garibaldi della spedizione in Sicilia?

9) Indica i principali momenti dell’impresa dei Mille.

10) Descrivi le cause e gli esiti della rivolta contadini.

11) Perché Garibaldi promosse, attraverso Nino Bixio, la decisa repressione dei contadini?

12) Quando le truppe garibaldine penetrarono sul continente?

13) Quale reazione ebbe Ferdinando II?

14) Precisa la difficile situazione in cui si trovava Cavour.

15) Indica le principali battagli sostenute dall’esercito piemontese e dalle forze garibaldine.

16) Quando e dove si incontrarono Garibaldi e Vittorio Emanuele II?