24
Nov
2006

Bergson

CAPITOLO TREDICESIMO

HENRY BERGSON (1859 – 1941)

Lo spiritualismo
Lo spiritualismo è una corrente filosofica che vuole opporsi al positivismo e, in particolare, alla riduzione dei fenomeni psichici alla sfera fisiologica e organica.

La crisi del positivismo
Abbiamo già accennato, nei capitoli precedenti, alla crisi del positivismo [cfr. cap. 10. p.1], realizzatasi proprio in seguito al fallimento della filosofia positiva rispetto alla studio della vita psichica. Ne seguì una spinta verso l’irrazionale e il rifiuto nei confronti di qualsiasi verità che, in ogni campo del sapere, era considerata come oggettiva e assoluta.

La particolarità dello spiritualismo

La filosofia spiritualista invece, nell’opporsi al positivismo, non intende negare l’esistenza della verità; in alcuni casi, anzi, sostiene la validità del metodo scientifico nello studio della natura. Lo spiritualismo vuole esclusivamente contestare l’approccio della filosofia positivista alla sfera psichica e, nel contempo, rivendicare un metodo originale.

Le categorie dello spiritualismo

Pur concependosi come complementare alla disciplina scientifica, lo spiritualismo utilizza strumenti categoriali totalmente estranei alla tradizione positivistica: la riflessione interiore, la percezione della propria coscienza, il ritorno all’anima.

Il richiamo ad Agostino
E’ evidente, nei filosofi spiritualisti, il richiamo alla filosofia di Agostino, soprattutto l’ auscultazione interiore, che permette di cogliere la verità presente in noi stessi ma nascosta alla percezione comune.

I fatti di coscienza
Analogamente al positivismo, anche lo spiritualismo si applica a precisi fatti dell’esperienza: i fatti della coscienza sono l’unico dato da cui possiamo partire per effettuare un’analisi della natura psicologica dell’uomo e corrispondo ai fatti della natura del positivismo.

Differenza dal romanticismo
Il ritorno all’interiorità auspicato dalla filosofia spiritualista si distingue da quello proposto, all’inizio del XIX secolo, dalla cultura romantica; i filosofi spiritualisti infatti non sostengono l’identità fra il soggetto e la totalità infinita.

ESPRESSIONI SIGNIFICATIVE

Spiritualismo – Auscultazione interiore – Fatti di coscienza

DOMANDE

1) Indica le caratteristiche della corrente filosofica dello spiritualismo.

2) Precisa le critiche rivolte, dai filosofi spiritualisti, al positivismo; nel contempo, però, individua                                       alcuni aspetti comuni fra le due correnti filosofiche.

3) Per quale motivo lo spiritualismo non è assimilabile alle filosofie originatesi dalla crisi del                                                positivismo?

4) Attraverso quali strumenti lo spiritualismo intende indagare la realtà psichica?

5) Indica gli elementi di vicinanza fra il metodo analitico dello spiritualismo e la filosofia di Agostino.

6) Che cosa sono i fatti di coscienza?

7) Per quale motivo il ritorno all’interiorità auspicato dai filosofi spiritualisti si differenzia da quello                    teorizzato dagli intellettuali romantici?

Henry Bergson
Il pensiero di Henry Bergson, il più illustre esponente dello spiritualismo, dimostra come questa filosofia non ha un atteggiamento pregiudiziale nei confronti del sapere scientifico, ma avverte solo l’esigenza, legittima, di confinare la sua competenza all’ambito naturale.

Irriducibilità dei dati di coscienza

A parere di Bergson, infatti, i dati di coscienza non sono paragonabili agli eventi naturali e, di conseguenza, necessitano di un diverso approccio conoscitivo; i dati di coscienza non si possono interpretare attraverso categorie matematico-quantitative, proprie della metodologia positivista, poiché si caratterizzano in senso qualitativo.

La durata
Secondo Bergson, la psiche dell’uomo è costituita da un flusso unitario di energia: i singoli fatti non sono fra loro separati, ma tendono a fondersi l’un l’altro in una unità organica. Bergson chiama durata questo flusso della coscienza, poiché in essa sono presenti, contemporaneamente, le tre dimensioni temporali del presente, del passato e del futuro.

La memoria
La memoria si identifica con la durata, perché è ricordo del passato nel presente, in vista di un’azione futura; suggerisce così l’unità delle dimensioni temporali. Ogni volta che compio un atto nel presente, in vista di un risultato che mi attendo nel futuro, faccio riferimento a mie esperienze passate, in cui ho già sperimentato gli effetti di un’azione simile; in ogni gesto, dunque, sono presenti le tre dimensioni temporali, a testimoniare il carattere di durata della nostra natura psichica.

Percezione e memoria
La memoria è allora l’esperienza rivelatrice della nostra psicologia e differisce dalla percezione, che è invece diretta espressione della nostra costituzione fisica: mentre infatti la nostra esperienza rappresentativa si concentra sul corpo, che si pone in relazione con il mondo esterno con precise finalità pratiche, la memoria rappresenta invece la vita stessa come dispiegarsi nel tempo di un’unica esperienza.

ESPRESSIONI SIGNIFICATIVE

Irriducibilità dei dati di coscienza – Durata – Memoria – Percezione

DOMANDE

1) Qual è il fine perseguito dalla filosofia di Bergson?

2) Motiva l’irriducibilità dei dati psichici al metodo scientifico.

3) Riprendi le caratteristiche della durata.
 
4) Che cos’è la memoria?

5) Distingui fra memoria e rappresentazione.

Gli strumenti della conoscenza

La capacità conoscitiva dell’uomo si avvale, secondo Bergson, di due facoltà: l’istinto e l’intelligenza.

L’istinto
L’istinto è la capacità di utilizzare gli strumenti che la natura mette a disposizione. Quasi sempre l’istinto si esplica in modo incosciente, a eccezione di quando la sua affermazione incontra un ostacolo; allora la sua natura perviene alla coscienza e diventa oggetto di riflessione.

L’intelligenza
L’intelligenza consente all’uomo di fabbricarsi da sé i propri strumenti, in aggiunta a quelli già messi a disposizione dalla natura. L’intelligenza riguarda la sfera della coscienza e, a differenza dell’istinto, parte sempre da un ostacolo o da una mancanza che impedisce al soggetto di soddisfare i propri bisogni.

Superiorità e limiti dell’intelligenza

L’intelligenza possiede un valore superiore all’istinto, in quanto consente di emanciparsi dai vincoli naturali; nello stesso tempo, però, l’intelligenza ha anche dei limiti, che si manifestano nella sua incapacità di spiegare le realtà viventi allo stesso modo con cui chiarisce i fenomeni naturali.

L’intuizione
Per conoscere il mondo della vita è necessaria, allora, un’ulteriore facoltà, che Bergson chiama intuizione. L’intuizione  è concepita da Bergson come un retrocedere dell’intelligenza all’istinto; non si tratta però di una regressione, in quanto la dimensione dell’istinto viene in questo caso vissuta con consapevolezza.

Il carattere disinteressato dell’intuizione

Mentre l’istinto è diretto alla soddisfazione di un bisogno personale, l’intuizione è invece una comprensione di carattere universale, che sfugge la dimensione dell’individualità; in altre parole, attraverso l’intuizione noi cogliamo nei fenomeni una realtà spirituale, non percepibile in una comune esperienza rappresentativa.

L’intuizione estetica
Un esempio di intuizione si ha nell’esperienza estetica, dove si coglie una caratteristica spirituale del fenomeno al di là della sua rappresentazione oggettiva; riguardo questa particolare tematica, la riflessione di Bergson è molto vicina a quella di Schelling [cfr. cap. terzo, p.9].

Differenza da Schelling
A differenza di Schelling però, che considerava l’esperienza estetica la forma di conoscenza più elevata dell’uomo, Bergson ritiene sia un’esperienza ancora parziale, poiché individua la dimensione dello spirito solamente nei fenomeni particolari.

 
 
L’analisi e la simpatia
Bergson precisa inoltre i due strumenti di cui si servono, rispettivamente, l’intelligenza e l’istinto: l’analisi e la simpatia. L’analisi è la considerazione oggettiva, in base a parametri scientifici, dei fenomeni naturali, la simpatia è invece quella facoltà intuitiva che permette di scoprire in una realtà ciò che essa ha di unico e che sfugge ai criteri oggettivi della scienza.

Lo spirituale e la dimensione dell’individuo

E’ possibile, a questo punto, precisare ulteriormente l’incapacità della scienza di comprendere la dimensione psichica: la scienza, utilizzando il criterio oggettivo della quantità, coglie in tutti gli oggetti ciò che essi possiedono d’identico; lo spirito rappresenta invece proprio quella dimensione che determina l’individualità irripetibile fra soggetti della stessa specie.

Individualità dello spirito
La natura di questa individualità non può essere compresa con i tradizionali strumenti di analisi quantitativa, proprio perché lo spirito non contiene nessun tipo di determinazione che consenta di utilizzare, nell’interpretarlo, categorie comuni.

Un esempio: la durata
Si è introdotta in precedenza la nozione di durata, che rappresenta la particolare natura temporale della coscienza: è un concetto che si è ricavato attraverso una riflessione intellettuale, valutando la presenza di più determinazioni temporali in ogni azione. Quando però si cerca di afferrare concretamente la natura temporale della psiche, ci si accorge di poterla cogliere solamente attraverso l’intuizione.

Validità dell’intuizione
Ogni soggetto intuisce, avverte cioè con certezza istintiva, che la nostra realtà psichica si fonda sulla compresenza di passato, presente e futuro; questa intuizione non è uno strumento arbitrario e soggettivo, in quanto, nell’esperirlo, percepiamo con sicurezza la realtà dello spirito.

ESPRESSIONI SIGNIFICATIVE

Istinto – Intelligenza – Intuizione – Intuizione estetica – Analisi – Simpatia

DOMANDE

1) Definisci l’istinto e l’intelligenza.

2) L’istinto fa sempre riferimento alla sfera dell’inconscio?

3) Quali sono i limiti di applicazione dell’intelligenza?

4) Definisci l’intuizione e spiega la sua collocazione, a metà fra l’istinto e l’intelligenza.

5) Definisci le caratteristiche dell’intuizione estetica e proponi un confronto con Schelling.

6) Distingui fra analisi e simpatia.

7) Perché la scienza non ha gli strumenti idonei a comprendere la dimensione dello spirito?

8) La durata è colta dall’intuizione?

 
 
Bergson e la scienza
Bergson non si oppone alla scienza, ma intende limitarne l’ambito di competenza. Egli segue con attenzione l’andamento del dibattito scientifico del suo tempo e, nella sua filosofia, ripropone, in chiave spiritualista, il concetto di evoluzione.

L’origine della vita
Abbiamo visto come, secondo Bergson, non si possa spiegare la vita con gli strumenti del metodo fisico-matematico; solo attraverso l’intuizione è possibile percepire la dimensione dello spirito. Anche su un piano più generale, non individuale ma universale, la vita può essere spiegata attraverso l’intuizione.

L’evoluzione creatrice
La scienza non potrà mai spiegare come la vita si è formata: l’evoluzione può certo chiarire il perfezionarsi delle specie viventi, ma non può comprendere il costituirsi della vita all’origine. Bergson propone la teoria dell’evoluzione creatrice, che concepisce la vita come il prodotto di un processo spirituale.

La vita è energia spirituale
Anche per Bergson, come per Schopenhauer, la vita è fondamentalmente spirito, energia progrediente all’infinito che, nel suo sviluppo, tende a oggettivarsi in forme determinate.

Lo slancio vitale
La vita biologica è allora, secondo Bergson, riconducibile alla vita spirituale. Bergson chiama slancio vitale questa energia spirituale che dà origine alla natura e ai fenomeni e che costituisce la stessa materia.

Analogia con la durata
La vita è quindi un continuo processo di creazione, che rinnova costantemente le proprie forme, sempre però a partire da quanto già costituito nel passato; come nella durata, lo slancio vitale dà luogo alle proprie oggettivazioni comprendendo in sé le tre determinazioni temporali: perfeziona (nel presente) forme che ha già costituito (passato) in vista di un migliore sviluppo (futuro).

Pluralità dell’evoluzione
L’evoluzione creatrice non si dipana in una sola direzione, ma prevede diverse possibilità di sviluppo, estendendosi a mo’ di raggio nello spazio. Lo slancio creatrice tende a biforcare le sue linee di sviluppo; queste potranno dare origine a ulteriori divisioni, oppure annullarsi e interrompersi.

Negazione del finalismo
L’evoluzione si configura così come un processo libero e aperto a tutte le possibilità; non esiste, a parere di Bergson, alcun fine predeterminato, nessun traguardo che la natura si propone di raggiungere.

Un esempio
La prima biforcazione ha, secondo Bergson, differenziato la pianta dall’animale; da queste realtà sono derivate due possibili linee di sviluppo, alcune delle quali sono andate progredendo e, dissociandosi ulteriormente, hanno dato origine alle diverse specie. Di queste, parte hanno interrotto il loro sviluppo, altre hanno favorito la formazione di nuove specie.

ESPRESSIONI SIGNIFICATIVE

Evoluzione creatrice – Slancio vitale

DOMANDE

1) Quale atteggiamento mantiene Bergson verso il sapere scientifico?

2) Perché la teoria evoluzionistica va completata in senso spiritualistico?

3) Riassumi il modo in cui Bergson concepisce la vita.

4) Che cos’è lo slancio vitale?
 
5) Spiega la teoria dell’evoluzione creatrice.

6) Quale linea di sviluppo spiega l’evoluzione.

7) Perché l’evoluzione creatrice non è caratterizzata da alcuna forma di finalismo?

8) Illustra, con un esempio, l’espandersi a raggio dello slancio vitale.