Relazione Massari sul brigantaggio
In ultimo, allego il testo della Relazione Massari sul brigantaggio: “Il brigantaggio nella relazione parlamentare d’inchiesta Massari (maggio 1863)”.
La Camera ci ha dettato l’ordine logico a cui deve informarsi la nostra esposizione nei termini stessi del mandato che si compiaceva affidarci. Nel comitato segreto del 16 dicembre 1862 ci veniva commesso l’incarico di riferire intorno alle cause ed allo stato del brigantaggio nelle province napolitane, e intorno ai pi6 acconci provvedimenti che fossero a prendersi dal Parlamento e da suggerire a governo per la più efficace repressione di esso. In conformità di quest’incarico noi veniamo oggi a dirvi quali siano, a senso nostro, le cause del brigantaggio, quale il suo stato attuale, e quali. ì diversi provvedimenti che Governo e Parlamento debbono prendere non solo per reprimere gli effetti immediati del male, ma anche per rimuoverne le cause, e prevenirne in tal guisa il possibile rinnovamento. Incominciamo dalle cagioni. Dalla loro definizione soltanto, dalla determinazione precisa della maggiore o minore loro importanza si può riferire il concetto esatto e veritiero del brigantaggio, e quindi il criterio con cui debba procedersi per combatterlo ed estirparlo. Facil cosa è dire che il brigantaggio si è manifestato nelle province meridionali a motivo della crisi politica ivi succeduta; con ciò si enuncia il motivo più visibile del doloroso fatto, ma si rimangono nell’ombra le ragioni sostanziali, le quali”invece sono quelle che vanno accuratamente studiate ed esaminate, perché esse sole possono fornire l’indicazione dei mezzi più sicuri e più efficaci a ricondurre le cose nelle condizioni regolari. La prima domanda che spontanea sorgeva nell’animo nostro era la seguente: il brigantaggio che da tre anni contrista le province continentali del mezzodì dell’Italia, è conseguenza esclusiva del cangiamento politico avvenuto nel 1860, oppure questo cangiamento è stato soltanto un’occasione dalla quale lo sviluppamento del brigantaggio è stato determinato? Negli ordini politici e sociali, come- nel fisco, non basta riconoscere le cause prossime ed immediate dei fenomeni ma e d’uopo accennare se a queste cause si colleghino altre, senza le quali l’azione delle cause prossime ed immediate, o non potrebbe svolgersi affatto oppure raggiungerebbe proporzioni minime e di poca entità […].
Certo le province napolitane hanno soggiaciuto nel 1860 ad una crisi di questo genere, e torna agevole il comprendere come in seguito a ciò siasi manifestato il brigantaggio. Ma basta forse la sola crisi politica a rendere ragione e della intensità del male e delle proporzioni che ha raggiunte e della ostinazione con cui resiste ai mezzi adoperati per combatterlo e guarirlo? A persuadervi che restringendo a quella pocanzi enunciata le cause del brigantaggio si cadrebbe in errore, bastava una sola considerazione. Gl’influssi della crisi politica non potevano essere, non sono stati diversi nelle diverse province dell’ex reame napolitano: se dunque in ogni caso la loro azione è stata identica, gli effetti avrebbero pure dovuto essere i medesimi in ognuna di quelle e province, e queste avrebbero perciò dovuto essere allo stesso grado infestate dal brigantaggio. La conclusione è strettamente logica: ma il fatto la contraddice, poiché è indubitato che mentre in alcune province il brigantaggio e infierito ed ha raggiunto terribili proporzioni, come, a cagion d’esempio, in Capitanata ed in Basilicata, in altre, come le Calabrie, o non ha allignato affatto, o tutto al più si è astretto in angusti limiti. Per rendere ragione di questo contrasto è dunque mestieri supporre o che la crisi politica non abbia avuto nessun influsso in alcune province e molto in altre, oppure che le rispettive condizioni di quelle province non essendo identiche gli effetti della crisi siano stati diversi. La prima di queste ipotesi non regge all’esame: il rivolgimento politico essendo unico nella sua essenza e nella sua origine non poteva non tramandare i suoi influssi alla stessa guisa e con la medesima efficacia in tutte le località, e quindi sarebbe all’intutto gratuito ed assurdo il supporre e l’asserire che questi influssi si manifestassero e fossero attivissimi a Foggia ed a Potenza, latenti od inerti a Catanzaro ed a Reggio.
La ragione del divario va dunque ricercata – altrove, e propriamente nella diversità delle condizioni delle varie province. Ond’è che dalla evidenza dei fatti noi siamo stati costretti a domandarci se per avventura non esistessero cause generali ed essenziali che contribuiscono a rendere in alcune località, meglio che in altre, più agevole, più pronto, più terribile lo sviluppamento del brigantaggio, e frappongano più gagliardi ostacoli alla sua estirpazione. La risposta a questa domanda ci è stata largamente fornita e dalle osservazioni dei fatti e delle ricordanze e dalle opinioni molte fra le persone che all’uopo abbiamo interrogate, e di quelle che spontaneamente ci hanno partecipato per iscritto il loro parere. Quelle osservazioni, quelle città di Foggia i terrazzani assommano ad ricordanze, quelle opinioni ci hanno con- alcune migliaia. Grande coltura: nessun jneamente ci hanno partecipato per iscritto il loro parere. Quelle osservazioni, quelle ricordanze, quelle opinioni ci hanno condotto a conc.hiudere che il brigantaggio ha una sua precipua ragione di essere in alcune cause, che non sono quelle che a prima giunta si scorgono e che pur troppo non sono né le meno efficaci, né le meno essenziali.
A bene esprimere il nostro concetto diremo che il brigantaggio se ha pigliato le mosse del 1860, come già nel 18061, ed in altre occasioni dal mutamento politico, ripete però la sua origine intrinseca da una condizione di cose preesistente a quel mutamento, e che i nostri liberi istituti debbono assolutamente distruggere e cangiare. Molto acconciamente è stato detto e ripetuto essere il brigantaggio il fenomeno, il sintomo di un male profondo ed antico: questo paragone desunto dall’arte medica regge pienamente, ed alla stessa guisa che nell’organismo umano, le malattie derivano da cause immediate e da cause predisponenti, la malattia sociale, di cui il brigantaggio è il fenomeno è originata anch’essa dallo stesso duplice ordine di cause. Le prime adunque cause del brigantaggio sono le cause predisponenti. E, prima fra tutte, la condizione sociale, lo stato economico del campagnuolo, che in quelle province appunto, dove il brigantaggio ha raggiunto proporzioni maggiori, è assai infelice. Quella piaga della moderna società che è il proletariato, ivi appare più ampia che altrove. Il contadino non ha nessun vincolo che lo stringa alla terra. La sua condizione è quella del vero nullatenente, e quand’anche la mercede del suo lavoro non fosse tenue, il suo stato economico non ne sperimenterebbe miglioramento. Dove il sistema delle mezzerie è in vigore, il numero dei proletari di campagna è scarso; ma là dove si pratica la grande coltivazione, sia nell’interesse del proprietario, sia in quello del fittaiuolo, il numero dei proletari è necessariamente copioso. […]
A Foggia, a Cerignola, a San Marco in Lamis havvi un ceto di popolazione, addimandato col nome di terrazzani, che non possiede assolutamente nulla e che vive di rapina. Nella sola città di Foggia i terrazzani assommano a alcune migliaia. Grande coltura: nessun colono: e molta gente che non sa come fare per lucrarsi la vita. «I terrazzani ed i cafoni, ci diceva il direttore del demanio e tasse della provincia di Foggia, “hanno pane di tal qualità che non ne mangerebbero i cani. Tanta miseria e tanto squallore sono naturale apparecchio al brigantaggio, La vita del brigante abbonda di attrattive per il povero contadino, il quale, ponendola a confronto con la vita stentata e misera che egli è condannato a menare, non inferisce di certo dal paragone conseguenze propizie all’ordine sociale. Il contrasto è terribile, é non è da maravigliare se nel maggior numero dei casi il fascino della tentazione a male operare sia irresistibile.. I cattivi consigli della miseria, non temperati dalla istruzione e dalla educazione, non infrenati da quella religione grossolana che si predica alle moltitudini, avvalorati dallo spettacolo del cattivo esempio prevalgono presso quegl’infelici, e l’abito a delinquere diventa seconda natura. La fioca voce del senso morale è soffocata, ed il furto anziché destare ripugnanza appare mezzo facile e legittimo di sussistenza e di guadagno, ond’è che sorgendo dall’occasione l’impulso al brigantaggio le sue fila non indugiano ad essere ingrossate. Su 375 briganti che si trovavano il giorno 15 aprile prossimo passato nelle carceri della provincia di Capitanata, 293 appartengono al misero ceto dei cosi detti braccianti. Là invece dove le relazioni tra il proprietario e il contadino sono migliori, là dove questi non è in condizione nomade ed è legato alla terra in qual si voglia modo, ivi il brigantaggio può manifestandosi, allettare i facinorosi, che non mancano in nessuna parte del mondo, ma non può gettare radici profonde ed è con maggiore agevolezza distrutto. […]
La condIzione di cose, della quale siamo venuti fin qui discorrendo, ci sembra porgere in modo non equivoco la nozione di una delle cause che con maggiore efficacia generano fatalmente in alcune province meridionali la funesta predisposizione al brigantaggio. Il sistema feudale spento dal progredire della civiltà e dalle prescrizioni delle leggi ha lasciato una eredità che- non è ancora totalmente distrutta; sono reliquie d’ingiustizie secolari ce aspettano ancora ad essere annientate. i baroni non sono più ma la tradizione dei loro soprusi e delle loro prepotenze non è ancora cancellata, ed in parecchie delle località che abbiamo nominate l’attuale proprietario non cessa dal rappresentare agli occhi del contadino l’antico signore feudale. Il contadino sa che le sue fatiche non gli fruttano benessere né prosperità; sa che il prodotto della terra innaffiata dai suoi sudori non sarà suo; si vede e si sente condannato a perpetua miseria, e l’istinto della vendetta sorge spontaneo nell’animo suo. L’occasione si presenta; egli non se la lascia sfuggire; si fa brigante; richiede vale a dire alla forza quel benessere, quella prosperità che la forza gli vieta di conseguire, ed agli onesti e mal ricompensati sudori del lavoro preferisce i disagi fruttiferi della vita del brigante. Il brigantaggio diventa in tal guisa la protesta selvaggia e brutale della miseria contro .antiche e secolari ingiustizie.