Dal 1870 al 1900
CAPITOLO NONO
1870 – 1900
Struttura del capitolo
Nel presente capitolo si tratteranno diversi argomenti, che caratterizzano l’ultimo quarto di secolo della storia europea: la seconda rivoluzione industriale, il movimento operaio, l’epoca di Bismarck, l’imperialismo e la Germania guglielmina. Come in alcuni capitoli precedenti, l’intento della trattazione e in particolare delle domande, è quello di far cogliere le relazioni esistenti fra questi diversi temi, che, in molti casi, l’insegnante richiede di considerare congiuntamente.
1. La seconda rivoluzione industriale
Due caratteristiche
Due sono le caratteristiche principali della seconda rivoluzione industriale, che esamineremo separatamente: 1) da una parte, come si era già accennato nel cap. 1 [p.3], questa seconda fase dello sviluppo industriale è caratterizzata da una superiorità del settore siderurgico-meccanico su quello tessile-manifatturiero; 2) dall’altra muta profondamente la figura dell’imprenditore, non più una persona singola, ma una società o gruppo finanziario.
Le innovazioni tecniche
Analogamente a quanto accadde per la prima rivoluzione industriale, anche questa seconda fase fu favorita da una serie di innovazioni tecniche, che permisero una più efficiente lavorazione del ferro; la ricerca tecnologica faceva del resto parte del programma delle stesse imprese, cui dava un sostegno lo Stato che, come già si è ricordato, dopo il 1848 divenne protagonista in prima persona della vita economica.
I processi metallurgici
Innanzitutto si devono ricordare una serie di progressi realizzati nel trattamento del ferro: i più noti furono il processo Bessemer, il processo Martin e ilprocesso Thomas. Importante fu anche la procedura di defosforazione che permetteva la lavorazione di ferro ad alto contenuto di fosforo; ne fu particolarmente avvantaggiata la Germania, ricca di questo minerale.
Le nuove fonti di energia
Contemporaneamente furono introdotte nuove fonti di energia, che avrebbero totalmente rivoluzionato e reso più efficiente la lavorazione industriale: il petrolio, grazie anche alla tecnica dell’estrazione a mezzo sonda; l’elettricità. Nel 1879 l’americano Edison inventò la lampada a filamento di carbone, destinata fra l’altro a rivoluzionare l’illuminazione delle città.
Invenzioni meccaniche e comunicazioni
Altre invenzioni, connesse allo sfruttamento delle fonti d’energia, furono la turbina idraulica, la dinamo e, più tardi, il motore a scoppio, grazie al quale venne costruita l’automobile. Per quanto riguarda le comunicazioni, il fisico Hertz scoprì le onde elettromagnetiche che favorirono, nel 1895, l’invenzione della radio da parte di Guglielmo Marconi.
I trasporti
Fondamentale per l’espansione industriale fu il potenziamento del sistema dei trasporti, che permise lo spostamento rapido di merci anche estremamente voluminose: dalla fine degli anni ‘60 al primo decennio del ‘900 furono aperti i principali valichi alpini: il Brennero, il Frejus, il Moncenisio, il Gottardo e il Sempione. In campo internazionale le opere più rilevanti furono il canale di Suez e, più avanti, quello di Panama.
La nuova figura di imprenditore
Veniamo ora alla seconda caratteristica che abbiamo sopra ricordata: la modificazione della figura imprenditoriale. L’imprenditore identificato nella singola persona fisica, pur non scomparendo, non è più colui che traina l’economia industriale; al suo posto subentrano varie forme di società, che concentrano capitali prima sparsi in tante piccole attività produttive.
Cinque caratteristiche
Potremmo sintetizzare in cinque punti il mutamento strutturale che coinvolge la figura imprenditoriale; si realizza infatti: 1) una concentrazione di capitali 2) un predominio economico delle grandi aziende 3) si costituiscono le società per azioni 4) il capitale finanziario diventa protagonista dell’attività imprenditoriale 5) si intensificano i monopoli.
Le cause delle concentrazioni
A favorire le concentrazioni di capitale fu la volontà delle grandi aziende di sottrarsi al meccanismo della concorrenza, di debellare cioè l’avversario economico meno forte o assorbendolo nella propria organizzazione industriale o, se ci si era già uniti con altre imprese affini, portandolo al fallimento, non potendo il piccolo imprenditore reggere la concorrenza della più grande impresa rivale.
Gli scopi delle concentrazioni di capitale
Sostanzialmente la concentrazione di capitali aveva di vista i seguenti scopi: 1) ridurre i costi della produzione 2) eliminare i concorrenti di mercato 3) ottenere maggiore profitti attraverso i monopoli.
Tre tipi di concentrazione industriale
Le tre forme fondamentali di concentrazione di capitale, storicamente realizzatesi a partire dalla fine del XIX secolo, sono: i trust o patti fiduciari, in cui si ha una fusione o accordo fra più società; i cartelli, che sono accordi temporanei fra imprese affini che impediscono una concorrenza insostenibile; le holding, ossia società finanziare che controllano capitali di diverse aziende.
Ingenti investimenti
E’ evidente come capitali talmente elevati prevedessero investimenti particolarmente ingenti; bisogna anche dire che fu l’ampliarsi dell’industria metallurgica a favorire queste concentrazioni: infatti si potevano trarre profitti dalla lavorazione del ferro solamente se realizzato in grandi quantità, in enormi stabilimenti, che non potevano essere finanziati da una singola persona.
Il ruolo del capitale finanziario
Una grande importanza incominciò ad avere il capitale finanziario; le banche erano infatti gli unici soggetti economici che potessero sostenere investimenti così enormi. In alcuni casi è proprio il potere finanziario a diventare imprenditore, a gestire cioè direttamente gli investimenti.
Il ruolo dello Stato
L’importanza del potere finanziario nell’indirizzare capitali verso l’industria aumentò l’iniziativa e le responsabilità dello Stato, che favoriva le operazioni delle banche verso investimenti ritenuti utili per lo sviluppo economico della nazione.
Il ritorno a politiche protezionistiche
Proprio per l’intreccio fra interessi industriali e interessi nazionali, gli Stati iniziarono a reintrodurre dazi doganali alle merci importate e a realizzare una politica protezionistica. Si originerà poi una corsa alla colonizzazione [vd. più avanti], per l’accaparramento di materie prime e mano d’opera a basso costo e la conquista di ulteriori mercati.
Le crisi
Con le concentrazioni industriali e la diffusione dei monopoli la sfera economica fu investita da un nuovo tipo di crisi, dovuta al disequilibrio fra l’attività produttiva e la domanda dei consumatori. Le crisi di sovrapproduzione saranno frequenti, ma anche improvvisi avvenimenti di politica nazionale o internazionale potevano incidere negativamente su particolari settori del mercato.
L’alternarsi delle crisi
A periodi di forte espansione seguivano quindi momenti di depressione: mentre le grandi concentrazioni riuscivano comunque a sopravvivere, praticando tagli nell’organizzazione, i piccoli imprenditori erano i soggetti economici che pagavano il costo della crisi, con la chiusura della loro attività.
2. L’industrializzazione del Giappone e della Russia
La necessità dell’industrializzazione
Nel momento in cui diventa chiaro il nesso fra potenza industriale e potenza nazionale, anche gli Stati che sino ad allora avevano mantenuto un ordinamento politico e sociale arcaico avvertono la necessità di modificare profondamente la proprio struttura economica. Nascono così nuovi modelli capitalistici, che non si originano spontaneamente, come era avvenuto in Europa, ma sono imposti dai rispettivi governi.
Il capitalismo in Giappone
La necessità del Giappone di trasformarsi in potenza capitalistica si originò dall’esigenza di contrapporsi alla volontà egemonica dell’occidente: non solo il Giappone riuscì a imporre la propria autonomia, ma fu l’unico paese asiatico a non essere oggetto di invasione coloniale, diventando egli stesso fra gli artefici della politica imperialista.
Il Giappone fino al 1868
Prima di realizzare la svolta economica, il Giappone presentava ancora una struttura feudale, con l’imperatore circondato da una fitta serie di nobili e proprietari terrieri che ne limitavano fortemente l’autorità.
L’imperatore Mutsuhito
E’ con l’imperatore Mutsuhito, iniziatore della dinastia Meji, che , nel 1868, venne restaurato il potere imperiale e vennero soppressi tutti i precedenti ordinamenti feudali: inoltre si modernizzò il sistema d’insegnamento e fu riformato l’esercito nazionale. Questi provvedimenti ebbero il sostegno della maggior parte della classe dirigente.
L’industrializzazione
La necessità più impellente era però quella realizzare una politica d’industrializzazione per emanciparsi dall’occidente, senza mettere in questione la struttura autoritaria del potere e il ruolo delle classi dominanti. Si prese a modello la Germania bismarckiana: lo Stato, attraverso una forte pressione fiscale sui contadini, creò industrie e poi le cedette ai privati, i vecchi proprietari terrieri che, senza perdere il loro potere, modificarono solamente la fonte dei loro profitti.
L’espansionismo giapponese
Il capitalismo giapponese ebbe dall’inizio una tendenza espansionistica e colonizzatrice: infatti, poiché l’introduzione del capitalismo non era stata accompagnata, come invece era accaduto in Europa, da una modificazione dei rapporti sociali, non esisteva un mercato interno. Inevitabile era dunque la tendenza ad appriopriarsi dei territori asiatici continentali.
Il nazionalismo giapponese
Questa tendenza imperialistica favorì l’emergere di una cultura nazionalistica, fondata sul sentimento della superiorità nipponica e sul culto dell’onore nazionale. In questo modo la classe feudale dei samurai poté restare protagonista anche della nuova fase economica e politica, mantenendo il suo codice d’onore. Grande importanza aveva anche la scuola, che doveva ispirare nei fanciulli l’orgoglio nazionale.
Gli antagonisti del Giappone
Vittima delle tendenze imperialistiche del Giappone fu soprattutto la Cina; rivale invece nell’espansionismo in Asia fu la Russia, che contendeva ai nipponici il territorio della penisola di Corea e della Cina settentrionale. Ne derivò la guerra russo-giapponese del 1904, in cui i giapponesi utilizzarono il siluro, un’arma sino ad allora sconosciuta.
Conseguenze della vittoria giapponese
La vittoria del Giappone ebbe importanti conseguenze sul piano culturale, in quanto segnò la fine dell’imbattibilità dell’uomo bianco e della superiorità dell’Europa sul resto del mondo. La sconfitta russa, inoltre, fu una delle cause della rivoluzione di Pietroburgo del 1905.
Il capitalismo in Russia
Se il Giappone rappresenta un esempio positivo in merito all’introduzione forzata dell’industrializzazione capitalistica in una struttura sociale arretrata, in Russia il medesimo tentativo non produsse i risultati positivi.
Le conseguenze della guerra di Crimea
Dopo la sconfitta subita in Crimea, il governo zarista si rese conto della necessità di rendere più forte economicamente lo Stato; ma, piuttosto che modificare la struttura sociale del paese, preferì ricorrere a capitali stranieri, il che impedì la formazione in Russia di una forte borghesia imprenditoriale.
Le riforme in agricoltura
Un primo esempio di questa volontà di cambiamento fu la riforma dell’agricoltura voluta dal ministro delle finanze Sergej J. Vitte, che favorì l’afflusso di capitale straniero senza modificare la struttura agricola del paese; in questo modo si crearono poche isole progredite in mezzo a un territorio sottosviluppato.
Lo sviluppo industriale
A differenza del Giappone, lo sviluppo industriale non venne affidato alle classi aristocratiche dominanti, che continuarono a rimanere estranee a qualsiasi attività produttiva, ma venne affidato ai capitali stranieri, soprattutto francesi; in questo modo non si riuscì a modificare la struttura sociale della Russia e le industrie furono concentrate solo in poche zone, a seconda delle decisioni degli imprenditori stranieri.
I limiti del capitalismo russo
Il limite principale del capitalismo russo era la presenza massiccia del capitale straniero, che faceva della Russia un paese economicamente dipendente: lo Stato aveva un debito estero di sei miliardi di rubli ed era in passivo nell’import-export: esportava infatti materie prime e prodotti agricoli e importava manufatti.
Permanenza dei privilegi feudali
Inoltre il capitalismo non era stato introdotto in Russia contemporaneamente all’abolizione del vecchio ordinamento feudale; per cui la crescita economica era dissipata dall’esistenza di classi parassitarie; in particolare il latifondo, di origine nobiliare, era rimasto potente e diffuso.
DATE.
1868 : inizia il regno dell’imperatore Mutsuhito
1879 : Edison inventa la lampada a filamento di carbone
1895 : Guglielmo Marconi inventa la radio
1904 : guerra russo-giapponese
PERSONAGGI:
Thomas Edison – Heinrich Hertz – Guglielmo Marconi – imperatore Mitsuhito – dinastia Meji – Sergej J.Vitte
DOMANDE:
1) Individua i caratteri distintivi della seconda rivoluzione industriale.
2) Indica le principali innovazioni tecniche della seconda metà dell’800.
3) Come migliorò il sistema dei trasporti?
4) Come si modificò la figura dell’imprenditore?
5) Quali furono i fattori che favorirono le concentrazioni di capitale?
6) Quali gli scopi che si prefiggevano?
7) Precisa la differenza fra trust, cartelli e holding.
8) Indica il nuovo ruolo assunto dal capitale finanziario…
9) …e dallo Stato.
10) Per quale motivo gli Stati tornarono a politiche protezionistiche?
11) Come si configurano, dopo la seconda rivoluzione industriale, le crisi economiche?
12) Spiega i motivi per cui il Giappone avverte la necessità di instaurare un’economia capitalistico- industriale.
13) Qual’era la situazione socio-economica del Giappone prima del 1868?
14) Delinea l’importanza dell’imperatore Mutsuhito e della dinastia Meji.
15) Quale modello riprese il Giappone nell’avviare l’industrializzazione?
16) Per quale motivo il capitalismo giapponese ebbe immediatamente un carattere imperialista?
17) Quali furono, a livello di politica coloniale, i principali antagonisti del Giappone?
18) Quali conseguenze ebbe la vittoria giapponese sulla Russia nel 1904?
19) Indica i motivi che spinsero lo zar ad avviare una politica d’industrializzazione.
20) Precisa i limiti del capitalismo russo.
3. Il movimento operaio nel secondo ‘800 e la Comune di Parigi
La prima internazionale
L’avvenimento più eclatante della storia del movimento operaio nella seconda metà dell’800 fu la fondazione dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, avvenuta a Londra il 28 settembre 1864; era la prova dell’importanza raggiunta dalle organizzazioni politiche del movimento operaio in tutti i paesi europei.
La polemica Marx-Bakunin
All’Internazionale parteciparono tutte le componenti del movimento operaio internazionale e tutti i rappresentanti delle più significative correnti del pensiero socialista: i proudhoniani, i cartisti, i lassaliani, i mazziniani, i marxisti e gli anarchici. Protagoniste furono però le personalità di Karl Marx e Michaijl Bakunin, la cui polemica condizionò negativamente l’efficacia dell’organizzazione.
Marxismo e anarchismo
Sia il marxismo sia l’anarchismo (il movimento politico teorizzato da Bakunin) finalizzano la loro azione politica alla liberazione del proletariato e alla scomparsa dello sfruttamento: diversi sono però i modi in cui le due correnti politiche concepiscono la strategia di lotta, conseguenza di interpretazioni differenti del sistema capitalistico.
Il marxismo e il modo di produzione
Secondo Marx, l’iniquità del capitalismo va ricercata nella proprietà privata dei mezzi di produzione, causa dello sfruttamento; tutte le istituzioni e le organizzazioni repressive, non hanno altro scopo che difendere la classe dominante proprietaria.
La strategia di lotta del marxismo
Il marxismo, che ha come interlocutore privilegiato la classe degli operai salariati, ritiene indispensabile abolire la proprietà privata dei mezzi di produzione: una volta infatti reso impossibile lo sfruttamento, i diversi apparati repressivi non avranno più alcuno scopo.
… e dell’anarchismo
Secondo, Bakunin, invece alla base dell’autoritarismo e dei rapporti di potere vi è la struttura politica dello Stato: lo Stato, in quanto istituzione autoritaria, fornisce agli individui la possibilità di esercitare un dominio sui più deboli e di appropriarsi delle ricchezze a scapito degli altri membri della comunità. L’anarchismo, che ha avuto i suoi maggiori interlocutori fra la classe dei contadini, riteneva indispensabile l’abolizione dello Stato in quanto potere centralizzato, per estirpare poi le varie forme particolari di sfruttamento.
L’autogoverno anarchico
L’anarchismo prevede, in sostituzione dello Stato, una serie di autogoverni locali che cooperano secondo principi di assoluta uguaglianza e democrazia; i sistemi di rappresentanza nelle singole comunità permettono l’immediato confronto fra della comunità e i suoi rappresentanti.
L’abbandono degli anarchici e la fine dell’Internazionale
Al Congresso tenuto a l’Aja nel 1872 gli anarchici uscirono dall’organizzazione e fondarono un’Internazionale anarchica, che rimarrà in vita fino al 1879; al Congresso di Filadelfia, tenuto nel 1876, l’Internazionale dei Lavoratori si sciolse.
La seconda Internazionale
Nel 1889 venne fondata a Parigi la II Internazionale, che avrà un ufficio permanente a Bruxelles, dal quale coordinerà le organizzazioni dei movimenti operai europei fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Condizionata in particolar modo dai socialdemocratici tedeschi, si sfalderà in seguito all’atteggiamento nazionalista assunto dai diversi partiti socialisti nei confronti della guerra.
La Comune di Parigi
Durante il periodo di vita della prima Internazionale si ebbe l’esperienza della Comune di Parigi, il primo esperimento mai realizzato nella storia di governo proletario, uno dei momenti culminanti dell’intera storia del movimento operaio mondiale.
Le cause della Comune
In realtà a scatenare la rivolta parigina fu il risentimento del popolo francese nei confronti del nuovo governo repubblicano che, capitolato a Metz e guidato daAdolphe Thiers, aveva accettato le durissime condizioni di pace imposte dal governo prussiano.
L’inizio della rivolta
All’inizio la rivolta, scoppiata il 18 marzo 1871, non ebbe un carattere spiccatamente operaio, ma piuttosto piccolo-borghese: venne creato un governo libero (la Comune) sollecitando le altre città francesi a fare altrettanto; i diversi comuni autonomi avrebbero poi dovuto riunirsi in una federazione. Si cercò dunque -ed è la prima volta nella storia- un processo di unificazione a partire dal basso, con un metodo associativo.
Il fallimento del progetto
Sennonché nelle altre città della Francia non ci furono insurrezioni o, dove ci furono, vennero immediatamente represse; la Comune parigina era così condannata alla sconfitta. Fu a questo punto che il potere venne preso in mano dalle forze proletarie che decisero di resistere sino all’ultimo.
Il governo della Comune
La Comune divenne così un laboratorio politico dello Stato proletario: furono confiscate e socializzate le fabbriche, vennero rimessi gli affitti degli inquilini, prorogati gli sfratti, venne separata la Chiesa dallo Stato e vennero incamerati i beni della manomorta ecclesiastica.
I nemici interni ed esterni
La Comune dovette difendersi sia dall’assedio esterno sia dai complotti interni, fomentati da quei ceti che non si rassegnavano a uno Stato socialista; si ebbe così un irrigidimento dell’attività giudiziaria con provvedimenti che ricordarono il periodo del Terrore, durante la rivoluzione francese.
La liberazione dei prigionieri francesi
Il Thiers chiese allora a Bismarck di liberare 100.000 prigionieri francesi per stroncare la rivoluzione; Bismarck temeva la creazione di uno Stato rivoluzionarioconfinante, che avrebbe rifiutato le condizioni di pace e accettò.
La vittoria dell’esercito
La vittoria dell’esercito fu faticosa, dovendo guadagnare il terreno barricata per barricata e costò 20.000 morti. I vincitori dopo una settimana entrarono nella capitale, il 21 maggio 1871 e si abbandonarono a una atroce repressione, coinvolgendo anche civili innocenti: le condanne a morte furono 20.000, 7.500 le deportazioni ai lavori forzati in Nuova Caledonia (Oceania).
Il futuro del movimento operaio francese
Per il movimento operaio internazionale si trattò di una sconfitta pesantissima e la Francia vide eliminate le maggiori personalità della cultura socialista; solamente nel 1880 verrà fondato il Partito operaio rivoluzionario da parte di Jules Guesde.
I marxisti e la Comune
Marx vide concretizzarsi nell’esperienza della Comune alcuni principi da lui teorizzati in merito all’edificazione di una società socialista: in particolare la necessità di cambiare la struttura organizzativa dello Stato, di per sé favorevole alle classi dominanti. Condivideva quindi quei provvedimenti quali l’abolizione dell’esercito permanente e la sua sostituzione con una guardia civica; la sostituzione dei vecchi organi parlamentari con consigli comunali eletti a suffragio universale, revocabili in qualsiasi momento.
Gli anarchici e la Comune
Anche gli anarchici videro però nell’esperienza della Comune un esempio corrispondente al loro credo politico: in particolare il concetto di autogoverno locale, che doveva realizzare in un ambito territoriale limitato una democrazia perfetta, da integrarsi con analoghe esperienze ai suoi confini.
DATE:
28/09/1864 : fondazione a Londra della Associazione Internazionale dei Lavoratori
18/03/1871 : scoppia la rivolta a Parigi
02/04/1871 : inizia l’assedio di Parigi
21/05/1871 : le truppe entrano a Parigi
1872 : Congresso dell’Aja, gli anarchici escono dall’Internazionale
1876 : Congresso di Filadelfia, si scioglie l’Internazionale
1879 : si scioglie l’Internazionale anarchica
1899 : viene fondata a Parigi la Seconda Internazionale
PERSONAGGI:
Karl Marx – Michaijl Bakunin – Adolphe Thiers – Jules Guesde
DOMANDE:
1) Precisa la data e il luogo di fondazione della prima Internazionale.
2) Quale effetti ebbe, sull’organizzazione, la polemica fra Marx e Bakunin?
3) Delinea le differenze teoriche e pratiche fra marxismo e anarchismo.
4) Come concepisce il governo l’anarchismo, una volta abolito lo Stato?
5) Quando gli anarchici uscirono dall’Internazionale? a quale organizzazione danno origine?
6) Quando si sciolse l’Internazionale?
7) Indica le principali caratteristiche della seconda Internazionale: perché si sciolse?
8) Quale fu la causa dello scoppio dell’insurrezione parigina?
9) Perché l’insurrezione si trasformò in governo proletario?
10) Quali furono i provvedimenti presi dal governo della Comune?
11) Perché il Bismarck liberò 100.000 prigionieri francesi?
12) Quale fu la reazione dell’esercito, una volta conquistata Parigi?
13) Quando si ricostituirà una nuova organizzazione operaia in Francia?
14) Sintetizza le interpretazioni marxiane e anarchiche della Comune.
4. L’epoca Bismarckiana e l’Inghilterra
L’epoca Bismarckiana
Nel capitolo precedente abbiamo delineato l’importanza della figura di Ottone von Bismarck in merito alla raggiunta unità della Germania; si vogliono ora precisare le riforme in politica relative alla politica interna, grazie alle quali la Germania divenne il più potente fra gli Stati europei e trasformò profondamente la propria struttura sociale ed economica. Non a caso questo periodo della storia tedesca è noto come epoca Bismarckiana.
La trasformazione economica
La Germania trasformò la propria struttura economica, sviluppandosi soprattutto nel settore industriale; le banche, potenziate, ebbero un grande ruolo nel finanziare queste trasformazioni. In pochi decenni la Germania riuscirà a raggiungere la stessa potenza economica dell’Inghilterra.
La condizione operaia
Bismarck non pose alcun limite allo sfruttamento operaio, indispensabile per sviluppare l’industria; tuttavia diede origine a una legislazione sociale fra le più avanzate d’Europa, che prevedeva l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie.
I partiti politici
Si è già ricordato come Bismarck formò il partito liberal-conservatore che, di ideologia nazionalistica, aveva realizzato il distacco della Prussia dall’Austria sconfiggendo i conservatori filoasburgici e prendendo nello stesso tempo le distanze dalle forze radicali. Nel 1875 nacquero i due partiti più importanti della vita politica tedesca: il partito cattolico di Ludwig Windhorst e il Partito socialdemocratico (SPD).
Il Kulturkampf
In un primo tempo Bismarck attuò una rigida politica anticattolica; i cattolici erano infatti contrari all’unificazione tedesca attraverso l’espansione militare della Prussia; Bismarck li considerava una forza antistatale subordinata al Papa, un capo di Stato straniero. Dal 1873 al 1875 emanò una serie di leggi antiecclesiastiche quali il matrimonio civile obbligatorio, l’espulsione e la soppressione di congregazioni religiose; questo periodo politico è detto Kulturkampf (battaglia culturale).
La politica di alleanza con i cattolici
A partire invece dal 1878, Bismarck torna ad allearsi con i cattolici: la continua crescita del Partito socialdemocratico, infatti, rendeva necessario un accordo fra le forze moderate.
Il trattato di Santo Stefano
Nel 1878 la Russia organizzò un nuovo intervento contro l’Impero ottomano, obbligandolo a firmare, il 3 marzo, il trattato di Santo Stefano, con il quale la Bulgaria diventava uno Stato indipendente gradito allo zar, la Bessarabia veniva annessa alla Russia e, contemporaneamente, si dava luogo a un protettorato russo sulla Serbia.
Il Congresso di Berlino
A testimonianza dell’egemonia ormai esercitata in Europa, Bismarck organizzò un congresso a Berlino, fra il 13 giugno e il 13 luglio 1878, nel quale, senza dover ricorrere alle armi, ridimensionò tutte le pretese russe. Allo zar rimaneva solo la Bessarabia, l’Austria otteneva un protettorato sulla Bosnia-Erzegovina e in più il diritto a tenere delle guarnigioni nel Novi Bazzar, in Romania. La Gran Bretagna otteneva Cipro.
L’egemonia tedesca in Europa
Il trattato di Berlino segna l’egemonia tedesca sull’Europa, in quanto il nuovo equilibrio europeo cui diede origine fu imperniato sulla Germania; dopo il congresso di Berlino l’Europa godette di trentaquattro anni di pace, in cui il continente realizzò un immenso sforzo produttivo e una straordinaria sviluppo industriale.
Le nuove alleanze europee
In questo periodo si realizzarono alcune alleanze politico-militari che, nonostante il più lungo periodo di pace da molti secoli, prefiguravano future rivalità: il 7 novembre 1879 viene stipulato un trattato di alleanza difensiva fra Germania e Austria, seguito dall’Accordo dei tre imperatori, fra Germania, Austria e Prussia.
Isolamento della Francia
Queste alleanza servivano a Bismarck per isolare militarmente la Francia e impedire che coltivasse propositi di rivincita rispetto all’esito della guerra franco-prussiana. Contemporaneamente Bismarck incoraggiava la politica coloniale francese, per far sì che il paese confinante coltivasse i propri propositi di grandezza al di fuori dall’Europa.
L’Inghilterra vittoriana
Contemporaneamente l’Inghilterra proseguiva nel suo sviluppo in modo indipendente rispetto agli avvenimenti che si verificavano sul continente europeo e fece numerosi progressi per quanto concerne le istituzioni politiche, aprendosi a riforme sempre più innovativa; fu favorita in questo dalla concorrenza fra i due maggiori partiti, i Tory e i Whig che, per ottenere il consenso dell’elettorato, continuavano a proporre una politica di rinnovamento istituzionale.
Le riforme elettorali
Durante il regno della Regina Vittoria ci furono diverse riforme elettorali, tese ad allargare le possibilità di suffragio: i due primi ministri che si contesero il potere in questo periodo, Benjamin Disraeli e William Gladstone realizzarono due riforme elettorali, con le quali arrivarono ad avere diritto di voto anche gli operai.
Altre riforme
Altre riforme promosse da Gladstone furono la soppressione della Chiesa di Stato protestante, una legge agraria sull’Irlanda, l’istruzione elementare obbligatoria; Disraeli da par suo bloccò il processo di recinzione delle terre comunali e intensificò la politica imperialista della nazione.
DATE:
1875 : nasce il Partito cristiano tedesco
1875 : nasce il Partito Socialdemocratico tedesco
1873/1875 : Kulturkampf
1878 : alleanza politica con i cattolici
03/03/1878 : trattato di Santo Stefano
13/06/1878 – 13/07/1878 : Congresso di Berlino
07/11/1879 : alleanza militare austro-tedesca
DOMANDE
1) Che cosa s’intende per epoca Bismarckiana?
2) Quale progresso compì la Germania in ambito economico?
3) Quale fu la politica sociale del Bismarck?
4) Indica i principali partiti esistenti nella Germania di Bismarck.
5) Che cos’è il Kulturkampf?
6) Perché Bismarck fini per stringere un’alleanza con i cattolici?
7) Indica gli eventi che precedettero il Congresso di Berlino.
8) Qual è l’importanza storica del Congresso di Berlino?
9) Indica le principali alleanze europee stipulate dopo il Congresso di Berlino.
10) Qual era la strategia di Bismarck nei confronti della Francia?
11) Quali furono i due politici più importanti dell’Inghilterra vittoriana?
12) Quali le principali riforme che promossero?
5. L’imperialismo
Definizione
Per imperialismo si intende un processo di colonizzazione dei territori extraeuropei che si verificò nell’ultimo quarto del secolo XIX e che coinvolse tutte le potenze del continente, insieme agli Stati Uniti e il Giappone. Fu una corsa improvvisa e frenetica che si concluse solamente quando tutte le aree disponibili furono occupate.
Il significato di imperialismo
L’utilizzo di un termine specifico, quale imperialismo, indica l’impossibilità di considerare questo fenomeno alla stregua di altri movimenti di conquista verificatisi nel passato, configurabili come particolari strategie di singole potenze; in questo caso si tratta, ed è la prima volta nella storia, di un’esigenza propria di tutte le nazioni sviluppate, giustificata dalle particolari condizioni economiche del periodo.
Gli effetti sulle popolazioni
Attraverso l’imperialismo numerose popolazioni che non avevano conosciuto la modernizzazione furono praticamente sconvolte dal punto di vista demografico, economico-politico e culturale; parteciparono però al processo di modernizzazione in una funzione subordinata, senza ottenere una quota significativa della ricchezza da essi stessi prodotta.
Le cause dell’imperialismo
Non è semplice spiegare le ragioni di una così rapida spinta alla colonizzazione; diverse interpretazioni storiche si confrontano fra loro e conoscerle è indispensabile per padroneggiare adeguatamente l’argomento. Sicuramente l’imperialismo è anche motivato dallo sviluppo demografico, per cui le grandi potenze favorirono l’emigrazione di parte della popolazione nelle terre sottomesse.
Due interpretazioni contrapposte
Nei confronti dell’imperialismo due sono le principali interpretazioni storiche: la prima mette in relazione il rapido processo di colonizzazione con lo sviluppo del capitale monopolistico, sorto in seguito alla seconda rivoluzione industriale; la seconda cerca di attenuare l’originalità dell’imperialismo e di interpretarlo alla stregua di precedenti strategie di espansione territoriale.
L’imperialismo e il capitale monopolistico
A sostenere la prima tesi sono, in particolare, due storici appartenenti ad aree culturali molto diverse: J.A.Hobson, storico inglese di area liberale e N Lenin, teorico marxista e futuro leader della rivoluzione bolscevica. Il primo individua la causa dell’imperialismo nel bisogno, da parte dei paesi più industrializzati, di investire al di là delle proprie frontiere i capitali eccedenti.
Lenin e le cinque cause dell’imperialismo
Lenin perfeziona la tesi di Hobson e propone cinque cause dell’imperialismo: queste sottolineano la nascita di un oligarchia monopolistica finanziaria che tende a spartirsi tutte le riserve disponibili del pianeta.
La fine del capitalismo
L’imperialismo però -e qui sta l’originalità di Lenin rispetto a Hobson- rappresenterebbe la fase suprema del capitalismo, in quanto condurrebbe inevitabilmente le potenze economiche capitalistiche alla guerra: queste infatti, cercando di risolvere le contraddizioni del capitalismo e la disuguaglianza che ne caratterizza lo sviluppo, attraverso l’espansione coloniale, instauravano fra loro una concorrenza distruttiva che sarebbe sfociata prima o poi nella guerra.
La fine del capitalismo
Questa guerra avrebbe segnato la fine del capitalismo perché le principali potenze avrebbero distrutto le rispettive capacità produttive e avrebbero permesso alla classe operaia di imporre le proprie rivendicazioni politiche. In parte questa previsione si realizzerà per Lenin stesso, che approfittò della prima guerra mondiale per far trionfare in Russia la rivoluzione socialista, ma non avrà riscontro negli altri paesi, dove il capitalismo troverà nuovi modi per far fronte e superare le sue stesse crisi.
L’importanza della tesi di Lenin
Al di là di questa errata prognosi, la tesi di Lenin -e in parte anche quella di Hobson- è importante perché propone un’interpretazione sullo scoppio della prima guerra mondiale, intesa come guerra fra nazioni industriali nella quale esplosero tutte le tensioni e le rivalità accumulate negli anni dell’espansione imperialista. L’imperialismo non sarebbe altro che una preparazione di quel conflitto che, in forme apocalittiche, sarebbe scoppiato nel 1914.
La pace successiva al Congresso di Berlino
Se la tesi di Lenin fosse fondata, si dovrebbero interpretare i trentacinque anni di pace successivi al Congresso di Berlino come una lunga preparazione alla guerra, di cui le rivalità imperialistiche non sarebbero altro che delle anticipazioni e simulazioni.
Le interpretazioni contrapposte
Alle tesi di Hobson e di Lenin si contrappongono le valutazioni di altri studiosi, quali D.K.Fieldhouse e Schumpeter, i quali ritengono che non si possa spiegare l’imperialismo in una pura ottica economicistica, poiché la tendenza a dominare altre popolazione si è sempre manifestata nell’umanità.
Le ragioni nazionalistiche dell’imperialismo
In alcuni casi, infatti, le imprese di conquista dei territori africani o asiatici non presentavano alcun vantaggio economico, ma erano intraprese dai governi per seguire la spinta nazionalistica dell’opinione pubblica e per mantenere alto il prestigio internazionale della propria nazione.
Le conseguenze dell’imperialismo in politica interna
Le imprese coloniali contribuivano in genere a diminuire le tensioni sociali nei singoli Stati, anche grazie alla promessa che, nelle future colonie, ci sarebbero stati lavoro, terra e ricchezza per tutti. Si trovarono in difficoltà le forze politiche di orientamento socialista, che in teoria avrebbero dovuto essere internazionaliste e contro l’oppressione, ma che dovevano confrontarsi con la cultura nazionalistica che pervadeva anche larghi settori delle masse popolari.
Le conseguenze sul piano internazionale: l’Inghilterra
Fu la Gran Bretagna a risentire maggiormente delle conseguenze dell’imperialismo, di cui fu una delle protagoniste; l’espansione industriale di Germania, Francia, Stati Uniti e Giappone avevano minato l’esclusività del commercio britannico.
Il nazionalismo economico
A causa di queste rivalità commerciali le varie nazioni sostituirono al libero scambio le politiche protezionistiche. Al nazionalismo politico venne ad aggiungersi unnazionalismo economico.
DOMANDE
1) Proponi una corretta definizione di imperialismo.
2) Indica i motivi per cui l’imperialismo si differenzia da altri analoghi movimenti di espansione coloniale.
3) In che misura lo sviluppo demografico condizionò la politica imperialista?
4) Sintetizza le due principali interpretazioni storiche dell’imperialismo.
5) Che cosa affermano Hobson e Lenin?
6) Per quale motivo, a parere di Lenin, l’imperialismo rappresenterebbe la “fase suprema” del capitalismo?
7) Seguendo la teoria di Lenin, come andrebbe considerato il periodo di pace successivo al Congresso di Berlino?
8) Sottolinea l’importanza della tesi di Lenin e di Hobson, per un’interpretazione della prima guerra mondiale.
9) Che cosa sottolineano, di contro, Fieldhouse e Schumpeter?
10) Quali sarebbero le radici nazionalistiche dell’imperialismo?
11) Quale effetto aveva la politica imperialista sui conflitti sociali?
12) Perché i partiti socialisti si trovarono in difficoltà?
13) Perché la Gran Bretagna fu la nazione che risenti negativamente gli effetti dell’imperialismo.
14) Spiega che cosa s’intende per nazionalismo economico.
L’imperialismo inglese
L’Inghilterra acquistò metà delle azioni del canale di Suez, che, pur rimanendo sotto l’amministrazione egiziana, era di fatto controllato dalla Francia e dalla Gran Bretagna. Dal punto di vista militare, occupò l’Egitto e penetrò nel Sudan; nel 1884 diede origine alla Somalia britannica e acquistò la Nigeria, mentre nel 1898abbatté il regno dei Dervisci in Egitto.
L’Africa del sud
La Gran Bretagna si espanse anche in Africa del sud, allontanando le popolazioni dei Natal e dei Boeri; impose anche un protettorato sui territori della Rhodesia (attuale Zimbawe). Nel 1902, con la pace di Pretoria, venne formata l’Unione sudafricana, con l’annessione dei regni di Transvaal e Orange.
L’imperialismo della Francia
La Francia, che possedeva già Algeria, Senegal e Costa d’Avorio e che fu favorita da Bismarck nella sua politica colonizzatrice [cfr. p.9], nel 1881 acquista la Tunisia; in seguito costituisce un impero all’interno, estendendosi verso il Congo e il Sudan.
La rivalità franco-inglese
Da quanto detto si capisce che la Francia e l’Inghilterra si fronteggiavano nell’Africa del nord; una rivalità che si era già manifestata ai tempi della colonizzazione inglese dell’Egitto. I domini inglesi in Africa impedivano infatti alla Francia di unire i suoi possedimenti atlantici con quelli del mar Rosso.
L’imperialismo tedesco
L’espansionismo tedesco fu meno eclatante rispetto a quello degli altri paesi europei, in quanto Bismarck teneva maggiormente al consolidamento degli interessi continentali. Quando, intorno al 1884, la Germania capì che il proprio prestigio internazionale era legato anche al possesso delle colonie possedute, si trovò in condizioni d’inferiorità, poiché le terre più ricche erano già state conquistate dalle altre potenze. Si impossessò del Togo, del Camerun e di alcuni territori dell’Africa sud-occidentale (si divise con l’Inghilterra l’Angola e il Mozambico) e dell’Africa orientale.
L’imperialismo italiano
Sull’imperialismo italiano torneremo nel prossimo capitolo, dedicato ai governi della sinistra. Per ora ricordiamo l’acquisto della baia di Assab e l’occupazione di Massaua, avvenuta in seguito a un accordo con gli inglesi, che potevano così occupare senza difficoltà il Sudan. Il primo Ministro Crispi convinse poi il negusMenelik a a far diventare l’Etiopia un protettorato italiano, col trattato di Uccialli del 1889. Fra il 1889 e il 1890 sempre Crispi riuscì a costituire la colonia Eritrea e un protettorato sulle coste della Somalia.
Le sconfitte militari
Le velleità imperialiste italiane ebbero termine durante il secondo governo Crispi, con il disastro di Adua del 1896 [cfr. cap. 10, p.6], dove gli italiani persero 5.000 uomini.
La colonizzazione dell’Asia e la rivalità fra le grandi potenze
La colonizzazione dell’Asia provocò maggiori tensioni fra le potenze europee, soprattutto per la spartizione dell’Impero della Cina, ormai in disfacimento. Nel1885 i francesi conquistano il Tonchino, che fu unito al Laos e all’Indocina. Come reazione l’Inghilterra occupò la Birmania, aggregata all’impero indiano. Quindi il Giappone aggredì la Cina, e fu frenato dalle altre potenze solo con il trattato di Shimonoseki.
La rivolta dei boxers
In Cina scoppiò contro le diverse potenze colonizzatrici la rivolta dei boxers, repressa unitariamente dall’Inghilterra, Francia, Germania, Russia, Stati Uniti e Italia, a testimonianza che le rivalità non impedivano una comune alleanza per sottomettere il terzo mondo alle potenze capitalistiche.
La guerra russo-giapponese
Anche la guerra russo-giapponese, cui si è già accennato, si giustifica a partire da rivalità di carattere imperialistico. I giapponesi attaccarono improvvisamente nel febbraio 1904 la base di Port Arthur, che i russi avevano costruito per il controllo della Cina e della Manciuria; i russi si trovarono in difficoltà a causa dell’inefficienza della loro rete di comunicazioni e della maggiore tecnologia dei giapponesi. La pace fu firmata nel 1905 con la mediazione di Roosvelt; i giapponesi ottennero il controllo della Corea.
L’imperialismo americano e il presidente Roosvelt
Theodore Roosvelt, che divenne presidente nel 1901, modificò il tradizionale anticolonialismo americano e promosse il potenziamento della marina militare. Egli formulò un corollario alla dottrina Monroe [cfr. cap. 3, p.2], che ammetteva l’espansione degli Stati Uniti nel Pacifico e consentiva, in nome del panamericanismo, il diritto di interferenza degli Stati Uniti nella politica di tutti gli Stati del continente americano.
La guerra ispano-americana
L’imperialismo degli USA iniziò con la guerra ispano-americana del 1898; la guerra fu provocata dall’invasione americana di Cuba che si era ribellata alla Spagna. Successivamente gli Stati Uniti proclamarono il loro protettorato su Panama e completarono, nel 1916, la costruzione del canale.
DATE:
1869 : acquisto italiano della baia di Assab
1881 : la Francia acquista la Tunisia
1884 : viene formata la Somalia britannica
1884 : la Germania muta la sua politica in merito al colonialismo
1885 : l’Italia occupa Massawa
1885 : i francesi occupano il Tonchino
1889 : trattato di Uccialli
1889/’90 : colonia italiana in Eritrea e protettorato sulle coste della Somalia
1895 : rivolta dei boxer
1896 : sconfitta di Adua
1898 : la Gran Bretagna abbatte il regno dei Dervisci in Egitto
1898 : inizio guerra ispano-americana
1901 : Theodore Roosvelt presidente degli Stati Uniti
1902 : pace di Pretoria
1904 : attacco giapponese a Porth Arthur
1916 : completata la costruzione del canale di Panama
PERSONAGGI:
Francesco Crispi – Theodore Roosvelt
DOMANDE
1) Indica i territori conquistati dall’Inghilterra in Africa del nord e in Africa australe.
2) Quali territori conquista la Francia in Africa del nord?
3) Perché in nord Africa gli interessi della Francia e dell’Inghilterra entrarono in conflitto?
4) Precisa i diversi atteggiamenti della Germania nei confronti della politica imperialista.
5) Indica le varie fasi dell’imperialismo italiano.
6) Quale avvenimento pone termine alle ambizioni imperialiste dell’Italia?
7) Fornisci un quadro delle rivalità delle potenze europee in Asia.
8) Quando scoppiò la rivolta dei boxer? come reagirono le potenze coloniali?
9) Descrivi le diverse fasi della guerra russo-giapponese e inquadrala nel contesto storico dell’imperialismo.
10) Indica il ruolo del presidente Roosvelt nella politica imperialista degli Stati Uniti.
11) In che senso Roosvelt modifica la dottrina Monroe?
12) Indica le principali fasi della politica imperialistica americana.
Le alleanze in Europa
Concludiamo il capitolo e lo studio dell’Europa alla fine del secolo con una quadro sintetico delle principali alleanze che vennero a realizzarsi. Abbiamo già parlato dell’egemonia esercitata dalla Germania di Bismarck e delle alleanza con Austria e Prussia in funzione antifrancese; la Francia si trovava isolata, anche perché non poteva stipulare un trattato con l’Inghilterra, con la quale aveva dei contenziosi coloniali.
La triplice alleanza
Anche l’Italia fu attratta dalle potenze dell’Europa centrale e, nel 1882, stipulò con Germania e Austria la triplice alleanza; le ragioni di quest’alleanza militare, che obbligava ogni paese a intervenire qualora uno dei membri fosse stato aggredito, stavano nel desiderio dello Stato italiano di contrastare sia l’ostilità del Papa sia le forze democratiche, appoggiate dalla Francia. Nello stipularlo, il governo dovette superare le difficoltà di parte dell’opinione pubblica, che vedeva un tradimento degli ideali irredentistici.
La caduta di Bismarck
Modificò sensibilmente la situazione europea la caduta politica di Bismarck in Germania, avvenuta nel 1890. Nel 1891 salì inoltre, alla guida del paese,Guglielmo II che, nel tentativo di offrire alla Germania un’espansione coloniale che ormai era diventata impossibile da raggiungere se non a spese delle altre potenze, offrì un’immagine aggressiva duella nuova politica estera tedesca.
La Germania Guglielmina
Furono ulteriormente accentuati gli ideali nazionalistici e pangermanici e furono mutate le alleanze: molti storici vedono proprio nella Germania guglielminal’inizio di quello spirito aggressivo e militarista che, qualche decennio più avanti, coinvolgerà drammaticamente la nazione e l’intera Europa.
L’alleanza fra Russia e Francia
In seguito a questa svolta della politica tedesca, la Russia cercò di allacciare i rapporti con la Francia, non sentendosi più garantita dalle volontà espansionistiche della Germania, in particolare per quanto concerneva i Balcani: nel 1892 venne cosi firmata la duplice alleanza fra la Russia e la Francia.
La rivalità anglo-tedesca
Contemporaneamente si acuiva la rivalità economica fra la Gran Bretagna e la Germania: quest’ultima praticava infatti il dumping, ovvero la vendita all’estero a prezzi inferiori rispetto a quelli praticati nel mercato interno.
Riavvicinamento tra Francia e Inghilterra
Questa situazione spinse l’Inghilterra a riallacciare positivi rapporti con la Francia: nel 1904 venne stipulata un’entente cordiale fra i due paesi: la Francia riconosceva gli interessi inglesi in Egitto e l’Inghilterra lasciava via libera alla Francia di espandersi in Marocco.
L’Italia e la Francia
Anche l’Italia si riavvicinò alla Francia e diede un’interpretazione meno rigida della Triplice alleanza, sottolineandone il carattere esclusivamente difensivo. Nel1898 si pose inoltre fine alla guerra doganale fra i due paesi [cfr. capitolo seguente].
DATE:
1882 : triplice alleanza fra Italia, Germania e Austria
1890 : Bismarck esce dalla scena politica tedesca
1891 : a capo della Germania sale Guglielmo II
1892 : duplice alleanza fra Russia e Francia
1898 : fine della guerra doganale fra Italia e Francia
1904 : entente cordiale fra Inghilterra e Francia
PERSONAGGI:
Guglielmo II
DOMANDE:
1) Precisa le ragioni che condussero l’Italia a stipulare la triplice alleanza
2) Quali conseguenze portò la caduta di Bismarck e l’ascesa al potere in Germania di Guglielmo II?
3) Quale cultura si diffuse nella Germania guglielmina?
4) Perché la politica guglielmina porta alla rottura dell’isolamento della Francia?
5) Indica le varie intese della Francia con altri paesi, stipulate in questo periodo.
6) Che cos’è il dumping e perché creò rivalità fra Germania e Inghilterra?