Schopenhauer
CAPITOLO SETTIMO
ARTHUR SCHOPENHAUER (1788/1861)
Il ruolo di Schopenhauer nella filosofia
Il pensiero di Schopenhauer viene studiato successivamente alla filosofia di Hegel e, a seconda della scelta dell’insegnante, prima o dopo il pensiero di Marx. In genere Schopenhauer è associato alla personalità di Kierkegaard, con il quale rappresenta la contestazione del sistema hegeliano e la rivalutazione dell’individuo nei confronti dell’universale.
La collocazione cronologica di Schopenhauer
Questa considerazione storica è però errata, in quanto il pensiero di Schopenhauer non si sviluppa posteriormente a quello hegeliano, bensì contemporaneamente. Il capolavoro di Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, è concepito nel 1819.
Le motivazioni filosofiche
Questa precisazione cronologica è fondamentale per comprendere le motivazioni che inducono Schopenhauer a proporre una filosofia alternativa alla corrente imperante dell’idealismo. Egli non propone la sua critica solo quando, dopo la morte di Hegel, si diffonde in Europa un clima culturale avverso ai sistemi totalizzanti, ma anticipa questa cultura, proponendo, contemporaneamente a Hegel, una filosofia incentrata sull’individuo.
La carriera di Schopenhauer
Schopenhauer pagherà questa posizione filosofica dal punto di vista professionale: egli si opponeva con vigore all’hegelismo e, di conseguenza, le sue lezioni venivano disertate dalla maggiorparte degli allievi.
L’equivoco su Schopenhauer
Schopenhauer raggiunge la fama e il successo solo nella seconda metà dell’800, approfittando della crisi dell’hegelismo; ecco allora l’equivoco di inserirlo all’interno di questo periodo storico e culturale che in minima parte, invece, spiega le radici profonde della sua filosofia.
Quale cultura esprime il pensiero di Schopenhauer?
Non è, infatti, la civiltà del 1848 che spinge Schopenhauer a opporsi all’idealismo, ma quella della Restaurazione, fortemente autoritaria e, nel contempo, percorsa da movimenti emancipativi quasi sempre frustrati e repressi. E’ quest’epoca che giustifica il radicale pessimismo di Schpenhauer, contrapposto al falso ottimismo idealistico.
Il ritorno a Kant e la rappresentazione
La realtà percepita è rappresentazione
Il punto di partenza della filosofia di Schopenhauer è un ritorno alla gnoseologia kantiana: la realtà si risolve nella rappresentazione, ovvero nella totalità dei fenomeni e degli stati percepiti. La rappresentazione è formata da due poli, il soggetto e l’oggetto, che si relazionano nelle dimensioni di spazio e di tempo.
Semplificazione del kantismo
Come si può notare, Schopenhauer riprende lo schema gnoseologico di Kant ma, nello stesso tempo, lo semplifica notevolmente. La nostra esperienza è costituita dalla rappresentazione, ossia dall’incontro con un oggetto, percepito dai sensi, che, nella dimensione dello spazio e del tempo, viene elaborato dal nostro intelletto.
Le tre categorie
Alle dodici categorie kantiane, corrispondenti agli altrettanti giudizi, Schopenhauer sostituisce tre criteri di classificazione: lo spazio, il tempo e la causalità. Queste forme a priori garantiscono da sole l’intera classificazione di tutto il molteplice sensibile.
Il principium individuationis
Le tre forme a priori della rappresentazione rendono possibile il principium individuationis, ovvero la possibilità di distinguere, nel molteplice sensibile, le forme individuali, che caratterizzano un essere particolare rispetto agli altri.
L’uomo e la rappresentazione
Riguardo all’esperienza della rappresentazione, l’uomo è un fenomeno come tutti gli altri, che soggiace alla necessità dell’interpretazione delle forme a priori. L’uomo non è dunque libero, perché soggetto ai vincoli della rappresentazione.
La realtà dell’oggetto
La realtà dell’oggetto si esaurisce dunque solo nella rappresentazione: se, infatti, la realtà è la totalità dell’esperienza umana, gli oggetti che vi compaiono esistono in quanto percepiti da un soggetto e non in forma autonoma. L’oggetto che noi conosciamo non ha dunque alcuna esistenza al di fuori della rappresentazione.
La cosa in sé
Nel momento in cui Schopenhauer accetta l’impostazione gnoseologica kantiana, deve affrontare il problema conseguente del noumeno: se l’oggetto conosciuto esiste solo nella rappresentazione, come è la realtà al di fuori di questa esperienza? La risposta che fornisce Schopenhauer lo allontana decisamente dalla filosofia di Kant.
ESPRESSIONI SIGNIFICATIVE
Il mondo come rappresentazione – Spazio – Tempo – Causalità – Principium individuationis –
DOMANDE
1) Colloca l’opera di Schopenhauer nel suo giusto contesto storico.
2) Quando fu pubblicato Il mondo come volontà e rappresentazione?
3) Spiega il richiamo di Schopenhauer a Kant.
4) Definisci la rappresentazione.
5) Quante forme a priori considera Schopenhauer?
6) Definisci il principium individuationis.
7) Quale ruolo possiede l’uomo nell’esperienza della rappresentazione?
8) e l’oggetto?
Limitatezza della rappresentazione
Il concetto di noumeno ci chiarisce come la rappresentazione sia una esperienza limitata, in quanto è una pura costruzione del soggetto; se la realtà fosse rappresentazione, sarebbe allora falsa e ingannevole.
Il soggetto fra io e corpo
La stessa esperienza di soggetti ci fa comprendere come la rappresentazione sia solo una forma distorta dell’autentica realtà. Io, infatti, posso considerarmi da un doppio punto di vista: da una parte sono corpo e, quindi, soggetto alle leggi della rappresentazione al pari di tutti gli altri fenomeni; dall’altra parte, però, i gesti del mio corpo, che avverto attraverso la rappresentazione, sento che sono la manifestazione oggettiva della mia volontà. La realtà più autentica del mio essere è dunque la mia volontà, della quale i singoli gesti non sono altro che delle manifestazioni.
Il passaggio analogico dal soggetto al mondo
Attraverso un ragionamento di tipo analogico, Schopenhauer trasferisce queste valutazioni relative al soggetto a tutto l’universo: come l’uomo è volontà e i singoli suoi gesti altro non sono che un’oggettivazione di questa volontà, così la vera realtà universale è volontà e i fenomeni empirici non sono altro che sue oggettivazioni.
La volontà e la cosa in sé
Schopenhauer ritiene di avere risolto, attraverso la volontà, l’annosa questione della cosa in sé: la volontà è quella realtà che precede i fenomeni e, quindi, la stessa esperienza della rappresentazione; i fenomeni non sono altro che oggettivazioni della volontà e, in quanto tali, analizzabili dall’intelletto.
Differenza da Kant
Schopenhauer ritiene così di avere risolto il problema della realtà noumenica che Kant aveva lasciato in sospeso. In realtà la soluzione di Schopenhauer è un superamento e un travisamento della posizione di Kant: questi, difatti, aveva cercato di recuperare la realtà noumenica nell’esperienza della moralità. Schopenhauer si disinteressa totalmente della teoria etica kantiana e propone una soluzione sul piano gnoseologico, che Kant non avrebbe mai accettato.
L’influenza della cultura orientale
Schopenhauer si riferisce, nella considerazione della volontà, anche alle filosofie e alle religioni orientali. La rappresentazione, in quanto ingannevole, si identifica con ciò che gli induisti chiamano velo di maya, ossia il mondo dell’illusione, del sogno e dell’inganno. La volontà, invece, rappresenta la vera realtà, quella che si dispiega una volta alzato il velo di maya.
La volontà
La volontà, proprio perché noumenica¸ ossia precedente l’esperienza della rappresentazione, si sottrae al principium individuationis: difatti la distinzione dei diversi fenomeni viene compiuta dall’intelletto sul materiale sensibile; la volontà invece, precedendo i fenomeni, è indifferente alle loro diverse caratteristiche.
La volontà come volontà di vivere
La volontà, non essendo individuata, è da concepirsi come un impulso irrazionale e cieco, un’energia che, dispiegandosi senza posa, dà origine alle forze che agiscono nella natura. La volontà è l’energia stessa dell’essere, la quale dà forma a tutti i fenomeni concreti e si determina quale volontà di vivere.
La volontà e il romanticismo
E’ possibile notare come, nella concezione schopenauriana di volontà, compaiono motivi riferibili alla cultura romantica: la volontà è un principio infinito, non agisce secondo una logica razionale ma obbedisce a un impulso irrefrenabile; è, fra l’altro, creatrice senza posa di forme che continua a produrre e a distruggere in un incessante movimento.
Il pessimismo
Si può motivare l’esito pessimistico del pensiero di Schopenhauer già a partire dalla definizione di volontà: l’energia incontenibile della volontà, il suo carattere contemporaneamente creatore e distruttore, la pone come totalmente indifferente al destino dei singoli individui, che produce ma nello stesso tempo, distrugge.
L’infinità della volontà e la sua natura non finalistica
La volontà è un principio infinito e, in quanto tale, assorbe in sé tutto l’esistente; non esiste infatti fenomeno che non sia un’oggettivazione della volontà. Nel contempo, però, la volontà è un’energia, quindi una forza attiva, non finalizzata ad alcuno scopo: il risultato della sua attività è una infinita e casuale produzione e distruzione di forme.
Differenza dall’idealismo
La volontà, intesa come realtà infinita, è dunque totalmente differente dai concetti infiniti (Io, Assoluto, Spirito) propri della filosofia idealistica; questi infatti realizzavano una totalità dotata di senso e ogni fenomeno determinato trovava in loro una propria razionale collocazione; in Schopenhauer, invece, si tratta di una pura energia, di un principio infinito eterno, la cui progettualità non prevede termine e dispiega i fenomeni in maniera casuale, non obbedendo ad alcuna logica se non a quella della propria continua autoriproduzione.
ESPRESSIONI SIGNIFICATIVE
Io come corpo – Io come volontà – Volontà – Oggettivazioni della volontà – Velo di Maya – Volontà di vivere – Pessimismo – Irrazionalità della volontà
DOMANDE
1) Spiega i motivi per cui la realtà non può essere identificata con la rappresentazione.
2) Parti dalla riflessione del soggetto su se stesso e ricava il concetto di volontà.
3) Che cosa sono i comportamenti concreti dell’individuo?
4) Spiega le caratteristiche e i contenuti del metodo analogico proposto da Schopenhauer.
5) Perché Schopenhauer identifica la volontà con la cosa in sé?
6) Sottolinea le differenze fra Kant e Schopenhauer in merito alla realtà noumenica.
7) Che cos’è il velo di Maya? perché Schopenhauer lo identifica con la rappresentazione?
8) Perché la volontà si sottrae al principium individuationis?
9) Spiega perché la volontà è “volontà di vivere”.
10) Qual è la natura costitutiva della volontà?
11) Quali sono le caratteristiche della volontà che dimostrano un’influenza, su Schopenhauer, della cultura romantica?
12) Dalla definizione del concetto di volontà possiamo già intuire l’esito pessimistico della filosofia di Schopenhauer: perché?
13) La volontà è infinita: quali \sono le differenze con l’infinità dei principali concetti dell’idealismo?
14) Precisa il carattere non finalistico della volontà.
I diversi gradi dell’oggettivazione della volontà
Abbiamo detto che la volontà è un’energia creatrice e produttrice di forme; la sua esigenza di espandersi e accrescersi è tale che tende a oggettivarsi in molteplici esseri, che costituiscono la realtà del mondo. L’oggettivazione della volontà avviene gradualmente e dà luogo a diversi fenomeni.
L’idea
La prima forma di oggettivazione è l’idea, intesa in senso platonico: si tratta cioè di un modello eterno che, moltiplicato nella dimensione della materia, si realizza nella molteplicità dei fenomeni. L’idea, in quanto modello universale di realtà particolari, è precedente la rappresentazione: sull’idea agiscono le categorie teorizzate da Schopenhauer (spazio, tempo, causalità), per dare origine al mondo della rappresentazione.
Le oggettivazioni materiali
Anche le forme di oggettivazione successive all’idea, quelle materiali, prevedono diversi gradi: dapprima vengono le forze generali della natura, presenti in tutti gli esseri; anche Schopenhauer privilegia un modello scientifico qualitativo, vicino alla sensibilità romantica, di cui si è già parlato a proposito di Schelling.
Gli altri gradi della natura
Alle forze generali seguono forme di oggettivazione superiore: le piante, gli animali e, infine, l’uomo. E’ evidente come, per Schopenhauer, le oggettivazioni della volontà tendano a dare origine a organismi sempre più perfetti; questo non nega il comportamento cieco della volontà, ma indica solo che le oggettivazioni, moltiplicandosi, tendono a perfezionare la loro natura costitutiva.
Caratteri particolari dell’uomo
Negli animali la volontà si manifesta attraverso il patrimonio istintivo, che garantisce la sopravvivenza della specie. Nell’uomo, invece, la volontà si manifesta come ragione e gli concede una maggiore consapevolezza: egli è l’unico essere, infatti, che può comprendersi quale risultato dell’azione della volontà.
Il pessimismo
Questa consapevolezza, però, non aiuta l’uomo a realizzare la felicità; egli infatti comprende che la volontà lo rende schiavo, gli crea bisogni e desideri che non può soddisfare, lo costringe al dolore e, in ultimo, ne determina l’annientamento.
Caratteri negativi della volontà
La volontà è infatti mancanza, desiderio che produce dolore; il piacere è concepito da Schopenhauer unicamente come la cessazione del dolore e non come qualcosa in sé positivo. Quando, fra l’altro, questi stimoli negativi cessano di perseguitare l’uomo, l’esperienza che li sostituisce è quella della noia, l’unica alternativa concreta al dolore ma egualmente deprimente.
La natura
L’uomo non può affidarsi alla natura, la quale si serve del singolo organismo per riprodurre se stessa ed è indifferente alla felicità dell’individuo; lo scopo cui tende la natura, attraverso le proprie leggi, è la conservazione della specie ai danni dell’individuo.
Analogia con Leopardi
Le affermazioni di Schopenhauer a proposito della natura ricordano quanto sostenuto, più o meno nei medesimi anni, da Giacomo Leopardi, in particolare nel celebre Dialogo fra la natura e un islandese contenuto nelle Operette morali.
La storia
L’uomo non può trovare salvezza neanche nella storia, in quanto non può sperare che nel corso del tempo le condizioni mutino in modo da permettergli di realizzare la propria felicità; la storia, infatti, è per Schopenhauer una ripetizione dei medesimi eventi, rivestiti da un’apparenza di progresso.
La libertà dell’uomo
L’uomo è limitato nel suo essere fisico, ma è libero per quanto riguarda la sua natura intellegibile: ora, poiché l’uomo giunge alla perfetta conoscenza del proprio essere ed è consapevole del proprio destino di dolore, può decidere di annullarsi, di rifiutare la volontà che lo fa vivere.
Liberarsi dalla volontà
L’uomo cerca allora di liberarsi dalla volontà, per sfuggire alla dimensione del desiderio e del dolore. Le vie per liberarsi dalla volontà sono molteplici e scandite secondo criteri di gradualità: ognuna libera solo parzialmente dalla schiavitù del volere, ma indica la strada verso una forma più alta di liberazione.
Schopenhauer e Leopardi
Schopenhauer propone un’interpretazione del mondo radicalmente pessimista, pari solo a quella di Giacomo Leopardi; è suggestivo mettere a confronto le due personalità, fra loro contemporanee e quindi interpreti della stessa inquietudine storica, per quanto abbiano vissuto in realtà politiche molto differenti.
Nessuna speranza
E’ stato osservato da alcuni come il pessimismo di Schopenhauer sia ancora più radicale di quello leopardiano; Leopardi -in particolare ne La ginestra – faceva appello al “soccorso scambievole”, a una solidarietà fra gli uomini coscienti del comune destino di dolore. In Schopenhauer, invece, la situazione disperata dell’uomo non è neppure comunicabile e, di conseguenza, è impedito qualsiasi ricorso alla comprensione reciproca.
ESPRESSIONI SIGNIFICATIVE
Idea – Oggettivazioni materiali – Energie della natura – Piante – Animali – Uomo – Consapevolezza dell’uomo – Pessimismo – Natura – Storia – Libertà – Liberazione dalla volontà
DOMANDE
1) Come si realizza l’oggettivazione della volontà?
2) Riprendi le caratteristiche dell’idea.
3) L’idea è già soggetta al principium individuationis?
4) Elenca i diversi gradi di oggettivazione della volontà nella natura?
5) Che cosa distingue l’uomo dagli altri esseri?
6) Perché la consapevolezza della volontà conduce al pessimismo?
7) Individua le caratteristiche negative della volontà.
8) Descrivi la vita secondo Schopenhauer, nell’alternarsi fra il dolore e la noia.
9) Come concepisce Schopenhauer la natura? Proponi in merito un confronto con Leopardi.
10) Perché la storia non consente un reale progresso?
11) L’uomo è per Schopenhauer un essere libero?
12) Chiarisci l’esigenza dell’uomo di liberarsi dalla volontà.
La liberazione dalla volontà
La volontà si identifica con l’energia vitale che lotta per affermare se stessa; l’istinto di sopravvivenza, il proposito di salvare la propria persona nonostante tutte le circostanze avverse è dovuto alla volontà che ci costituisce. Se intendiamo, allora, liberarci dalla volontà, dobbiamo rinunciare alla vita.
Rinuncia all’egoismo
Se la volontà ci induce a cercare ciò che è utile a se stessi, negarla significa rinunciare a qualsiasi esperienza desiderabile; se non si tiene alla vita, sicuramente non ci si procurano delle soddisfazioni. Tutte le forme di liberazione dalla volontà, allora, presuppongono una rinuncia a se stessi.
Rifiuto del suicidio
Schopenhauer nega che il suicidio sia un metodo utile per affermare il proprio rifiuto della vita, in quanto chi si suicida lo fa perché non accetta la propria esistenza particolare, ne è deluso e ne desidererebbe un’altra. Il suicidio è quindi una forma paradossale della volontà di vivere, non una sua negazione.
Il lasciarsi morire di fame
L’unica forma di suicidio parzialmente ammessa da Schopenhauer è il lasciarsi morire di fame, che è indice di una convinta negazione del proprio corpo ed esprime il rifiuto della vita in sé.
Le diverse forme di liberazione
Le diverse forme di liberazione previste da Schopenhauer sono: l’arte, la giustizia, la compassione, l’ascesi.
L’arte
L’arte è una forma solo parziale di liberazione, in quanto non realizza un distacco con le forme della rappresentazione; ci permette però di contemplare l’idea e, a uno stadio più alto, di cogliere l’essere della volontà.
La contemplazione dell’idea
L’arte è la contemplazione dell’idea, in quanto permette di cogliere nella sensibilità una forma perfetta e ideale. Si ricordi che l’idea è la prima forma di oggettivazione della volontà, ancora al di fuori dello spazio e del tempo; in sintonia con la cultura romantica, l’arte ha il privilegio di cogliere delle forme assolute, non soggette alle determinazioni contingenti.
Il genio
D’accordo con la sensibilità romantica, Schopenhauer ritiene che solo il genio possa sperimentare la visione della bellezza; questa infatti presuppone la possibilità di cogliere l’idea, che non si dà nella comune rappresentazione. Solo una sensibilità superiore, a parere del filosofo, è in grado di elevare la propria capacità di comprensione a tali vertici.
La gerarchia delle arti
Schopenhauer propone una gerarchia delle arti, motivata dal maggiore o minore rapporto delle varie espressioni artistiche con il mondo della rappresentazione: tanto più l’arte sa distaccarsene, quanto più elevata è la sua capacità di cogliere l’idea. Schopenhauer ordina le arti nel seguente modo: architettura, scultura, pittura, poesia, tragedia e musica.
La poesia e la musica
Interessante è l’interpretazione offerta da Schopenhauer sulla tragedia, vista come dissidio della volontà con se stessa. Il carattere peculiare di tale ordinamento gerarchico è, però, la considerazione della musica come arte superiore alla stessa poesia, contrariamente a quanto sostenuto dalla maggiorparte degli intellettuali romantici.
La poesia
I romantici prediligevano fra le arti la poesia, per la sua capacità di trasfigurare la parola, sollevandola dalla piatta razionalità del linguaggio ordinario e caricandola di valori spirituali. La parola nel linguaggio poetico si arricchiva di significati ulteriori rispetto a quelli denotativi e portava il lettore a distaccarsi dal sensibile per cogliere, attraverso il sentimento, l’assoluto. La poesia era superiore alle altre arti proprio perché permetteva e valorizzava al massimo l’incontro fra la realtà finita e lo spirito infinito della bellezza.
La musica
Mentre i romantici ritenevano la poesia la maggiore fra le arti, per la sua capacità di raggiungere le più elevate vette dello spirito attraverso il sensibile, Schopenhauer privilegia la musica proprio perché è totalmente distaccata dalla rappresentazione. La musica è un linguaggio asemantico, ovvero non può comunicarci alcun messaggio preciso e determinato, come fanno invece le parole; dunque è pura espressione della volontà.
La rivelazione della volontà
Mentre le arti che utilizzano immagini della rappresentazione possono al massimo comunicarci un modello ideale, nella musica si manifesta e si rivela la stessa volontà, intesa come fluire continuo di energia e come trasporto e possessione emotiva.
I limiti dell’arte
L’arte però, pur elevandoci in parte dal mondo della rappresentazione, non può liberarci dalla schiavitù della volontà. L’esperienza estetica, infatti, è transitoria e limitata nel tempo; un brano musicale termina e, dopo il rapimento estatico, si ritorna alla condizione precedente. L’uomo deve cercare, allora, forme ulteriori e definitive di liberazione dalla volontà.
ESPRESSIONI SIGNIFICATIVE
Negazione della volontà di vivere – Suicidio – Liberazione dalla volontà – Arte – Contemplazione dell’idea – Genio – Gerarchia delle arti – Poesia – Musica – Asemanticità
DOMANDE
1) Perché la liberazione dalla volontà implica il non voler più vivere?
2) Qual è la caratteristiche comune a tutte le forme di liberazione della volontà?
3) Perché Schopenhauer rifiuta, a eccezione di un solo caso, il suicidio?
4) Riepiloga le diverse forme di liberazione dalla volontà considerate da Schopenhauer.
5) Definisci l’arte.
6) Qual è l’oggetto peculiare dell’arte?
7) Descrivi la teoria di Schopenhauer sul genio.
8) Indica le caratteristiche della cultura romantica riscontrabili nella filosofia di Schopenhauer.
9) Spiega la gerarchia delle arti proposta da Schopenhauer.
10) Perché Schopenhauer considera la musica una forma d’arte superiore alla poesia?
11) Come interpretavano la poesia gli intellettuali romantici?
12) Riprendi le considerazioni di Schopenhauer riguardo alla musica.
13) Indica il rapporto fra musica e volontà.
14) Quali sono i limiti dell’esperienza estetica?
La moralità
Le successive forme di liberazione dalla volontà sono costituite da sentimenti di carattere morale che, negando qualsiasi legittimità alle pulsioni egoistiche, inducono l’individuo ad abbracciare valori più universali. Sono dunque tentativi iniziali e, quindi, ancora parziali, di rinuncia a se stessi.
La giustizia
Chi accetta la giustizia è disposto a obbedire a una legge che non difende gli interessi personali, poiché li considera alla stregua di quelli degli altri individui; il soggetto rispettoso della giustizia rinuncia dunque a comportamenti egoistici per adeguarsi a una norma che persegue l’utile generale.
La bontà
La bontà è un sentimento superiore alla giustizia: questa è infatti un insieme formale di leggi, che può essere accettato anche solo per il timore della pena. La bontà, invece, è un sentimento sincero e personale nei confronti degli altri; si dedica la propria vita agli altri rinunciando, ancora una volta, a vantaggi personali.
La compassione
E’ solo con il sentimento della compassione, però, che il rifiuto di se stessi si realizza per la prima volta in forma compiuta. Schopenhauer si richiama al significato originario della parola [cum – patire = patire insieme]; compatire significa provare per le sventure altrui lo stesso dolore che proveremmo per le nostre. In questo modo, viene totalmente distrutta quella barriera che si frappone fra noi e gli altri.
L’ascesi
L’ascesi è lo stadio conclusivo del processo di liberazione dalla volontà, quello in cui ci si libera definitivamente della nostra individualità. Le tappe per raggiungere il totale annullamento di noi stessi nel più generale flusso della volontà sono diverse: la castità, la rassegnazione, la povertà, il sacrificio e il nirvana.
La castità
L’esercizio della castità manifesta il nostro rifiuto ad avere figli naturali: si evita la procreazione e quindi la riproduzione della specie. L’astenersi dall’attività sessuale è quindi un modo per manifestare il proprio rifiuto della vita e per non collaborare al disegno della natura, foriero per gli uomini unicamente di dolore.
La rassegnazione, la povertà e il sacrificio
La rassegnazione all’infelicità e al dolore, l’accettazione della povertà come stato dal quale non possiamo sperare alcunché per la nostra vita particolare e il sacrificio di tutto ciò che può essere collegato ai nostri desideri individuali rappresentano, per Schopenhauer, la strada obbligata per arrivare alla completa rinuncia a sé e all’indifferenza verso il proprio destino.
Il nirvana
Una volta eliminato qualsiasi legame con la propria natura individuale, siamo pronti all’esperienza finale del nirvana, dove perdiamo coscienza del nostro essere determinato per riunirci al flusso indistinto dell’esistenza. Schopenhauer riprende questo concetto dalla tradizione religiosa del buddismo e ancora una volta sottolinea il forte legame fra il proprio pensiero e la riflessione filosofica e religiosa orientale.
La filosofia di Schopenhauer e la sua vita privata
Quasi tutti i filosofi hanno mantenuto un comportamento coerente con le loro dottrine; non è questo il caso di Schopenhauer che, ad onta del rifiuto dichiarato per la volontà di vivere, si godette alla fine il successo della propria filosofia con tutte le soddisfazioni collaterali che questo comportava. E’ nato così un equivoco sulla filosofia di Schopenhauer, espressione puramente intellettuale ma totalmente staccata dalla personalità del filosofo.
Il pessimismo di Schopenhauer
In realtà si tratta di un’affermazione superficiale, in quanto il rapporto biografia/filosofia in Schopenhauer non va ricercato nelle rigide regole che caratterizzano la vita ascetica, ma nel radicale pessimismo con cui il filosofo interpreta il mondo. Schopenhauer visse situazioni di estrema infelicità, odiava la società di cui faceva parte e coglieva il carattere gretto ed egoistico che imperava nel mondo: da questo punto di vista, il fatto che egli non sia riuscito a essere fedele alle sue profonde convinzioni, è ancora più significativo nella valutazione del suo pessimismo.
ESPRESSIONI SIGNIFICATIVE
Giustizia – Bontà – Compassione – Ascesi – Castità – Rassegnazione – Povertà – Sacrificio – Nirvana
DOMANDE
1) Indica le diverse forme di liberazione dalla volontà successive all’arte?
2) Spiega perché la giustizia contribuisce ad affermare il rifiuto della volontà di vivere.
3) Specifica gli aspetti maggiormente positivi della bontà rispetto alla giustizia.
4) Intendi il corretto significato di compassione: perché questo sentimento elimina totalmente l’attaccamento alla propria individualità?
5) Indica i vari momenti dell’ascesi.
6) Perché la castità implica un radicale rifiuto della vita?
7) Precisa il ruolo della rassegnazione, della povertà e del sacrificio.
8) Indica le caratteristiche dell’esperienza del nirvana.
9) Individua, nella filosofia di Schopenhauer, quei concetti ripresi dalla cultura filosofica orientale.
10) Problematizza il rapporto fra la biografia e il pensiero filosofico di Schopenhauer.