I governi della Sinistra storica
CAPITOLO DECIMO
I GOVERNI DELLA SINISTRA IN ITALIA
Che cos’è la sinistra
Si è già accennato, all’inizio del capitolo ottavo, alla componente parlamentare della sinistra che, nei primi quindici anni di governo dell’Italia unita, si trovò all’opposizione. Non bisogna caricare i termini destra e sinistra del significato che a loro si attribuisce in epoca contemporanea: la destra e la sinistra facevano parte di un medesimo, ristretto, ceto dirigente, che governava il paese in base a un sistema rappresentativo estremamente elitario.
Caratteri peculiari della sinistra
La sinistra, pur difendendo un’assetto istituzionale dello Stato corrispondente alla monarchia costituzionale e accettando una configurazione della società rigidamente gerarchica, si avvicinava, per alcuni temi, a posizioni vicine alle forze radicali: sulla questione romana, a esempio, aveva difeso le soluzioni militari.
Le richieste della sinistra
Punto fermo delle rivendicazioni politiche della sinistra era la riforma della legge elettorale, da mantenersi entro logiche censitarie ma tuttavia meno rigide, che potessero includere quella borghesia media moderata, esclusa dalla rappresentanza politica. La sinistra prometteva inoltre un maggiore impegno nella politica sociale, in particolare in merito ai problemi dell’istruzione e di alcuni problemi locali.
La caduta della destra
Il 18 marzo 1876 il Parlamento sconfisse a grande maggioranza il governo, proprio due giorni dopo che il Ministro Minghetti aveva annunciato la parità del bilancio [cfr. cap. 8, p.4]. Le cause di questa caduta vanno ricercate nella degradata situazione sociale, creata dalla politica di rigore economico della destra; ma anche dal malcontento e dalla protesta per i patteggiamenti con le forze clericali nel mezzogiorno.
Agostino Depretis
Vittorio Emanuele II chiamo alla Presidenza del Consiglio il leader della sinistra, Agostino Depretis, che costituì un gabinetto con tutti i maggiori esponenti della sinistra parlamentare: Giovanni Nicotera fu ministro degli interni, Pasquale Mancini andò al Ministero di Grazia e Giustizia, Giuseppe Zanardelli ai lavori pubblici e Luigi Melegari agli esteri. Tutte personalità che avevano dimostrato, durante la lotta risorgimentale, grande spirito patriottico.
La riforma elettorale
Qualche anno dopo la salita al governo, nel 1882, Depretis mantenne le promesse e promulgò la nuova legge elettorale; non venne negato il principio censitario, ma la quota di ricchezza necessaria per avere diritto al voto fu portata a un livello inferiore: gli elettori passarono da 600.000 a 2.500.000.
Il trasformismo
La stessa sinistra era preoccupata del fatto che l’amento della base censitaria potesse sconvolgere l’ordine costituito, portando in Parlamento un numero considerevole di personalità politiche radicale: Depretis allora si impegnò, per scongiurare una radicalizzazione dello scontro politico, ad aumentare la maggioranza parlamentare, dando luogo alla politica del trasformismo.
Caratteri del trasformismo
Il trasformismo realizzava una convergenza di molti deputati moderati o conservatori con le posizioni della sinistra; la procedura per ottenere questo consenso era il contatto personale al di fuori dell’istituzione parlamentare e, in linea di massima, la pratica clientelare.
Gli aspetti negativi del trasformismo
Veniva meno così la contrapposizione ideale degli schieramenti parlamentari, a tutto vantaggio di accordi che sottintendevano un vantaggio personale per il deputato che li sottoscriveva; in questo modo venne potenziata la forza della piccola borghesia liberale, che riuscì a portare diversi esponenti politici a confluire nell’area del centro.
Il partito di corte
A rafforzare questa tendenza personalistica della vita politica, che sviliva la funzione parlamentare, ci fu anche l’attività del nuovo re d’Italia, Umberto I, che successe a Vittorio Emanuele II nel 1878. Egli formò un vero e proprio partito di corte, in quanto fece dell’ambiente a lui vicino una sorta di lobby che, al di fuori della dialettica parlamentare, rafforzava le diverse alleanze politiche.
Il trasformismo oggi
Ancora oggi nel linguaggio politico viene utilizzata l’espressione trasformismo, con un significato negativo: con trasformismo s’intende infatti la politica clientelare, l’alleanza parlamentare che prescinde dai presupposti ideali e dalle convinzioni personali, finalizzata unicamente alla spartizione del potere.
La legge Coppino
Un’altra importante riforma promossa dalla sinistra fu la legge Coppino, con la quale si istituì l’istruzione elementare gratuita; come molte altre riforme promosse dalla sinistra, però, rimase una pura formalità: l’obbligatorietà durava solo due anni e, di conseguenza, favoriva l’analfabetismo di ritorno; le classi, prevedevano un numero elevatissimo di studenti (dai 70 ai 100), che il maestro, mal pagato e spesso di scarsa cultura, non poteva aiutare.
L’abolizione della legge sul macinato
A livello economico la sinistra abolì l’odiosa legge sul macinato, che aveva peggiorato le condizioni di vita dei ceti popolari; d’altra parte la decisione, che diede alla sinistra un ovvio consenso popolare, era facile da prendersi una volta che i governi precedenti ebbero raggiunto il pareggio del bilancio; inoltre il governo decise altre imposte sui consumi popolari.
La politica industriale
Con i governi della sinistra l’Italia cominciò a potenziare, quantomeno nelle regioni settentrionali, la propria attività industriale: la sinistra però, con un atteggiamento simile a quello della destra, non intendeva alienarsi l’appoggio delle classi dominanti meridionali, per cui continuò a far gravare le spese dello Stato sui contadini.
I provvedimenti
Depretis adottò provvedimenti quali il protezionismo doganale e la sovvenzione pubblica di alcuni apparati industriali; i risultati portarono alla costruzione della prima acciaieria e della prima industria idroelettrica. La crescita industriale dell’Italia avverrà però solo nei primi anni del XX secolo.
Il ruolo delle banche
In maniera identica a quanto avveniva nel resto d’Europa, un ruolo economico decisivo fu assunto dalle banche, le uniche in grado di finanziare i grandi progetti industriali; questo fece sì che l’industria italiana, fin dal suo sorgere, ebbe un carattere sostanzialmente monopolista.
Le conseguenze sociali dell’industrializzazione
La situazione degli operai delle industrie era molto precaria; gli operai italiani ricevevano infatti i salari più bassi d’Europa; frequenti erano poi le rivolte dei contadini, sui quali gravava la spesa dello sviluppo del paese. Inoltre l’industrializzazione approfondì la differenza fra il nord e il sud del paese.
DATE:
18/03/1876 : il governo viene sconfitto in Parlamento
gennaio 1878 : Umberto I re d’Italia
1882 : riforma elettorale
PERSONAGGI:
Marco Minghetti – Agostino Depretis – Giovanni Nicotera – Pasquale mancini – Giuseppe Zanardelli – Luigi Melegari – Umberto I
DOMANDE:
1) Indica le caratteristiche politiche della sinistra storica.
2) Qual era stato il comportamento della sinistra durante i governi della destra storica? quali rivendicazioni aveva avanzato?
3) Individua le motivazioni che portarono alla caduta del governo della Destra.
4) Ricorda i nomi dei principali esponenti del primo governo della sinistra.
5) Indica le novità della legge elettorale del 1882.
6) Quale relazione esiste tra riforma elettorale e politica trasformista?
7) Definisci il trasformismo.
8) Che cosa s’intende con il partito di corte, organizzato nella corte di Umberto I?
9) Indica i contenuti e i limiti applicativi della legge Coppino.
10) Quali motivi spinsero la sinistra ad abolire la legge sul macinato?
11) In che modo la sinistra si propose di favorire lo sviluppo industriale?
12) Quali conseguenze sociali ebbe lo sviluppo industriale in Italia?
Gli sviluppi della questione sociale
La questione sociale, esasperata dalla nuova politica industriale e dall’incapacità della sinistra di risolvere a livello politico quelle situazioni di ingiustizia sociale non affrontate dalla destra non aveva voluto affrontare, diede un grande sviluppo alle organizzazioni operaie che, in questi anni, diventarono fra le protagoniste della vita politica del paese.
L’anarchismo in Italia
In precedenza il pensiero rivoluzionario in Italia aveva prevalentemente condizionato dall’ideologia anarchica, più adatta a un paese arretrato dal punto di vista industriale e con un’alta percentuale di contadini fra la popolazione .
Bakunin in Italia
Nell’agosto 1872 venne fondata a Rimini la Federazione dell’Associazione dell’Internazionale dei lavoratori, da personalità vicine a Bakunin, quali Carlo Cafiero,Andrea Costa, Enrico Malatesta e Osvaldo Gnocchi Viani. Nel 1874 Bakunin e Costa organizzarono un moto insurrezionale a Imola, mentre nel 1877 Cafiero, Malatesta e Stepniak, un rivoluzionario russo, ne organizzarono un’altra nel Matese.
Il marxismo in Italia
A partire dagli anni ‘80 il movimento operaio italiano fece sempre più riferimento alla dottrina marxista, in corrispondenza con il crescere della classe operaia nel nord Italia. Fu decisiva, in questo senso, l’attività politica del socialista Filippo Turati e, soprattutto, quella intellettuale di Antonio Labriola, il primo grande studioso marxista italiano, amico personale di Friedrich Engels.
Il Partito Operaio Italiano
Nel 1882 viene fondato a Milano il Partito Operaio Italiano, subito sciolto dalle autorità, nonostante accettasse di agire politicamente rispettando la legalità; proseguì comunque il movimento culturale a lui legato, con la fondazione, per esempio, della rivista Critica sociale. Andrea Costa fu il primo deputato socialista.
Il Partito Socialista
Nel 1892 si tenne il Congresso delle associazioni operaie e dei gruppi socialisti che si concluse con il distacco dagli anarchici e con la fondazione del Partito Socialista Italiano.
Leone XIII
Con la crescita del movimento operaio, anche la Chiesa dovette affrontare per la prima volta la questione sociale; l’istituzione ecclesiastica infatti aveva sempre avuto una particolare ascendenza sulle masse povere e temeva che appoggiassero le correnti politiche socialiste. Fu il successore di Pio IX, Leone XIII, a pubblicare la prima enciclica interamente dedicata alla questione sociale: la Rerum Novarum del 15 maggio 1891.
I contenuti dell’enciclica
Nell’enciclica si rifiutavano tutti i principi del socialismo, quali la lotta di classe e l’abolizione della proprietà privata; contemporaneamente, però, ci si augurava una collaborazione fra capitale e lavoro. Il proprietario di beni economici non deve pensare unicamente al profitto individuali, ma produrre ricchezza a beneficio dei meno fortunati.
Le rivendicazioni
Nell’enciclica si condannava lo sciopero come strumento di lotta ma, nel contempo, si ribadiva la necessità di rimuovere le cause che rendevano lo sciopero l’unica arma in mano agli operai: bisognava innanzitutto ridurre l’orario di lavoro e dare agli operai un salario che permettesse loro di vivere dignitosamente.
DATE:
08/1872 : fondata a Rimini la Federazione dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori
1874 : moto insurrezionale a Imola organizzato da Costa e Bakunin
05/04/1877 : moto insurrezionale nel Matese organizzato da Cafiero, Malatesta e Stepniak
1882 : fondato a Milano il Partito Operaio Italiano
15/05/1891 : viene pubblicata la Rerum Novarum
1892 : fondato il Partito Socialista Italiano
PERSONAGGI:
Michaijl Bakunin – Carlo Cafiero – Andrea Costa – Enrico Malatesta – Osvaldo Gnocchi Viani – Sergej Stepniak – Filippo Turati – Antonio Labriola – Leone XIII
DOMANDE:
1) Precisa l’importanza dell’anarchismo nella storia del movimento rivoluzionario in Italia
2) Indica le personalità più importanti del movimento operaio italiano alla fine dell’800.
3) Quale il merito storico e culturale di Filippo Turati e Antonio Labriola?
4) Indica l’origine del partito socialista italiano, dopo il fallimento dell’esperienza del Partito operaio italiano.
5) Per quale motivo la Chiesa affronta per la prima volta la questione sociale?
6) Sintetizza i contenuti della Rerum Novarum.
7) Quali erano i diritti che spettavano agli operai, secondo la Chiesa?
Francesco Crispi
In seguito alle continue proteste operaie e alle rivolte dei contadini ci fu la tentazione, nel governo, di ricorrere, prendendo a esempio la Germania, alle risposte autoritarie. Questo compito fu assunto da Francesco Crispi, ex mazziniano e garibaldino che, nel suo passato risorgimentale, aveva difeso il concetto di unità piuttosto dei valori democratici. Francesco Crispi diventò presidente del Consiglio alla morte di Depretis, avvenuta nel 1887.
La politica estera
La politica estera di Crispi fu mirata all’attivismo politico e all’aggressività: favorì l’ingresso dell’Italia nella triplice alleanza in funzione antifrancese [vd. cap. 8, p.15] e intese proseguire l’espansionismo in Africa
La guerra doganale con la Francia
La prima conseguenza di questa politica fu la guerra doganale fra l’Italia e la Francia: indispettita dall’accordo internazionale, la Francia applicò una tariffa proibitiva per i prodotti italiani e Crispi rispose aumentando del 50% la tassa sulle merci francesi.
Conseguenze della guerra doganale
Questa guerra influì negativamente sullo sviluppo dell’economia nazionale: la Francia era il nostro miglior cliente, assorbendo il 41% delle nostre esportazioni, e questa percentuale scese al 18%; al nord subì danni la produzione della seta, del riso e dei latticini, mentre al sud crollò il prezzo del vino.
L’abolizione della pena dei morte
Dal punto di vista della politica interna, Crispi prese un’iniziativa coraggiosa in merito al progresso civile, che però rimase isolata nel quadro dell’intera azione politica del governo: il ministro degli interni Zanardelli istituì un nuovo codice penale che abolì la pena di morte.
Intensificarsi della repressione
Per il resto Crispi attribuì alla polizia maggiori poteri di controllo e intensificò le azioni repressive contro i movimenti operai e le organizzazioni di estrema sinistra.
Riforma delle amministrazioni locali
Crispi riformò le amministrazioni locali, con una legge comunale e provinciale che, pur estendendo il diritto di voto e rendendo elettiva la carica del sindaco, accentuava il potere di controllo dei prefetti sulla vita degli enti locali.
La politica antiecclesiastica
Sotto il governo Crispi peggiorarono anche i rapporti con la Chiesa, a causa dell’irritazione che il primo Ministro provò nel vedere respinte le sue proposte di conciliazione da lui avanzate: nel 1887 destituì il sindaco cattolico di Roma, Leopoldo Torlonia; nel 1889 eresse un monumento a Giordano Bruno in Campo dei Fiori.
Le dimissioni di Crispi
Crispi si dovete dimettere per le numerose critiche al suo operato e per le voci in merito a scandali bancari che di lì a poco sarebbero scoppiati e che avrebbero coinvolto in maniera più pesante il suo successore, Giovanni Giolitti.
Il governo Giolitti
Giovanni Giolitti, destinato a diventare lo statista più importante della storia d’Italia, e a riformare in modo sensibile la struttura socio-economica del paese, fece la sua prima sfortunata esperienza di governo dal 1891 al 1893.
La volontà di riforma di Giolitti
Già allora Giolitti avrebbe voluto assumere un atteggiamento meno rigido nei confronti della questione sociale, facendo dello Stato un’istituzione neutrale rispetto agli interessi degli operai e dei capitalisti. attento unicamente a difendere l’ordine pubblico. Sosteneva quindi il diritto di sciopero purché le manifestazioni non degenerassero in atti violenti.
I fasci siciliani
L’atteggiamento di Giolitti venne subito messo a dura prova dalla rivolta dei fasci siciliani, del maggio 1892, durante la quale si manifestò la disperazione della classi povere dell’isola; il movimento, appoggiato dalle forze socialiste, sfuggì di mano ai suoi organizzatori, fra i quali ricordiamo Garibaldi Bosco.
Lo scandalo della Banca romana
Contemporaneamente Giolitti venne coinvolto dallo scandalo della Banca romana, un’immensa truffa finanziaria che coinvolgeva praticamente tutto il ceto politico; nonostante le maggiori responsabilità ricadessero sui governi precedenti, e in particolare su Crispi, Giolitti fu il politico che, almeno in quegli anni, ne subì le maggiori conseguenze.
Le dimissioni di Giolitti
Giolitti, contestato perché non volle intervenire con durezza contro il moto siciliano e per di più coinvolto nello scandalo finanziario, fu costretto a dare le dimissioni all’inizio del 1893; ritornò allora al governo Francesco Crispi.
La repressione dei fasci siciliani
Questi risolse il moto dei fasci con repressioni ed eccidi, senza riformare per nulla le condizioni sociali; il partito socialista venne sciolto; fu limitata anche la vita del Parlamento e sorvegliata la stampa. Il capo dei Fasci fu condannato a 18 anni, un migliaio di persone furono inviate al confino senza processo.
La battaglia di Adua
Crispi cadde nel suo tentativo di sottomettere completamente l’Etiopia: fu mandato un corpo di spedizione in Europa non adeguatamente preparato che venne distrutto dall’esercito etiopico ad Adua, il primo marzo 1896. Fu la più grande sconfitta di un esercito europeo in Africa da parte delle popolazioni locali.
Il governo Rudinì
Il Crispi fu costretto a dare le dimissioni e il suo posto venne preso da marchese di Rudinì: la sua politica, soprattutto in campo sociale, cercò da una parte delle aperture, con un’amnistia concessa ai prigionieri politici; dall’altra ricorse sempre a metodi repressivi. In politica estera pose termine alla guerra doganale con la Francia.
Il congresso socialista e l’Avanti!
I socialisti tennero il loro terzo congresso clandestino il 13 gennaio 1895, mentre il primo numero de L’AVANTI!, il quotidiano del partito, uscì il 25 dicembre1896, sotto la direzione di Leonida Bissolati. Le forze socialiste avevano un peso politico sempre maggiore e dimostravano una crescente capacità di coinvolgere le masse.
Le reazioni all’avanzata socialista
L’avanzata socialista intimorì il ceto dirigente e il deputato conservatore Giorgio Sidney Sonnino fece addirittura la proposta di porre fine al regime parlamentare, attraverso un articolo pubblicato sulla rivista Nuova Antologia, intitolato Torniamo allo Statuto. Sonnino individuava i due maggiori pericoli per la sicurezza dello stato nel socialismo e nel clericalismo.
L’opposizione di Giolitti
Rudinì accolse in parte queste esigenze di autoritarismo e inviò circolari ai prefetti invitandoli ad una stretta sorveglianza delle organizzazioni cattoliche e sovversive. Giolitti nel 1897, in occasione di un rimpasto di governo, passò all’opposizione comprendendo i pericoli di autoritarismo.
Il 1898
La crisi più grave si ebbe nel 1898, con i frequenti ricorsi allo sciopero specialmente nel nord; l’anno prima vi era stato un disastroso raccolto del grano con un aumento vertiginoso dei prezzi. Vi furono moti popolari che riguardarono tutta l’Italia e che ebbero la loro massima intensità a Milano.
La repressione di Bava Beccaris
Dal 7 al 10 maggio ci fu uno scontro fra manifestanti ed esercito e il generale Bava Beccaris, a capo delle forze dell’ordine, prese a cannonate i dimostranti: ci furono 80 morti fra i civili e due fra le forze dell’ordine, 450 feriti e un’ondata di arresti senza precedenti.
Le personalità arrestate
Non furono arrestati solo esponenti socialisti, ma anche repubblicani, radicali, cattolici; furono sciolte le associazioni sindacali, le camere del lavoro, le cooperative, i comitati diocesani, i giornali socialisti, cattolici anarchici. Fra gli arrestati ci furono Filippo Turati, condannato a 12 anni, la sua compagna Anna Kuliscioff, condannata a 2 anni, il sacerdote don Albertario (direttore dell’Osservatore cattolico di Milano), condannato a 3 anni.
Umberto I
Il re concesse a Bava Beccaris la croce di grande ufficiale dell’ordine dei Savoia per i suoi servizi resi alle “istituzioni e alla civiltà”.
Il governo Pelloux
Il nuovo governo diretto dal gen. Pelloux inasprì i provvedimenti contro la libertà di stampa e di associazione; si registrò una strenua opposizione delle sinistre che attuarono l’ostruzionismo parlamentare; anche i liberali democratici, guidati da Giolitti, si unirono all’opposizione.
Il regicidio
Il 29 luglio 1900 l’anarchico Gaetano Bresci uccise il re Umberto I, per vendicare i morti di Milano; col regicidio e col successivo governo Zanardelli-Giolitti, si avviò finalmente quella svolta politica che l’Italia attendeva dai tempi della sua unità. Per la prima volta si comprese come fossero ineludibili le riforme sociali e come non si potesse rispondere alle richieste delle masse con la repressione.
DATE:
1887 : morte di Depretis
1887 : Crispi destituisce il sindaco cattolico di Roma Leopoldo Torlonia
1899 : eretto il monumento a Giordano Bruno in Campo dei Fiori
1891/1893 : governo Giolitti
maggio 1892 : rivolta dei fasci siciliani
marzo 1893 : dimissioni di Giolitti
13/01/1895 : congresso clandestino del Partito socialista
01/03/1896 : sconfitta di Adua
25/12/1896 : primo numero de l’Avanti!
07/10-05/1898 : scontri a Milano
25/07/1900 : Gaetano Bresci uccide Umberto I
PERSONAGGI:
Francesco Crispi – Giuseppe Zanardelli – Leopoldo Torlonia – Garibaldi Bosco – Giovanni Giolitti – marchese di Rudinì – Leonida Bissolati – Giorgio Sidney Sonnino – generale Bava Beccaris – generale Pelloux – Gaetano Bresci
DOMANDE:
1) Indica le principali caratteristiche dell’azione politica di Francesco Crispi.
2) Quali furono le sue principali iniziative in politica estera?
3) Perché sotto il governo Crispi si guastarono i rapporti con la Francia?
4) Quale iniziativa prese il ministro dell’Interno Zanardelli?
5) Quale atteggiamento ebbe Crispi verso il movimento operaio?
6) Sintetizza l’atteggiamento di Crispi verso la Chiesa cattolica.
7) Quali erano i principi ispiratori dell’azione politica di Giolitti?
8) Per quale motivo i fasci siciliani attirarono su Giolitti le critiche dei conservatori?
9) Quale fu l’effetto dello scandalo della Banca romana?
10) Come risolse Crispi la rivolta dei fasci siciliani?
11) Quali conseguenze ebbe per Crispi la sconfitta di Adua?
12) Sintetizza l’azione del governo del marchese Rudinì.
13) Qual era, in questo periodo, l’attività del Partito socialista?
14) Riprendi le posizioni di Giorgio Sidney Sonnino.
15) Esponi gli avvenimenti milanesi del 1898.
16) Quale entità ebbe la repressione dei moti milanesi?
17) Indica i provvedimenti del governo Pelloux? qual era, in quel periodo, la posizione politica di Giolitti?
18) Che cosa spinse Gaetano Bresci a uccidere Umberto I?
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